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Premiata fabbrica di tomaie Mucchi Amleto

viale A. Tassoni 6, via L. A. Vincenzi 2

1933

Lorenzo Ubaldo Selmi

 

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Figura 1 - Vista attuale del fronte sud. (Foto: V. Bulgarelli)

La fabbrica industriale e abitazione per la Premiata Fabbrica di Tomaie Mucchi Amleto viene costruita sull’ex
campo della Società Ginnastica Panaro, a partire dal 1933 su progetto del geometra Lorenzo Ubaldo Selmi.
L’edificio rappresenta con altri una tipologia che avrà a Modena successive rielaborazioni e numerose repliche nel Secondo Dopoguerra, impostata su un volume di più piani adibito a residenze e uffici e uno attiguo, a un solo piano, occupato dal laboratorio; corpi diversi quindi per volumetrie, ma linguisticamente
omogenei. Come nei casi della Tipografia Mucchi e della casa-laboratorio A. Bertoni, la parte residenziale
dell’edificio si impone, con i suoi tre piani e 26 vani, occupando l’angolo tra viale A. Tassoni e via L. A. Vincenzi.
Tuttavia, è il laboratorio destinato alla lavorazione del cuoio, di oltre 20 metri per 40 di pianta, a caratterizzare in modo più marcato l’edificio. Sei ampie finestre ad arco ribassato ripetute sui lati nord e sud consentono una adeguata illuminazione delle postazioni di lavoro disposte, a loro volta, in modo tale da offrire la migliore luminosità per le lavorazioni più complesse.
Mentre il linguaggio adottato per l’edificio ripropone modelli desunti dalla tradizione ottocentesca facendo largo uso di decorazioni in laterizio e cemento su un impaginato nel quale il paramento murario in mattoni è lasciato a vista, l’organizzazione planimetrica del magazzino assolve semplicemente le funzioni a cui è chiamata, suddividendo attraverso le tre campate della struttura altrettanti spazi per le lavorazioni. Sebbene
l’intero fabbricato appaia unitario, il volume delle residenze e degli uffici manifesta una più elaborata decorazione facendo largo uso di finestre a bifora e a trifora (per il piano rialzato) e di un fregio ad archi posto sotto l’aggettante sporto del tetto. È da notare, benché il progetto risalga al 1933, l’adesione a un linguaggio ancora pienamente tradizionale, nel quale l’uso dei nuovi materiali non traspare dall’immagine che l’autore ha voluto conferire all’edificio. Il laboratorio è attualmente in uso.

Figura 2 - Planimetria del progetto originario, 1933. (ASCMO, foto P. Pugnaghi)

 

Fonti archivistiche e bibliografiche

ASCMO, Ornato, 1933/147.

 

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