Fabbrica candele Maserati
via F. Paolucci 153
1939 -1942
Lorenzo Giacomazzi, Alceste Giacomazzi
2007 (piano di recupero)
Silea Engineering
A seguito dell’acquisizione da parte di Adolfo e Omer Orsi delle imprese Maserati, contestualmente alla produzione di accumulatori, collocata negli stabilimenti di viale Ciro Menotti, si prosegue anche quella delle candele d’accensione per motori a scoppio, già in produzione dal Primo Dopoguerra, prima a Milano e poi a Bologna. Per tale attività si realizza, su progetto dell’architetto Lorenzo Giacomazzi, uno stabilimento posto in località San Cataldo, in una porzione della vasta area situata tra la linea ferroviaria Milano-Bologna e via Cesare Costa.
Figura 1 - Vista a volo d’uccello del complesso in un dipinto di Victor, 1949. (Edoardo Spallanzani Taste Lab Srl, foto P. Pugnaghi)
Il primo nucleo vede un impianto a corte composto da un corpo di fabbrica a “U” sviluppato in direzione nord-sud in cui si trovano i locali dedicati alla produzione. Il lato settentrionale è chiuso da un edificio, leggermente ruotato per conservare l’allineamento della via Generale Paolucci, sulla quale prospetta. Vi si trovano qui: gli alloggi del custode, i locali dell’amministrazione e i servizi (spogliatoio e refettorio) destinati
alle lavoratrici, separati dagli stessi, destinati agli uomini, alloggiati nel corpo curvilineo che raccorda la palazzina a quello principale. Il volume dell’edificio, composto da un corpo centrale a due piani e da due ali laterali simmetriche a un livello, mostra, nel rigore conferito dalla scansione regolare delle finestre rettangolari e dal portale di ingresso, semplicemente riquadrato da una cornice, una certa tendenza a un linguaggio moderno applicato al tema dell’edificio industriale.
Le crescenti commesse belliche, a seguito dello scoppio del secondo conflitto mondiale, espressamente richiamate nella domanda al Commissario Prefettizio che governa il Comune, richiesero un potenziamento della produzione, che non poteva restare negli spazi in affitto dalla società Brevetti Kozicz, data la necessità di occuparli per proprie esigenze. Il nuovo progetto di ampliamento affianca verso est l’edificio nel frattempo
realizzato, con tre padiglioni a pettine e il fronte sempre adattato alla curvatura della strada. Il progetto proposto dall’ingegnere Alceste Giacomazzi nel 1942 si pone in continuità con il precedente sia nella tecnica costruttiva che nel linguaggio architettonico e viene realizzato dalla Cooperativa Muratori Cementisti e Fumisti di Modena.
Figura 2 - Vista attuale degli edifici realizzati a seguito del progetto di recupero. (Foto V. Bulgarelli)
Il nuovo complesso è situato sul lato ovest del precedente e ne rispecchia le ragioni insediative che rispettano gli allineamenti stradali, pur riducendosi di dimensioni a causa del restringimento del lotto. Si compone di sei corpi in linea, con copertura a falde, i cui due centrali, arretrando, formano un cortile, chiuso sul lato nord da un edificio nuovamente destinato all’amministrazione e ai servizi, che riprende dal precedente il tema della cornice di ingresso. Le strutture portanti, oltre ai muri perimetrali e divisori sono realizzate in mattoni e malta di calce idraulica e il tetto con armature di legno, seguendo le precise disposizioni del governo, che obbliga a eseguire i lavori edilizi con “materiali autarchici, escludendo l’impiego di ferro e di cemento armato”.
Dal 2007 l’area è oggetto di un piano di recupero, dapprima affidato all’architetto Tullio Zini, che aveva previsto uno sviluppo funzionale in chiave commerciale e terziaria e in seguito realizzato su progetto della società Silea engineering. Il piano conserva solamente una parte del secondo fabbricato uffici, per ricostruire, con destinazione prettamente terziaria, l’area mediante aggregazione di piccoli edifici intorno a una corte, che riprendono, del progetto originale, un vago sapore industriale e il riferimento al mattone faccia a vista.
Figura 3 - La palazzina uffici dopo il recupero. (Foto V. Bulgarelli)
Fonti archivistiche e bibliografiche
ASCMO, Ornato, part. 1939/170, 1942/64, 1942/109.
ASue Modena, prot. 491/2010.
F. Tassi, Un altro pezzo di Maserati: la “Maserati candele e accumulatori”. Pietro Piombini racconta, in A.M. Perdetti (a cura di), Acciaierie e Maserati: due fabbriche modenesi. Dal dopoguerra ad oggi, Bologna, Editrice socialmente, 2013, pp. 180-185.
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