07/09/2023

MINORI STRANIERI / 2 – POCHI I POSTI SAI PER L’ACCOGLIENZA

Nella lettera a Piantedosi si sottolinea l’assenza di una regia nazionale per un corretto riparto dei flussi. Hub regionale? Inefficace senza posti sul territorio

Sono diversi i percorsi di arrivo di minori stranieri non accompagnati sul territorio comunale. Alcuni arrivano autonomamente, altri dai luoghi di sbarco o dalla rotta balcanica oppure a seguito di allontanamento dalle comunità dove sono stati precedentemente collocati in conseguenza dei riparti ministeriali, spesso in assenza “di una regia nazionale che possa garantire un corretto e programmato riparto dei flussi”, spiega il sindaco Gian Carlo Muzzarelli nella lettera inviata al ministro Piantedosi.

“Questa frammentazione circa gli arrivi – sottolinea il sindaco – rende difficile garantire ai minori l’esigibilità dei loro diritti e il rispetto dei doveri che devono essere ben definiti per una reale e positiva integrazione nelle comunità locali”.

Nella lettera, alla luce dei dati estremamente critici, si richiede al Ministero e al Governo “una riflessione urgente su alcune priorità imprescindibili per la sostenibilità e l’efficacia dell’accoglienza nella città di Modena”.

Rispetto al sistema si afferma che è necessario provare a garantire un governo unitario dei flussi e dotarsi di un numero di posti sufficienti ed equamente distribuiti per garantire non solo le prime accoglienze ma anche le seconde, attraverso il modello Sai che oggi ha posti insufficienti a livello nazionale (meno di 7 mila per un fabbisogno almeno triplo). “Non emerge – afferma Muzzarelli – una reale volontà del Governo di gestire i flussi di accoglienza tenendo conto di tutti i percorsi di arrivo”, mentre rispetto all’ipotesi di hub regionale di prima accoglienza il sindaco osserva: “È funzionale a decongestionare i luoghi di sbarco, ma risulta inefficace se non si lavora su un numero di posti strutturati sul territorio per gestire la seconda accoglienza”.

Nella lettera, poi, si esprime preoccupazione per il fenomeno dei minori “che minori non sono e che entrano comunque nel sistema di accoglienza” creando un’inevitabile promiscuità nella coabitazione con ragazzi più giovani. Inoltre, un altro profilo di criticità è rappresentato dalla minoranza di soggetti che assume condotte devianti e aggressive sia nei confronti degli educatori sia degli altri minori accolti. “Le comunità di accoglienza – spiega Muzzarelli – in questi frangenti sono impotenti e senza strumenti a disposizione per arginare e gestire simili comportamenti che restano senza conseguenze, almeno nell’immediato, da parte dell’ordinamento giudiziario: è necessario garantire norme e regole per assicurare la convivenza e contenere i comportamenti violenti”.

Nella lettera si ribadisce che Comune di Modena e i soggetti gestori credono fortemente in un’accoglienza basata sulla conoscenza reciproca delle persone e sul rispetto delle regole di comunità, come mezzo per garantire una reale integrazione. Con questi numeri, però, non è possibile lavorare e dare senso a progetti di vita dei ragazzi, osserva Muzzarelli. La prospettiva deve essere quella di diventare cittadini e risorse per la comunità, anche grazie ai progetti per la formazione sviluppati con la Regione Emilia-Romagna.

I 30 posti di accoglienza in albergo verranno convertiti presso strutture educative, raggiungendo i 250 posti sul territorio, ma l’esperienza in albergo non verrà portata avanti: non agevola l’instaurarsi di relazioni positive tra i ragazzi e gli operatori, fondamentali per un efficace processo educativo, e non consente ai minori di intraprendere un idoneo progetto di integrazione; il ruolo di educatori, inoltre, viene svilito in attività di vigilanza e soddisfacimento dei bisogni primari o poco più, così da rendere difficoltoso anche il reperimento del personale adeguatamente formato da parte dei soggetti gestori.

La lettera si conclude ribadendo l’impegno per definire, all’interno del progetto Fami, specifici protocolli per il procedimento di accertamento dell’età, anche attraverso la costruzione di nuove prassi da definire in accordo con la Questura già in sede di fotosegnalamento, e per quanto riguarda i minori con condotte devianti ci si impegna “a interloquire con le Forze dell’ordine per costruire misure di contenimento delle condotte al fine di non ledere i percorsi degli altri minori accolti e per garantire l’incolumità e l’autorevolezza degli educatori delle comunità”.

 

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