Nato a Camposanto (Modena), il 14 marzo 1791, Pietro Celestino Giannone compie gli studi liceali a Modena e nel 1809 si arruola volontario nei Cacciatori a cavallo dell’esercito del Regno italico. Nel 1814 entrò nella Scuola di equitazione di Lodi, diretta dal fratello di Ugo Foscolo, di cui Giannone fece conoscenza. Dopo aver maturato idee patriottiche di libertà e indipendenza, nel 1816 aderì alla carboneria, attiva tra il Regno di Napoli e le regioni settentrionali. Fu tratto in arresto a Modena nel febbraio del 1821 con l’accusa di essere l’autore dell’inno patriottico dei carbonari.
Nel 1822 fu mandato in esilio e si recò in Francia e Inghilterra e da questa esperienza trasse l’ispirazione per la sua opera più nota “L’esule” (1829) in cui racconta le vicende e le passioni di un patriota in esilio che torna in Italia per rivedere l’amata e colpire un traditore. Giannone scrisse vari componimenti anche di carattere teatrale.
Nel 1830 partecipò alle giornate parigine e nel 1832 aderì alla Giovine Italia. Nel 1848 fu presidente dell’Associazione Nazionale Italiana, fondata a Parigi da Giuseppe Mazzini e tra i suoi contatti si segnalano Alphonse de Lamartine, esponente del governo provvisorio democratico francese.
Rientrato per un breve periodo in Italia, Giannone riprese la via dell’esilio dopo le delusioni seguite alla Prima Guerra d’Indipendenza.
Dopo l’Unità d’Italia rientrò in patria e si stabilì a Firenze dove morì il 24 dicembre 1872.
Azioni sul documento