Il personale di nidi e servizi integrativi del Comune di Modena è stato informato per tempo dell’entrata in vigore della legge che istituisce l’Albo dei pedagogisti e degli educatori professionali e socio-pedagogici, la cui iscrizione poteva essere richiesta entro il 6 agosto (termine poi prorogato e, attualmente, in fase di definizione). La comunicazione della normativa e della sua applicazione, infatti, è avvenuta prima della riapertura dei servizi educativi, garantendone quindi il normale avvio a settembre.
Lo ha spiegato in Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 30 settembre, l’assessora alle Politiche educative Federica Venturelli, rispondendo all’interrogazione di Grazia Baracchi di Spazio democratico che chiedeva chiarimenti sulle modalità di informazione della normativa al personale interessato e su eventuali ripercussioni sull’avvio dei servizi. La consigliera ha voluto puntualizzare che sebbene da una parte l’iscrizione all’albo conferisca maggiore solidità e riconoscimento professionale, dall’altra preoccupano i casi di chi ha situazioni precarie o non possiede i requisiti richiesti ma lavora da anni nel campo.
A questo proposito, Venturelli ha ricordato le segnalazioni delle associazioni professionali circa, appunto, la previsione dell’obbligo d’iscrizione all’albo degli educatori professionali socio-pedagogici pure per gli educatori dei servizi educativi per l’infanzia (come asili nido, micronido e altri servizi integrativi), rispetto a cui l’Amministrazione comunale ha chiesto da subito maggiore chiarezza. I ministeri coinvolti, ha proseguito l’assessora, hanno in seguito precisato che fino all’anno scolastico 2026-2027 i Comuni potranno continuare a utilizzare le graduatorie vigenti del personale educativo e ausiliario, anche in deroga al possesso dei titoli di studio richiesti.
“Rispetto a questo tema – ha affermato l’assessora – l’Amministrazione ha da subito cercato canali di confronto, nelle sedi istituzionali – per garantire a tutti un sereno avvio di anno scolastico”. Pertanto, dai primi giorni di luglio, è stata avviata un’attività di informazione rivolta dapprima al Coordinamento pedagogico territoriale poi, a seguire, anche a tutte le educatrici e pedagogisti, richiamando l’attenzione sull’obbligo di iscrizione agli albi e, infine, agli operatori del sistema convenzionato o in appalto. In questo modo, tutto il sistema 0-6 di Modena ha potuto iniziare regolarmente la propria attività a settembre.
“Il percorso di riconoscimento delle professioni educative e pedagogiche va inserito all'interno di un processo di valorizzazione del sistema 0-6 in grado di tutelare tutti i soggetti coinvolti – ha precisato Venturelli – ma condividiamo allo stesso tempo la necessità di intervenire per salvaguardare i servizi, non solo quelli comunali e di Fondazione Cresciamo, ma anche dei privati convenzionati”. In conclusione, l’assessora ha parlato di “nodi” ancora da sciogliere, come la necessità di avviare iniziative, anche legislative, allo scopo di tutelare la posizione degli educatori in servizio e regolamentare il sistema, in modalità univoche su tutto il territorio nazionale, anche in relazione a un dignitoso inquadramento contrattuale dei professionisti coinvolti.
Dopo aver richiesto la trasformazione in interpellanza, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha parlato di legge “estremamente necessaria”. Evidenziando le inevitabili difficoltà delle fasi transitorie, il consigliere ha sottolineato l’importanza di aver mantenuto in servizio coloro che attualmente non hanno tutti i requisiti richiesti: “Sarebbe opportuno pensare per loro a dei percorsi di facilitazione per colmare ciò che manca”.
Per il Pd, Francesca Cavazzuti ha definito la legge "una svolta" che dà riconoscimento formale a figure centrali in ambito educativo e pedagogico, “e aver dato adeguato spazio alle informazioni sulla normativa ai soggetti interessati è un’ulteriore testimonianza della grande importanza che Modena riserva al sistema educativo e didattico”. Per Federica Di Padova l’istituzione dell’albo è un primo importante passo per raggiungere pienamente lo scopo di una “comunità educante”. Tuttavia, la consigliera ha evidenziato che “c’è ancora bisogno di maggiori riconoscimenti per queste figure: occorre un confronto aperto tra Governo ed enti territoriali che riguardi, per esempio, anche le loro condizioni contrattuali".
In replica, Baracchi ha posto l'ettenzione sulla necessità di fare ulteriore chiarezza sulla formazione di figure così essenziali del sistema educativo. In particolare, la consigliera ha sostenuto l’importanza di “fare ordine” nei rapporti con l’università: “L’esigenza è di portare avanti la possibilità di un curriculum verticale 0-6 per rispondere alla mancanza di figure di insegnanti”.
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