15/07/2023

RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA, “AVANTI CON LA DIRETTIVA UE”

Il Consiglio comunale ha respinto la mozione di Bertoldi (Lega Modena) che ne chiedeva lo stop: “Scelta corretta da applicare in modo sostenibile per le famiglie”

La direttiva europea per la riqualificazione energetica in classe E, entro il 2030, degli immobili residenziali è una risposta necessaria all’emergenza ambientale: il provvedimento, pertanto, non deve essere respinto ma reso equo, compatibile e sostenibile per il patrimonio edilizio italiano e le famiglie. Con questa motivazione, il Consiglio comunale di Modena non ha approvato l’ordine del giorno proposto nella seduta di giovedì 13 luglio da Giovanni Bertoldi (Lega Modena) che chiedeva di impedire la presentazione e l’approvazione della direttiva comunitaria. La mozione, in particolare, invitava a “non imporre una direttiva frutto di un ambientalismo ideologico, lontano dalla realtà e dalle esigenze dei cittadini”.

L’ordine del giorno è stato respinto con il voto contrario di Europa Verde-Verdi, Partito democratico, Modena Civica, Sinistra per Modena e Movimento 5 stelle; a favore Alternativa Popolare, Forza Italia e Modena al Centro.

“Gli immobili nei Paesi dell’Unione Europea causano, in media, il 40 per cento del consumo energetico e il 36 per cento dell’emissione di gas nocivi. Il livello di emergenza è tale da non poter quindi respingere questa direttiva che punta, nei suoi vari step, all’ambizioso obiettivo dell’emissione zero entro il 2050 per gli immobili residenziali”. È quanto condiviso in aula dai gruppi a favore della direttiva comunitaria che prevede, appunto, il raggiungimento della classe energetica E per tutti gli immobili entro l’1 gennaio 2030, poi la classe D nel 2033, e infine l’emissione zero nel periodo compreso tra il 2040 e il 2050. Gli stessi gruppi hanno puntualizzato che la bozza licenziata consente ai Paesi Ue di modulare l’applicazione del provvedimento attraverso piani nazionali di ristrutturazione e prevedendo incentivi e deroghe (come per edifici nei centri storici, luoghi di culto e seconde case). In particolare, per Alberto Bignardi, Antonio Carpentieri, Francesca Fabbri e Diego Lenzini (Pd), “il provvedimento, che trova anche il favore dell’attuale Governo, ha importanti obiettivi, come maggiore efficienza energetica degli immobili, maggiori risparmi per il cittadino (rispetto ai costi di gestione degli immobili con classi più basse come F e G) e soprattutto minore inquinamento e quindi anche una migliore salute per l’uomo. Pertanto, la domanda non è quali problemi porterà la normativa ma come risolverli per renderla applicabile ed equa nel nostro Paese”.

Evidenziando come l’Italia sia soprattutto terra di antichi borghi, città storiche ed edifici secolari, l’ordine del giorno invece puntualizzava che “la maggior parte di questo patrimonio immobiliare ha una classe energetica tra G e F, e dunque non adeguata agli odierni e futuri standard di efficientamento energetico richiesti dalla direttiva”. Bertoldi ha quindi affermato che “l’approvazione di una simile disposizione, che punta a perseguire gli interessi di alcuni Stati membri a discapito di altri, avrebbe nel nostro Paese il solo effetto di svalutare il patrimonio edilizio, impoverendo i cittadini e colpendo duramente i risparmi delle famiglie”.

Aprendo il dibattito per il Movimento 5 stelle, Enrica Manenti ha riconosciuto il “valore positivo” del provvedimento comunitario, chiarendo che la direttiva attua una distinzione tra gli edifici nuovi e quelli già esistenti: “Per quest’ultimi, infatti, è prevista un’applicazione modulata della normativa, che tiene conto delle differenze tra i vari Paesi e del parco immobiliare delle singole nazioni”. Manenti ha poi specificato che occorrerà comunque vigilare “affinché possa essere raggiunto un vantaggio collettivo ambientale senza danneggiare il valore degli immobili”. Grazie alla direttiva Ue si potrà frenare “il trend di diminuzione del valore del patrimonio immobiliare italiano, un dato di fatto che emerge da recenti studi (Eurostat) e che smentisce chi rimane su posizioni conservatrici”, ha rilevato Giovanni Silingardi. “L’emergenza climatica ed energetica – ha aggiunto – ci impone di condividere nuovamente un impegno economico dell’Unione europea per facilitare l’applicazione forte di questa direttiva”.

Abitare in case in classi energetiche basse “ha un costo ambientale sempre meno sostenibile”, ha dichiarato Paola Aime (Europa verde – Verdi), “oltre al fatto che l’innalzamento dei valori energetici porta anche benefici economici”. La direttiva Ue tratta “una tematica centrale per la società di oggi e di domani: ben venga, quindi questa accelerazione, altrimenti il rischio è non accorgersi che la situazione non fa che peggiorare”.

Aggiungendo di non essere “pregiudizialmente” contro la direttiva e che “è giusto che i nuovi edifici vengano costruiti a basso consumo o impatto zero”, Giovanni Bertoldi ha però puntualizzato che “occorre comunque prevedere un grosso sistema di sostegni economici dall’Unione Europea o dai governi nazionali, pensati per chi non può sostenere simili interventi”. Il capogruppo ha quindi specificato che per gran parte degli italiani la “casa di proprietà” costituisce tradizionalmente il frutto di un risparmio che “va salvaguardato e non ostacolato dalle politiche economiche europee”.

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