21/11/2024

DISAGIO GIOVANILE / 2 – IL DIBATTITO

Gli interventi dei gruppi consiliari nella discussione sulle due mozioni illustrate da Pd e FdI

Il voto sulle due mozioni incentrate sul disagio giovanile (approvata quella di Pd, Avs e M5s, respinta quella di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega Modena e Modena in ascolto) è stato preceduto da un dibattito.

Per Fratelli d’Italia, Elisa Rossini ha parlato di mozione del centrosinistra poco concreta (“si punta sulla Educativa di strada la cui inefficacia è evidente”) e che fa un “passo indietro” rispetto a quella del 2024 “che allora votammo poiché riconosceva l’esistenza di bande giovanili e la necessità di integrare interventi di sicurezza a quelli educativi”. Per la consigliera, invece, il documento di centrodestra propone soluzioni pragmatiche come l’applicazione del Decreto Caivano (“a certi livelli le iniziative repressive possono avere anche fini educativi”) e lo sviluppo di percorsi di formazione professionale (“che permettano ai ragazzi di acquisire una qualifica”). “Come si fa a parlare di educativa di strada e non, invece, di rispetto delle regole?” è la domanda di Luca Negrini, secondo cui “chi decide di fare il criminale deve essere trattato come tale”. Ricordando alcuni recenti episodi di microcriminalità, il capogruppo ha parlato di “ragazzi pestati che non se la sentono più di uscire di casa: a loro, a chi decide di stare dalla parte delle regole, dobbiamo dare risposta”.

Motivando il voto di astensione, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha parlato di “pezzo mancante” nella mozione della maggioranza. Il consigliere ha infatti spiegato che “laddove non arrivano risultati educativi bisogna dare risposte diverse, soprattutto a quelle bande di stranieri che provengono da culture diverse, lontane dai nostri modelli educativi”. Di fronte ad aggressioni ma anche bullismo “occorre reindirizzare le vite di chi attua questi comportamenti. Quindi, va bene il coordinamento con volontari e associazioni, ma occorre anche farlo con forze di polizia e magistratura”.

Giovanni Silingardi (M5s) ha chiarito che “nessuno mette in discussione la legalità, ma non è il tema delle due mozioni”. Il consigliere ha quindi puntualizzato che compito del Consiglio comunale è capire le cause di questi fenomeni, che vanno analizzati in profondità: “Nella mozione della maggioranza ci sono azioni da seguire, come la realizzazione di spazi di aggregazione che devono essere centrali nelle politiche urbanistica per combattere le solitudini alla base di questi disagi”.

Per il Pd, Vittorio Reggiani ha sostenuto che la mozione della maggioranza amplia e completa le mozioni precedenti, proponendo un percorso di politica integrata, coordinato dal Comune, “che non parla solo di bande giovanili ma anche di aggregazioni giovanili”. Intervenendo sull’Educativa di strada (“che ha bisogno di essere aggiornata e integrata”), il consigliere ha evidenziato che “non possiamo misurare il successo dell’aggregazione in relazione al numero di bande: è una visione miope”.  Federica Di Padova ha precisato che i dati ministeriali non riguardano tanto l’evasione o l’elusione scolastica (“fenomeni residuali nel nostro territorio”) ma, nella maggior parte dei casi, l’abbandono “che non rientra nell’obbligo scolastico, interessando ragazzi tra i 16 e i 17 anni, e per cui si ha poco margine di intervento: quando si arriva a questo punto vuol dire che è fallito il percorso precedente”. Pertanto, Di Padova ha affermato che la repressione non è sufficiente e che la dispersione è il risultato di gravi carenze sociali. Alberto Bignardi ha sottolineato il valore “concreto” della mozione di maggioranza “che punta soprattutto alla creazione di un Tavolo di coordinamento e all’avvio di un progetto pilota in centro, a partire da una rete già attiva che bisogna potenziare e sostenere, attraverso risorse e anche con metodi di coinvolgimento attivo dei giovani”. Per Diego Lenzini “il problema dei giovani è ampio e si esprime sia con la violenza di alcuni ma anche con il ritiro sociale di altri: le nostre politiche si occupano di entrambi”. Il capogruppo ha poi precisato che “un ragazzo non nasce criminale ma lo può diventare frequentando determinate compagnie: l’Educativa di strada, che è solo uno degli strumenti di contrasto, ha anche questo obiettivo, ovvero quello di intercettare e accompagnare questi giovani che rischiano di perdersi”.

Per Grazia Baracchi (Spazio democratico) ci sono studi che attestano una diminuzione della dispersione: “Il problema esiste, i dati ci sono, ma vanno interpretati”. La consigliera ha poi chiarito che quello di Memo è solo uno degli sportelli di orientamento, “ma il grosso del lavoro viene fatto nelle scuole ed è un lavoro da potenziare”. Intervenendo sulla mozione di centrodestra, Baracchi ha parlato dei rischi di correlare troppo precocemente scelta della scuola con il mondo del lavoro, come peraltro indicato dall’attuale ministro in una lettera alle famiglie, mentre sul Decreto Caivano ha affermato che “un percorso più stretto con le famiglie fragili darebbe qualche risposta in più”.

Per Martino Abrate (Avs), il disagio giovanile è un fenomeno complesso che richiede risposte complesse, “e la mozione, oltre ad aggiornare e valutare l’Educativa di strada propone diverse soluzioni, a partire dalle attuali forze in campo”. Per il capogruppo, “la repressione non paga ma occorre, come indicato nel documento, un percorso di programmazione che risponda adeguatamente agli atteggiamenti devianti”.

 

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