La casa sociale
Nel Novecento compaiono a Modena l’edilizia residenziale pubblica, di iniziativa locale o statale, e la “casa sociale”, prodotti delle politiche sociali e urbanistiche della Municipalità, che costituiscono le principali azioni pubbliche per rendere concreto per tutti il diritto alla casa. Dagli inizi del secolo le due linee vengono portate avanti attraverso l’Istituto Autonomo Case Popolari, che realizza palazzine e villini caratteristici della prima espansione oltre le antiche mura, case popolari e altri interventi di edilizia abitativa. I progetti pubblici si sostanziano in edifici destinati all’affitto per i cittadini meno abbienti e in abitazioni cedute con diverse modalità in proprietà a famiglie con reddito medio-basso come operai, impiegati e piccoli artigiani.
Diffusa era la forma associativa e cooperativa tra cittadini, spesso legati dallo stesso contesto lavorativo, che si univano per realizzare insieme il proprio progetto abitativo, talvolta con il contributo economico e urbanistico dell’Amministrazione Municipale, sostenuto da norme nazionali. Le tipologie edilizie ricalcano le linee stilistiche codificate dell’edilizia popolare, e nel caso dei “villini a riscatto” di quella residenziale d’iniziativa privata. Negli anni Trenta anche l’edilizia residenziale pubblica adotta il “linguaggio architettonico moderno”.
Nel secondo dopoguerra i progetti INA-Casa e GESCAL, che si avvalgono dello IACP come soggetto attuatore, propongono una particolare qualità edilizia e architettonica, in un contesto rinnovato delle politiche urbanistiche modenesi. Dai primi anni Sessanta l’edilizia residenziale pubblica e quella “sociale” sono articolate e perseguite con strumentazioni diverse. In particolare la “casa sociale” si realizza attraverso i Piani per l’Edilizia Economica e Popolare, che vedono il forte protagonismo delle cooperative di abitazione e determinano una spinta decisiva verso la casa in proprietà e la nuova organizzazione urbanistica della città.
Nel loro insieme tali interventi rappresentano un tratto peculiare del secolo scorso, nel quale le politiche abitative pubbliche assumono un ruolo centrale e inedito. La residenza pubblica o sociale, nelle sue diverse espressioni, caratterizza comparti urbanistici, organizzati a isolato o in forme più sperimentali e innovative, proponendo nel tempo, in alcune aree, una certa mixité sociale e tipologica e in generale una buona qualità edilizia, più accentuata negli ultimi due decenni del secolo.
La selezione operata con le schede qui proposte intende rappresentare alcuni degli esiti architettonici di un complesso e poliedrico spettro di piani, progetti e interventi significativi delle diverse linee di azione pubblica condotta nel corso di un secolo.
AGGRUPPAMENTO VILLA SANTA CATERINA (mappa: 3)
PRIMA ESPANSIONE OVEST /
VILLINI PER COOPERATIVA “LA CASA NOSTRA” (mappa: 11)
VIALE FRANCESCO CRISPI
E PIAZZALE NATALE BRUNI (mappa: 12)
CASA D’AFFITTO MALAGOLI (mappa: 23)
CASE DEGLI UFFICIALI DELL’ACCADEMIA MILITARE (mappa: 32)
INA-CASA VIALE STORCHI (mappa: 37)
VILLAGGIO ARTIGIANO (mappa: 42)
QUARTIERE INA-CASA SANT’AGNESE (mappa: 43)
QUARTIERE INA-CASA SACCA (mappa: 46)
CASE INCIS VIA DOGALI (mappa: 39)
VILLAGGIO CITTADELLA (mappa: 53)
VILLAGGIO E PEEP GIARDINO (mappa: 65)
QUARTIERE TORRENOVA (mappa: 81)
COMPLESSO RESIDENZIALE
TERZO COMPRENSORIO PEEP (mappa: 80)