Sono 23 i consiglieri intervenuti nel dibattito di quasi cinque ore che, lunedì 8 luglio, ha portato il Consiglio comunale ad approvare gli indirizzi di governo presentati dal sindaco Massimo Mezzetti nella seduta di insediamento.
La discussione è stata aperta da Giovanni Bertoldi per Lega Modena che ha dichiarato di portare avanti “da subito, un’opposizione costruttiva, facendo proposte alternative che, se accolte, potranno migliorare l’azione di governo”. Il consigliere ha chiesto anche “attenzione” nell’usare certi termini come “fascismo o discriminazione, quando invochiamo maggiore sicurezza e più forze di polizia o non siamo d’accordo con l’utero in affitto”. Esaminando le linee di governo, Bertoldi si è soffermato sulla situazione dei partiti italiani che, da quando è stato abolito il finanziamento pubblico, “sono finanziati dai privati e questo è un rischio” e sulla partecipazione, “che non si improvvisa ma va allenata: i giovani sono lontani dalla politica e l’approccio partecipativo citato dal sindaco può essere una strada, come lo è il Regolamento comunale partecipativo”. Sull’immigrazione, il consigliere ha affermato che l’Italia è un Paese accogliente ma lo spazio è limitato e chi vuole venire qui deve voler contribuire alla costruzione della nostra società”. Aumentare l’immigrazione, inoltre, “non può essere il modo per risolvere i problemi demografici, bisogna invece sostenere le famiglie che vogliono fare figli”. Anche rispetto alla legge 194, bisogna applicarla completamente e sostenere le donne che aspettano un figlio e sono in difficoltà. Sulla sanità, il consigliere ha affermato che “il pubblico deve resistere ma deve convivere con il privato per aumentare la qualità”. Infine, per il consigliere, nel programma mancano il tema della famiglia ed è stata dimenticata la Modena rurale, "che invece potrebbe essere una risorsa per la nostra economia".
Maria Grazia Modena (Modena per Modena) ha esordito sottolineando di voler portare in Consiglio “la voce dei cittadini, in una città permeata da una cultura al governo da anni”. Nel suo discorso la consigliera ha contestato la costruzione dell’Ospedale di Baggiovara, “una disgrazia per la città, che ha solo replicato un altro ospedale: sull’unificazione con il Policlinico c’è ancora molto da fare”; la realizzazione della Tav “che ha cementificato la campagna e diviso la città in un nord povero e abbandonato e in un sud più civile e attraente. Dobbiamo capire come unirla”. Sull’urbanistica, ha aggiunto, “manca una visione della città futura: il Pug è stato scritto senza un vero percorso partecipativo dalla scorsa amministrazione: vogliamo ripristinare le stesse regole? Proseguire con interventi di rigenerazione spesso in fase di stallo?”. Concludendo l’intervento, Modena ha espresso perplessità sulla scelta per l’assessorato alla sicurezza di un prefetto “che ha firmato un patto per la sicurezza che non si è mai cominciato ad applicare”. Infine, si è augurata che Modena possa essere governata “senza fibrillazioni interne, contando anche sul contributo e sulle competenze delle minoranze e puntando sul civismo”.
Annunciando “un’opposizione seria e certosina come mai vista prima nell’interesse dei cittadini”, il capogruppo di Fratelli d’Italia Luca Negrini ha affermato che “non saremo quelli dei no a prescindere ma non accetteremo divisioni tra modenesi di serie a e di serie b in base alla parte politica. Lavoreremo per sfidare la giunta e il sindaco per il bene della nostra città”. Per Negrini ci sono molti argomenti sui quali “ci potrebbe essere una convergenza, come sulla raccolta differenziata e sulle sicurezze”. Punto centrale per il gruppo, ha proseguito il consigliere, è, appunto, la sicurezza: sulla designazione della prefetta ad assessora alle sicurezze, ha ricordato che “le perplessità, inascoltate, non riguardavano le competenze ma il rischio di sovrapposizione dei ruoli. Speriamo che, nel suo ruolo, si abbandoni l’ideologia in favore delle politiche per la sicurezza, che sarebbe stato meglio tenere separate dal welfare”. Prioritario, infine, per Negrini, è garantire la sicurezza degli agenti della Polizia locali, dando loro gli strumenti per muoversi in un contesto sempre più complesso. Paolo Barani ha incentrato il suo intervento su rifiuti, verde e mobilità, affermando la necessità di “convertire l’inceneritore, che inquina e brucia rifiuti anche da fuori, in termovalorizzatore per produrre energia elettrica e ridurre la dipendenza da fonti non rinnovabili”. Sulla raccolta differenziata, ha affermato che il Comune ed Hera, adottando il porta a porta, “hanno creato problemi ai cittadini. I risultati sono che Modena è una città tra le più inquinate e con la Tari più alta”. Sul verde, il consigliere ha chiesto personale per cura, manutenzione e sorveglianza dei parchi “dove l’erba alta è nascondiglio per la microcriminalità”, e sulla mobilità, contestando la mancanza di grandi opere, ha proposto la costruzione di “una stazione fuori da centro per controllarla meglio e ricucire la città” e la dismissione di Gigetto, “che non porta benefici ai modenesi”.
