Contenuto
Una pittura che non conosce distanza tra arte e vita, con la figurazione che assume una dimensione fantastica, non per distaccarsi dalla realtà, ma per amplificarla. A distanza di sette anni, torna a Modena, nell’ex chiesa di San Paolo, in via Selmi 63, il genio di Walter Mac Mazzieri, con “Dov’è la tavola dei colori?!!”, mostra antologica che ricorda l’artista pavullese scomparso nel 1998, all’età di 51 anni.
L’esposizione, patrocinata dal Comune di Modena, è stata presentata in anteprima questa mattina, mercoledì 26 marzo, in presenza dell’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi, dei curatori Stefano Danieli, Carmen Vicinanza, Aurora e Melania Mazzieri, Leonardo Simone e Michele Fuoco, che ha curato i testi critici. L’allestimento, che rientra nel programma delle esposizioni 2025 del Complesso San Paolo, viene inaugurato venerdì 28, alle 17.30, ed è visitabile fino al 20 giugno.
“Torna a Modena l'arte e la creatività di Mac Mazzieri – ha affermato l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi – e torna in un luogo come il complesso San Paolo, ormai un riferimento per le arti figurative e visive. Questa mostra è un viaggio tra le diverse opere dell’artista che accompagnerà la città nei prossimi mesi, un'occasione importante per scoprire e riscoprire l'arte e il lavoro di un grande pittore, figlio del nostro territorio."
Nato a Ca’ d’Olina di Pavullo, nel 1947, a cui rimarrà profondamente legato, Mazzieri è un artista viaggiatore e la mostra racconta le diverse tappe geografiche e artistiche del suo percorso nel quale, appunto, è costante il riferimento a quella sua terra natia, caratterizzata da case precarie e pochi contadini avari di parole: un luogo di miseria dove il colloquio era forse possibile solo con gli animali, che non casualmente conquisteranno sempre più centralità nella pittura dell’artista, che li raffigura in accadimenti fantastici, sottoponendoli a differenti reincarnazioni, come figure di innocenza ma anche di terrore. La dimensione è fantastica, ma le immagini assumono una particolare figurazione che non è fuga dal reale, ma una sua amplificazione, quasi necessaria, portata a proporzioni gigantesche, per l’amore che egli porta ai luoghi, alle persone e alle cose. Quell’amore che esalta anche smisuratamente le cose, i personaggi. In questa esaltazione, rientra non solo il borgo natale, ma la cultura del Frignano, tra leggende, riti e credenze.
Ma c’è pure la cultura dei paesi stranieri (Europa e Nord Africa), di cui Mazzieri ha visitato, da giovane, soprattutto i musei, con lo spirito da bohémien. Tra le tappe, la folgorante visita, nel 1967, della mostra “Le Muse inquietanti” al Museo d’Arte Moderna di Torino, con maestri del surrealismo e della metafisica, ad indicargli nuove possibilità di linguaggi che Mac declinerà sempre in riferimento alla realtà della sua terra.
Grande influenza avrà anche Venezia, tra il 1984 e il 1985, dove i palazzi, i monumenti, le opere d’arte e la laguna vengono visti con meraviglia e stupore in una visione onirica, dolce, romantica. E poi il ritorno a Pavullo dove morirà nel 1998. Nelle intenzioni di Mazzieri, rimaste incompiute, c’era anche il desiderio di dare vita ai poemi omerici, a partire dall’Odissea, a cui aveva già dedicato delle opere. Da sottolineare anche la sua vocazione poetica, amata dai poeti e scrittori che sono stati i migliori interpreti della sua opera, come Dino Buzzati, Giancarlo Vigorelli, Enzo Fabiani, Vico Faggi, Alberto Bertoni e lo scrittore e giornalista Roberto Barbolini.
La mostra, a ingresso gratuito, è visitabile tutti i giorni, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, fino al 20 giugno. Informazioni su waltermacmazzieri.com.
A cura di
Questa pagina è gestita da
Ultimo aggiornamento: 26-03-2025, 11:03