Quartiere INA-Casa Sacca
via Giuliano Cassiani, via Giulio Bertoni, Strada nazionale del Canaletto sud, via Alfonso Paltrinieri, via Silvio Pellico, via Guglielmo Oberdan, via don Elio Monari
1957-65
Gruppo Manfredo Vaccari Giglioli (con Luigi Covili, Carlo Covili, Ottorino Pavesi)
Riferimento Mappa: 46
1. Vista dei blocchi in linea da via Bertoni
Il quartiere residenziale alla Sacca, realizzato per far fronte alla difficile situazione abitativa di numerosi di cittadini senza casa o di popolazione proveniente dalla campagna in cerca di lavoro, costituisce uno degli interventi finanziati dall’Istituto INA-Casa nel corso del secondo settennato (1956-1963), al termine del quale si conclude l’esperienza del “Piano Fanfani”, iniziata nel 1949, per lasciare posto negli anni successivi a nuove forme di gestione e organizzazione dell’edilizia popolare. Il quartiere si situa in un’area a nord della città, oltre la ferrovia, delimitata su un lato dalla strada provinciale del Canaletto, già destinata alla localizzazione di servizi d’importanza sovracomunale come il Mercato Bestiame e il Consorzio agrario. Il complesso INA rappresenta un elemento di discontinuità funzionale in una zona che il coevo piano del 1957 consolida dal punto di vista della funzione produttiva.
Il progetto del quartiere viene realizzato con la collaborazione dello IACP modenese che si incarica della costruzione e della gestione degli alloggi. Le linee guida indicate dai progettisti dell’INA-Casa prevedono l’utilizzo di impianti insediativi variati e irregolari con tipologie edilizie liberamente disposte nei lotti. Si creano in tal modo percorsi fluidi e visuali libere tra un corpo e l’altro. La varietà nella disposizione dei corpi di fabbrica si manifesta attraverso diverse disposizioni di un solo tipo edilizio costituito dall’edificio in linea. Essi si organizzano a volte in parallelo o a scaletta, altre volte presentano un punto di flesso che inarca l’edificio. Essi si dispongono lungo i margini dell’area, con gli edifici che costeggiano le strade lungo il perimetro, mentre percorsi secondari si sviluppano verso l’interno raggiungendo le grandi aree aperte centrali, in cui si trovano i servizi essenziali: la scuola dell’infanzia “Anderlini” e la chiesa, oltre alla preesistente scuola sulla via Canaletto. La qualità dell’edificato si registra quindi più nei rapporti tra gli edifici piuttosto che nella ricerca sull’architettura e sulle forme dell’abitazione. Da un punto di vista del linguaggio architettonico, l’aspetto delle abitazioni risente di soluzioni costruttive tradizionali, facilmente realizzabili dalle maestranze locali, adatte alla necessità di edificare con relativa rapidità e rispondenti alla penuria di materiali da costruzione dell’epoca, caratterizzandosi dunque per strutture in calcestruzzo armato lasciato a vista, paramenti murari in mattoni e intonaco, coperture a falde con coppi. Le variazioni volumetriche delle compatte cortine edilizie sono in qualche caso affidate all’uso di balconi dalla forma trapezoidale, mentre al piano terra si riprende il tema del portico.
2. Vista aerea del quartiere in costruzione
3. I fronti sfalsati degli edifici di via Monari
4. Planimetria generale del quartiere
Fonti archivistiche e bibliografiche
Archivio ACER B.1 Ufficio Tecnico, L. 1148/55, faldoni 61/1-20 e faldone 75, B.1 Ufficio Tecnico L. 60/63, 46/1-2.
P. Di Biagi (a cura di), La grande Ricostruzione. Il piano INA-CASA e l’Italia degli anni ‘50, Donzelli, Roma 2010.
G. Leoni, S. Maffei (a cura di), La casa popolare, storia istituzionale e storia quotidiana dello IACP, 1907-1997, Electa, Milano 1998, pp. 67-69, 100.
Fonti immagini e fotografie
1,3. Foto: Claudio Fornaciari
2. Vista aerea d’epoca, p. 304: in, L. Montedoro (a cura di), La città razionalista. Modelli e frammenti, cit., p. 230.
3. Vista aerea d’epoca: BPMO, Fondo Tonini, pos. 11258.
4. Planimetria, p. 305: Archivio ACER. B.1. Ufficio Tecnico. L.1148/55, faldone 75. Riproduzione fotografica del disegno: Studio Pugnaghi, Modena.
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