Il 14 febbraio 1944, durante la Seconda guerra mondiale, una bomba sganciata da un aereo alleato colpì la stazione ferroviaria di Modena e la zona industriale a nord della città, dove si trovavano le officine Corni. Fu la prima delle oltre duecento incursioni aeree che colpirono la città fino alla Liberazione, nell’aprile del 1945, e causarono distruzioni e danni enormi anche in centro storico, dove la chiesa dei Servi fu rasa al suolo, e vennero colpiti, tra gli altri edifici, il Duomo e palazzo Santa Chiara. Le bombe cambiarono profondamente il volto della città ma soprattutto sconvolsero la vita dei cittadini che per la prima volta scoprirono la “guerra totale” che arrivava dall’alto, all’improvviso, e colpiva tutti indistintamente.
A ottant’anni dal primo bombardamento sulla città di Modena, al Nuovo Diurno, tra i primi rifugi antiaerei di Modena, e in piazza Mazzini si svolge la rassegna “Quando (anche qui) cadevano le bombe”, un’occasione per conoscere una parte della storia di Modena e riflettere sulle trasformazioni della guerra nel Novecento e sulle sue terribili conseguenze sulla popolazione, effetti che le persone soffrono ancora oggi nelle guerre dentro e fuori dall’Europa.
Da mercoledì 14 febbraio, il Nuovo Diurno si trasforma nuovamente in un rifugio antiaereo attraverso una videoinstallazione immersiva e l’iniziativa viene anticipata, da venerdì 9 febbraio, con la grande sagoma di una bomba “caduta” in piazza Mazzini, mentre in alcuni punti simbolici della città saranno installati dei totem illustrativi. Nel programma anche un seminario intitolato “Guerre dal cielo. I bombardamenti sulle città nel Novecento”.
Come ha affermato il vicesindaco Gianpietro Cavazza, nel corso della presentazione dell’iniziativa, a Palazzo comunale, martedì 6 febbraio, “conoscere la guerra, i lutti e le distruzioni che porta e le ferite che lascia aperte a lungo termine nelle persone e nelle società è il primo passo per riflettere sulla pace. La pace deve essere costruita ogni giorno e deve investire la vita umana in ogni suo aspetto, non solo con slogan o giornate dedicate. Serve un costante lavoro educativo, oltre che politico e sociale per costruire una cultura del rispetto delle reciproche differenze, contro la cattiva cultura della discriminazione e della violenza di cui si nutre la guerra”.
Alla presentazione hanno partecipato Chiara Lusuardi, dell’Istituto storico di Modena, Carlo Altini, Università di Modena e Reggio Emilia, Antonietta Vastola, presidente del Centro documentazione donna che hanno curato la manifestazione in collaborazione con Pophistory. Il progetto è promosso dal Comitato per la storia e le memorie del Novecento del Comune di Modena.
Tra il 1940 e il 1945 l’Italia scopre la “guerra totale”, che annulla le differenze tra campo di battaglia e città, tra militari e civili. Con intensità crescente tutto il paese è colpito dalle bombe degli alleati, prima come nemici e poi, dopo l’8 settembre 1943, con la fine dell’alleanza tra Italia e Germania, per liberare l’Italia dall’occupazione nazista. Tutte le città si organizzano per gestire le conseguenze degli attacchi aerei: a Modena, fin dal 1938, sulla Ghirlandina è collocata una sirena per dare l’allarme e consentire ai modenesi di trovare riparo.
Uno dei primi rifugi è, appunto, l’Albergo diurno di piazza Mazzini: ed è proprio qui che oggi, dal 14 febbraio al 10 marzo, alle 15 e alle 17 di ogni giorno, i visitatori, seduti su panche di legno, potranno rivivere l’esperienza di un rifugio antiaereo mentre fuori cadono le bombe. Al Diurno una videoproiezione occuperà le tre pareti della sala principale, mentre nella sala didattica nel tavolo touch screen si potrà vedere una ricca documentazione fotografica. In piazza Mazzini, una grande mappa della città, a terra, indica 19 luoghi simbolo del centro di Modena tra i più significativi per ricostruire le conseguenze dei bombardamenti sulla città, divisi per funzione: edifici colpiti nelle incursioni, organizzazione della città nell’emergenza, vita quotidiana sotto le bombe. Quattro totem, con la foto del luogo dopo il bombardamento, saranno collocati in piazza Torre, ai piedi della Ghirlandina, a Palazzo dei Musei, a Palazzo Santa Chiara e alla stazione ferroviaria.
Venerdì 1 marzo, alle 17, alla sala Truffaut, è in programma il seminario “Guerre dal cielo. I bombardamenti delle città nel Novecento”, presieduto da Carlo Altini e con gli interventi di Costantino Di Sante, Università del Molise, su “I bombardamenti sulle popolazioni nella Seconda guerra mondiale. Da Modena all’Europa”; Pier Paolo Portinaro, Università di Torino, su “Le trasformazioni della guerra dopo il 1945. Tra teoria e prassi”; Barbara Henry, Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, su “Diritti umani e disumanizzazione del nemico in età contemporanea”.
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