L’approvazione della mozione presentata da Pd, Avs, Modena Civica, Pri-Azione-Sl e M5s, incentrata sulle azioni di prevenzione, formazione ed educazione per contrastare la violenza di genere, è stata anticipata da un dibattito aperto da Luca Negrini (Fratelli d’Italia) per cui “è stata persa un’occasione per arrivare a presentare un documento unitario, come accaduto a Roma”. Il capogruppo, infatti, ha voluto ricordare anche gli interventi dell’attuale Governo per contrastare la violenza di genere (tra cui la legge contro il femminicidio) condivisi dall’intero arco parlamentare, “ma nella mozione non c’è traccia di quello che è stato fatto”. Negrini ha poi puntualizzato che “non è importante la nazionalità di chi richiede aiuto, come specifica la mozione: l’importante è dare dati seri, complessivi, per arrivare a documento congiunto”. Infine, il capogruppo ha evidenziato l’importanza di ricordare anche quegli uomini che tutelano e non maltrattano le donne.
Anche secondo Giovanni Bertoldi (Lega Modena) “si sarebbe potuti arrivare a un documento unitario”. Il consigliere ha quindi sottolineato che la mozione “non parla di iniziative importanti, come il Codice rosso, portate avanti dallo Stato con il coinvolgimento delle differenti forze politiche”. Evidenziando la portata globale del problema, Bertoldi ha specificato la necessità di dare risposte globali, in base anche alle diverse culture e, sottolineando l’elevato numero di vittime straniere in Italia, ha affermato che “si tratta di un problema molto serio nei confronti del quale opinione pubblica e media riservano spesso poca attenzione”.
Per Andrea Mazzi (Spazio democratico) non può esserci “giustificazione culturale” alla violenza. Per il consigliere, “occorre lavorare in termini di prevenzione, soprattutto sulla disistima che le donne spesso hanno di loro stesse, frutto di episodi di svalorizzazione durante la crescita”. Nel merito della mozione, Mazzi ha affermato di non condividere alcuni “approcci ideologici”, “come a proposito di una presunta violenza strutturale tra uomini e donne, secondo cui non può esserci alleanza ma solo competizione”. Per il consigliere, infine, “un conto è che ci siano uomini e donne presenti in ogni ambito della società, un conto è che ci siano culture che tendano ad appiattire le loro differenze: si tratta di un aspetto evidenziato nella mozione e da valorizzare”.
Grazie Baracchi (Spazio democratico) ha affermato che a Modena è possibile trovare punti d’incontro tra le forze politiche per lavorare insieme, mentre a Roma “il Governo ha preso impegni per sostenere progetti specifici per le scuole ma non si è visto ancora nulla e la stessa legge sul femminicidio è a invarianza finanziaria”. Per la consigliera è dunque fondamentale agire per “un’azione strutturale del sistema che investa su prevenzione primaria, così come previsto dalla Convenzione di Istanbul: in questo modo è possibile incidere sulla cultura di prevaricazione e disparità alla base delle violenze”.
Per Katia Parisi (Modena Civica) “la violenza di genere è una ferita aperta nella nostra società che viola i diritti umani”. Ricordando che dietro numeri e statistiche ci sono persone e volti, la consigliera ha argomentato che “le radici del problema si trovano nelle disuguaglianze tra uomo e donna, con la conseguente subordinazione femminile” e che “le azioni di violenza, che distruggono e isolano le vittime, hanno ripercussioni che possono durare una vita intera”. Per la consigliera, quindi, così come richiesto dalla mozione, “è necessario educare alla parità di genere e al rispetto, a partire dalle scuole, insegnando alle nuove generazioni il valore dell’uguaglianza e del rispetto”.
“Essere una donna è ancora una sfida che chiede coraggio” ha argomentato Laura Ferrari (Avs) precisando che “quanto più si cerca di affermarsi tanto più si incontrano resistenze, frutto di supremazia maschile ancora radicata in diversi ambiti della vita”. La consigliera ha quindi parlato dell’importanza di interrogarsi, soprattutto come istituzione, sul valore del 25 novembre: “Bisogna agire con misure concrete come propone la mozione”. In particolare, Ferrari ha ricordato la funzione degli operatori sentinella: “Si tratta di figure di prossimità, come farmacisti o insegnanti, a cui dare strumenti per capire come interagire con potenziali vittime”. Infine, la consigliera ha sottolineato anche l’importanza di favorire percorsi di professionalizzazione e inserimento lavorativo per le vittime di violenza.
Per il Pd, Fabia Giordano ha sostenuto l’importanza e la responsabilità sociale di “spostare” l’attenzione sugli uomini autori di violenza, specificando che “le azioni ci sono, sono concrete ma vanno potenziate”. Giordano ha quindi concluso ricordando come esistano già, negli enti di promozione sportive, figure specifiche che si occupano di politiche di genere: “Facciamo in modo che queste competenze non vadano disperse”. Citando il libro “Il pensiero bianco” dell’ex calciatore Lilian Thuram, Vittorio Reggiani ha parlato di radicamento della superiorità maschile di cui occorre prendere consapevolezza, a partire dagli uomini stessi: “Bisogna chiedersi che modello di società vogliamo, alternativo a quello attuale, perché ogni percorso di prevenzione e formazione ha bisogno di un campo fertile in cui crescere”. Diego Lenzini ha voluto rimarcare come i dati sui maltrattamenti derivino da denunce “e questo vuol dire che, culturalmente, si sta prendendo consapevolezza degli episodi di violenza”. Per il capogruppo, infatti, è fondamentale che la politica intervenga per un cambiamento culturale, agendo su una problematica spesso “invisibile” poiché riguarda anche certe parole, frasi e gesti della quotidianità da contrastare. Secondo Alberto Bignardi “la violenza non è un fatto privato ma deriva dalla disparità di genere radicata nella nostra società”. Riferendosi all’attuale Governo, il consigliere ha affermato che su questo tema non bisognerebbe dividere “ideologicamente” i cittadini, “con azioni politiche che rappresentano un passo indietro su tutela di donne, comunità Lgbtiq+ e famiglie arcobaleno, poiché minano principi fondamentali di autodeterminazione e uguaglianza”. Giulia Ugolini ha parlato dell’angoscia di donne maltrattate nell’affrontare procedure legali molto lunghe: “Occorrono percorsi di supporto affinché non vengano lasciate sole, soprattutto nelle attività quotidiane”.
Per Giovanni Silingardi (M5s) “è vero che il Parlamento ha fatto lavoro enorme con leggi votate da tutti, ma riguardano prevalentemente aspetti penali e processuali”. Per il consigliere, infatti, occorre mettere al centro anche e soprattutto l’aspetto culturale del problema, in particolar modo nelle scuole. Silingardi si è quindi soffermato sul “gender gap”, ovvero sul divario reddituale tra uomini e donne: “Occorre pensare a un modello sociale alternativo che metta al centro anche queste disuguaglianze molto elevate nel nostro Paese”.
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