Daniela Dondi ha trattato in particolare il tema dell’autonomia delle regioni, affermando la necessità di fare chiarezza: “Il provvedimento del Governo applica la Costituzione che prevede per le Regioni a statuto ordinario la gestione diretta di alcune materie. Sono le stesse Regioni che desiderano maggiore autonomia a proporre allo Stato un’intesa e il Parlamento la deve approvare. Il Governo ha ribadito nella norma il rispetto dell’unità nazionale stabilita dalla Costituzione, la coesione sociale, il finanziamento alle Regioni più in difficoltà e il coinvolgimento del parlamento per l’approvazione”. Dondi si è soffermata anche sull’immigrazione, “problema che va affrontato in maniera strutturata e organica come sta facendo il governo anche con una cooperazione strutturata con le nazioni africane e mediterranee. Modena invece deve cambiare un approccio assistenzialistico dell’immigrazione che ha portato ai problemi che conosciamo”.
Per Ferdinando Pulitanò “la città ideale descritta dal sindaco non trova nessun riscontro nella città reale: l’assenza di interlocuzione, l’immobilismo che ha bloccato la valorizzazione delle eccellenze e la scarsità di idee ci condannano a un futuro subalternità come dimostra l’abbandono di Skipass. Ci aspettavamo – ha proseguito – discontinuità e invece l’attuale assessore alla cultura è un uomo forte della vecchia amministrazione, coprotagonista del declino e della sonnolenza culturale della città. Nelle linee programmatiche si parla di cultura di tutti e per tutti ma Modena, città ricca di bellezze e cultura, è stata superata da Reggio Emilia e Ferrara: non si valorizza né il patrimonio estense né il Risorgimento mentre si sono fatti contenitori vuoti come il Museo Ferrari e Ago. Servono “eventi, sui quali Modena era capitale mentre ora c’è solo fumo”. Secondo il consigliere, infine, il sindaco ha fatto “uno straordinario sforzo dialettico per non affrontare i temi dell’inceneritore e della bretella”. Elisa Rossini ha esordito ricordando la centralità del ruolo del Consiglio comunale “che va posto nelle condizioni di operare: i consiglieri non possono, come è successo nella scorsa legislatura, essere meri ratificatori delle decisioni della giunta”. Sul tema casa, la consigliera ha chiesto “un controllo preciso sull’esistenza delle condizioni per avere un alloggio pubblico e sul recupero dei canoni di locazione” e maggior rigore “nel valutare l’operato di Acer. Una gestione efficiente consente di dare risposte a chi ha davvero bisogno”. Sul Piano urbanistico, la consigliera ha affermato che “avvantaggia le grandi imprese e penalizza i piccoli” e sul Pums “che impone cambiamenti senza offrire in cambio niente di concreto”. Infine, ha definito il progetto Modena 0-6 una “esternalizzazione di servizi alla Fondazione Cresciamo a cui siamo contrari. Chiediamo, invece, il coinvolgimento delle scuole paritarie garantendo libertà di scelta dei progetti educativi e non imponendo l’omologazione. Bisogna ampliare l’offerta nonostante il calo demografico a cui si reagisce anche mantenendo i servizi e ampliandoli”.
Per Modena in ascolto, Andrea Mazzi ha sottolineato come il Consiglio comunale sia il “luogo di confronto e maturazione delle scelte migliori perché c’è l’opposizione, un ruolo faticoso ma necessario”. Sugli indirizzi di governo, il consigliere ha messo in evidenza, come elementi da valorizzare, l’impegno del sindaco all’ascolto (“mi auguro anche dei rappresentanti delle opposizioni”), il riferimento al terzo settore e alla partecipazione dei cittadini, la spinta alla transizione ecologica. Tra gli elementi negativi, Mazzi ha evidenziato soprattutto “ciò che manca: le famiglie, di cui si parla poco e soprattutto come oggetto di prestazione, mentre mancano le politiche familiari per favorire il benessere. La valorizzazione della famiglia, invece, è fondamentale per la tenuta e il rilancio della società modenese. I cittadini faticano sempre più a riconoscersi come comunità ma, negli indirizzi, manca la consapevolezza di come la città debba crescere in tema di relazioni”. Ancora, per il consigliere mancano riflessioni su come affrontare l’emergenza demografica e l’attenzione ai cittadini più deboli “che dovrebbe essere al primo punto delle politiche di un’amministrazione. Non mi stupisco – ha proseguito – che non si dica nulla sulle centinaia di bambini che non hanno possibilità di nascere, mi stupisce, invece, che non si dica nulla sulle gestanti in difficoltà e nemmeno sui bambini che hanno bisogno di accoglienza e sulle persone più fragili perché in preda a dipendenze o senza fissa dimora”.
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