29/10/2024

SALARIO MINIMO / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Gli interventi dei consiglieri in Aula prima dell’approvazione della mozione che chiede una retribuzione salariale minima non inferiore a 9 euro a chi lavora per il Comune

L’approvazione della mozione che chiede l’avvio di un percorso per garantire ai dipendenti del Comune di Modena, e a coloro che lavorano in appalti comunali, un salario minimo di 9 euro l’ora, presentata dai gruppi di maggioranza (Pd, Avs, Spazio democratico, M5s, Pri-Azione-Sl) e Modena Civica, è stata anticipata da un dibattito aperto da Modena in ascolto per cui è positivo che un ente pubblico ragioni su come contrastare le forme di lavoro povero, ma questa mozione non va nella direzione giusta. Secondo il gruppo, infatti, il documento propone soluzione semplicistica che non tiene conto della complessità della regolazione economica di ogni rapporto di lavoro. Pertanto, la strada da continuare a perseguire è quella di estendere l’applicazione dei contratti collettivi nazionali, come peraltro indicato dalla direttiva Ue che vede proprio nella contrattazione il migliore strumento per la tutela salariale e considera non necessaria l’introduzione del salario minimo per quei Paesi, come Italia, in cui, appunto, la contrattazione è ampiamente diffusa. Infine, è stato evidenziato che impegnare un fornitore a una retribuzione minima si pone in contrasto con il Codice degli appalti che indica proprio nella contrattazione collettiva la strada per stabilire la giusta paga.

Secondo Fratelli d’Italia con la proposta di salario minimo (la cui definizione risponde a un calcolo non semplice) la sinistra disconosce il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva che, da normativa, è la sede opportuna per definire le retribuzioni, sulla base delle esigenze di settori, territori e aziende: è un valore da cui non si può prescindere e che esplicita l’importanza dei corpi intermedi che con la retribuzione minima vengono asfaltati, soprattutto quelli rappresentati dai sindacati. Il gruppo, evidenziando anche il recente aumento degli occupati in Italia attestato dall’Istat, ha definito la proposta ideologica e sbagliata, in quanto la direttiva Ue chiede il salario minimo in quei Paesi dove è assente la contrattazione, ma non è il caso dell’Italia dove invece è molto presente e a cui, semmai, bisognerebbe dare nuova linfa. Infine, è stato evidenziato che la scelta di stabilire una soglia di retribuzione nelle gare di appalto esporrebbe Consiglio e Giunta a possibili impugnazioni di delibere da parte delle autorità competenti, poiché si andrebbe contro la normativa che indica espressamente nella contrattazione un punto di riferimento per stabilire il salario da corrispondere.

Per il Pd, la retribuzione minima salariale, insieme alla necessità di nuove politiche economiche e fiscali, è uno degli strumenti per affrontare, in maniera strutturale, il contesto lavorativo odierno segnato da precarietà, contratti irregolari e lavoro nero. Il gruppo ha poi voluto chiarire che, rispetto alla vastità e complessità del tema, la mozione riguarda solo una parte specifica dei lavoratori e che la richiesta di salario minimo, in linea con la normativa europea, non è un’alternativa alla contrattazione collettiva ma uno strumento che l’affianca, laddove la contrattazione non riesce ad arrivare. Infine, il gruppo ha evidenziato che la lunga storia dei sindacati, contrassegnata da democrazia e diritti, è un bene da tutelare e che a loro dovrebbe essere lasciato un ruolo molto più alto, rispetto alla definizione di un salario minimo lordo di nove euro, come garantire il lavoro in sicurezza.

Per Avs, la mozione afferma che chi lavora per il Comune non può essere retribuito sotto i nove euro perché altrimenti è sfruttamento. La proposta, è stato spiegato, è l’unica strada che il Consiglio comunale ha per colmare una lacuna nazionale sul salario minimo, determinata dall’attuale Governo. Scopo della richiesta, in particolare, è quella di intervenire su quelle realtà che, prendendo risorse dal Comune di Modena, non pagano i propri dipendenti nove euro l’ora, come tutor, educatori o impiegati nel mondo della cultura. Più in generale, il salario minimo è una misura che dà dignità rispetto al lavoro povero determinato anche da tirocini extracurriculari, apprendistati, false partite Iva e contratti co.co.co.

Citando alcuni dati Ocse e Istat, il Movimento 5 stelle ha evidenziato le contraddizioni di un sistema italiano in cui diminuiscono i salari medi ma, contestualmente, aumenta la produttività per ora lavorata. Anche il gruppo ha poi voluto chiarire che la mozione non presenta il salario minimo come alternativa alla contrattazione collettiva nazionale (che prevede comunque una retribuzione oraria lorda non inferiore ai nove euro), ma come strumento da applicare in quei settori in cui la contrattazione è assente. Infine, pur sottolineando il poco margine di azione per il Comune, è stato evidenziato come l’Ente, nella prospettiva tracciata dalla mozione, potrà riservare nei bandi più punti a quelle aziende che scelgono di rispettare il salario minimo.

Il gruppo Pri-Azione-Sl ha voluto chiarire che i problemi radicali del lavoro che interessano anche Modena sono soprattutto sfruttamento dei lavoratori, caporalato e subappalti e che fissare una soglia di retribuzione minima non è ideologico, come non lo è la mozione che la chiede, compiendo una scelta di campo precisa, ovvero dare dignità e giusta retribuzione a chi lavora.

 

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