Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre si svolgerà, secondo quanto comunicato da Aipo titolare dell’operazione, il collaudo delle casse di espansione del Panaro. Proseguono, quindi, gli interventi per la messa in sicurezza e l’adeguamento del nodo idraulico di Modena che, dal 2014 a oggi, è stato oggetto, più di qualunque altro territorio, di investimenti importanti e strutturali da parte degli enti che ne hanno la gestione, primi tra tutti Aipo e la Regione Emilia Romagna, per un valore che, solo per gli interventi principali, ha superato i 110 milioni di euro.
Lo ha comunicato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, in Consiglio comunale giovedì 14 settembre, nel corso della risposta all’interrogazione proposta dalla consigliera di Fratelli d’Italia Elisa Rossini e riferita agli eventi alluvionali di maggio, sottolineando che “grazie alle opere realizzate, anche nel corso di quell’emergenza il sistema modenese ha tenuto e non ci sono state criticità nonostante si sia trattato di un evento di dimensioni appena inferiori a quello del 2020, record storico per il territorio”.
Le risorse stanziate per gli interventi, ha spiegato il sindaco, dipendono dalla decisione della Regione e del Governo Monti di legare i finanziamenti del sisma del 2012 a quelli dell’alluvione 2014, costruendo, con piena collaborazione istituzionale, provvedimenti normativi specifici per questo tipo di emergenza.
“Quando le opere vengono realizzate – ha detto Muzzarelli – i risultati concreti si vedono. Ma il lavoro non è finito e bisogna andare avanti con gli interventi che ancora mancano, come quelli sulle casse dei Prati di San Clemente e il completamento delle casse del Secchia. È necessario, quindi, che il Governo faccia la propria parte, garantendo le risorse già decise e realizzando fino in fondo tutte le azioni previste dal Pnrr sul dissesto idrogeologico”.
Le piogge cadute il 16 e 17 maggio hanno interessato l’intero bacino del Panaro arrivando a livelli anche superiori ai 100 millimetri in 48 ore, “un dato rilevantissimo – ha precisato il sindaco – ma molto inferiore ai picchi che hanno causato il disastro in Romagna. Il post alluvione in Romagna – ha proseguito Muzzarelli – rappresenta una ferita aperta su cui il dibattito politico nazionale si è giustamente concentrato: c’è ancora tantissimo da fare, come emerso con chiarezza anche da quanto riferito dal commissario Figliuolo lo scorso 31 agosto a Bologna alla platea degli enti locali e delle rappresentanze economiche. E il Governo – ha concluso il sindaco – è chiamato a dare una risposta a questi cittadini”.
Entrando nel merito delle domande della consigliera Rossini che si riferivano all’allagamento di alcune abitazioni in zona Navicello per chiedere chiarimenti sulle comunicazioni fornite ai residenti, il sindaco ha spiegato che quelle abitazioni (cinque in tutto, di cui solo due abitate) non sono “zona residenziale” (come riportato nell’interrogazione) ma si trovano nella zona golenale del Panaro, cioè nell’area del naturale deflusso delle acque di piena del fiume, all’interno del tratto arginato. I cittadini che vivono in quelle case, ha sottolineato ancora il sindaco, sono pienamente consapevoli di trovarsi in area golenale e quindi soggetta ad allagamenti in caso di piena. Questi immobili sono un’eredità storica per i quali da tempo è prevista la possibilità di delocalizzare in altre aree non a rischio idraulico. Le case in area golenale sono censite e tenute in considerazione dai piani di Protezione civile: gli operatori avvisano i residenti sull’entità della piena e, nel caso specifico li avevano invitati a lasciare le abitazioni per prudenza, ma i residenti hanno ribadito agli uffici la volontà di rimanere all’interno delle abitazioni.
A tutela delle abitazioni stesse, Aipo, in qualità di autorità idraulica, ha installato dei “panconi” mobili la cui chiusura in caso di piena è prevista per dare continuità all’argine maestro ogni volta che il livello dell’acqua supera i 9 metri all’idrometro di Navicello e si preveda un ulteriore aumento. Ed è questo che è avvenuto anche in maggio: gli operatori di Aipo hanno chiuso tempestivamente le paratoie mobili sul tratto di argine prospiciente le abitazioni per non far uscire l’acqua dagli argini. Un’operazione, ha precisato il sindaco, ben nota ai residenti in quanto già effettuata diverse volte in precedenza. Non risultano, infine, difformità di comunicazioni ai cittadini in merito alla piena.
Dopo la trasformazione in interpellanza, Alberto Bignardi (Pd) ha affermato che “sarebbero necessarie più risorse dal Governo per supportare queste zone particolarmente esposte a rischi allegamenti: i fondi attuali sono parziali e i Comuni sono al limite della capacità di spesa”. Antonio Carpentieri ha voluto sottolineare che “aree come quella di Fossalta non vanno più sott’acqua: quindi la manutenzione è efficace e le opere di messa in sicurezza funzionano, perché hanno difeso e potenziato quelle zone”.
Per Barbara Moretti (Movimento 5 stelle) “è necessario rafforzare il sistema di comunicazione istituzionale durante l’emergenza, evitando difformità tra gli enti coinvolti: anche i cittadini di quelle zone golenali devono ricevere informazioni utili, chiare e verificate in tempo reale, sfruttando l’attuale tecnologia”.
In replica, Elisa Rossini si è detta “parzialmente” soddisfatta della risposta “ma resta ancora da capire la difformità delle informazioni date da Comune e Aipo”. La consigliera ha sottolineato anche che “le opere mancanti devono andare avanti: bisogna fare il possibile per mettere in sicurezza i territori”.
Azioni sul documento