Nell’anno scolastico che si è appena concluso, oltre 12 mila studenti hanno partecipato ai percorsi di alternanza scuola-lavoro sul territorio provinciale e, di questi, 5.400 nella sola città di Modena. Lo ha ricordato l’assessore alla Scuola del Comune di Modena Gianpietro Cavazza intervenendo, giovedì 28 settembre, in Consiglio comunale, nel dibattito che ha preceduto l’approvazione dei due ordini del giorno sul tema presentati da Pd e da Art.1-Mdp-Per me Modena. Sottolineando che i compiti primari della scuola sono “l’educazione e lo sviluppo della persona”, l’assessore ha annunciato che nelle prossime settimane istituzioni scolastiche, Comuni, mondo imprenditoriale e terzo settore, sottoscriveranno un accordo per la promozione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro nelle scuole superiori della provincia di Modena, confermando che, come chiesto anche dagli ordini del giorno, “il Comune è già impegnato nei suoi compiti di coordinamento, informazione e conoscenza per far sì che questa diventi un’opportunità reale per i nostri ragazzi”.
Aprendo il dibattito per il M5s, Elisabetta Scardozzi ha affermato che la legge sulla buona scuola “non ha portato grandi miglioramenti: ha inteso rafforzare l’alternanza scuola-lavoro ma, visto che non ci sono controlli, ha aperto la porta alla possibilità di mascherare con questa attività il lavoro gratuito dei ragazzi, lontano da qualsiasi valenza educativa. Corretto quindi attuare iniziative di monitoraggio e sarebbe utile anche pensare alla creazione di sportelli dove raccogliere le criticità riscontrate”.
Per Grazia Baracchi (Pd), la “Buona scuola struttura percorsi che per Modena non sono una novità e che hanno l’obiettivo di fornire ai ragazzi competenze che difficilmente la scuola, per come è strutturata, riesce a dare. Come tutte le novità ci sono state alcune difficoltà in partenza ma ci sono state anche tante esperienze innovative e positive che è giusto mettere in luce. Poi è giusto anche tenere sotto controllo come viene realizzata l’esperienza ma è quello che gli Uffici scolastici stanno già facendo”. Chiara Susanna Pacchioni ha affermato che il progetto di alternanza “è un’occasione per riformare veramente la scuola e, come per tutte le riforme, la sua applicazione non è esente da rischi. Bisogna quindi vigilare soprattutto perché gli studenti non siano adibiti a mansioni utili all’azienda ma che sviliscono l’esperienza”. La consigliera ha poi sottolineato l’importanza del progetto soprattutto per i liceali “che in questo modo acquisiscono competenze che li aiutano a entrare in contatto con la realtà”. Per Simona Arletti la legge 107, prevedendo l’alternanza scuola-lavoro, “ha fatto un passo coraggioso e che darà frutti positivi anche se le criticità ci sono e non vanno taciute. Sicuramente per i ragazzi si tratta di un’esperienza innovativa che può aiutarli a comprendere quale sarà la loro strada, ma c’è ancora del lavoro da fare sia da parte delle scuole che, soprattutto, delle imprese che, almeno in parte, ancora non riescono a vedere questa esperienza come un’opportunità”.
Per Art.1-Mdp-Per me Modena, Domenico Campana ha sottolineato che obiettivo del progetto di alternanza non è “l’addestramento ma la conoscenza del mondo del lavoro. La sintonia con il percorso di studi quindi conta solo in parte e per lo stesso motivo non ha senso la differenza di monte ore tra tecnici e licei. Occorre però che le imprese si rendano conto della necessità di essere luogo formativo e su questo abbiamo un grande lavoro da fare: dobbiamo educare il mondo della scuola a capire bene in cosa consiste l’alternanza e far capire agli imprenditori che sono formatori e che la crescita umana e intellettuale dei ragazzi riguarda anche loro e la loro impresa”. Vincenzo Walter Stella ha spiegato che “l’idea di formulare una mozione alternativa a quella del Pd è dovuta a una diversa visione delle premesse: noi infatti riteniamo più coerente evidenziare che la legge 107 è perfettibile e presenta diverse criticità sia nei contenuti che nell’applicazione anche sul tema dell’alternanza scuola-lavoro. L’ordine del giorno del Pd invece si sofferma sulle esperienze positive senza rilevare i vizi oggettivi e le criticità emerse, compresa la scelta ministeriale di stringere accordi con grandi gruppi produttivi che sicuramente non possono offrire agli studenti esperienze positive”.
Ancora per il Pd, Diego Lenzini si è soffermato sul fatto che spesso il problema della non riuscita dell’esperienza nasce dal fatto che in azienda le ore di spiegazione vengono considerate tempo perso e quindi gli studenti sono relegati a mansioni di poco conto. “È un problema che si può risolvere con l’impegno degli insegnanti e di chi materialmente in azienda seguirà i ragazzi e che ha a sua volta bisogno di essere formato per un lavoro educativo e per fare in modo che il progetto acquisti un senso per questi ragazzi”. Antonio Carpentieri ha osservato che le due mozioni contengono richieste “se non completamente sovrapponibili, sicuramente non contrapposte”. Le premesse e le valutazioni sulla legge sono diverse, “e per me quelle dell’altro gruppo non sono condivisibili”, ma nei documenti politici come questo “quello che conta è l’impegno richiesto all’Amministrazione locale e su questo punto entrambi i documenti sono condivisibili”. Fabio Poggi ha ribadito che i due ordini del giorno, pur partendo da punti di vista diversi, “fanno proposte concrete per il nostro territorio. Quindi votare contro significa non essere d’accordo con il nostro dispositivo, non solo con le premesse, e per questo noi non votiamo contro ma ci asteniamo sull’altra mozione”.
E Paolo Trande, capogruppo di Art.1-Mdp-Per me Modena, ha replicato che “gli ordini del giorno sono un corpo unico e comprendono anche le premesse, non solo il dispositivo, anche se la parte che impegna l’Amministrazione è solo quella. Se il Pd voleva un voto positivo sul dispositivo, bastava non magnificare nelle premesse la legge sulla scuola, ma non può pretendete che sorvoliamo sulla valutazione di una norma che ha spaccato il paese e non può dirci come votare”.
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