Il ritratto dello studioso modenese Carlo Sigonio, importante dipinto del Museo Civico di Modena eseguito nel 1578 da Lavinia Fontana è esposto a Dublino, alla Galleria Nazionale d’Irlanda nella mostra dedicata alla pittrice e intitolata “Lavinia Fontana: Trailblazer, Rule Breaker”, in italiano “Una pioniera che infrange le regole” che ospita opere provenienti dai maggiori musei italiani e internazionali tra i quali gli Uffizi, la Pinacoteca nazionale di Bologna, la Galleria Spada di Roma, il British Museum, il Louvre. Il titolo della mostra, curata da Aoife Brady e aperta fino al 28 agosto, mette l’accento sulla straordinaria capacità dell’artista bolognese di costruirsi una carriera di livello internazionale aprendo così la strada ad altre pittrici in un’epoca in cui il mondo dell’arte era dominato dagli uomini.
Lavinia Fontana, nata a Bologna nel 1552, era figlia d’arte e suo padre Prospero, affermato pittore e uomo di cultura, fu anche il suo primo maestro. Fino a oltre la metà dell’Ottocento, infatti, alle donne non era permesso frequentare botteghe, scuole o accademie d’arte. Il matrimonio con il mediocre pittore Paolo Zappi, celebrato nel 1577, non interruppe la sua carriera anche perché il padre aveva avuto la lungimiranza di specificare nel contratto matrimoniale che era dovere del marito occuparsi dei guadagni che la moglie avesse ottenuto come “pittora”. Di fatto, Zappi divenne l’agente di Lavinia che alla fine degli anni Ottanta del Cinquecento era una ritrattista affermata che dipingeva prevalentemente ritratti di notabili bolognesi: farsi ritrarre dalla “pittora” era diventata quasi una moda per le nobildonne e gli uomini di cultura affermati come, appunto, Carlo Sigonio che fu ritratto dopo il trasferimento a Bologna per ricoprire la cattedra di Eloquenza nello studio. Nel dipinto la pittrice registra con minuziosa attenzione gli oggetti che simboleggiano il ruolo del professore universitario: l'abito, il manto foderato di pelliccia, il colletto e i polsini, gli strumenti del lavoro intellettuale, i libri, il tagliacarte, il calamaio, gli occhiali, il biglietto ripiegato con la scritta “Al Molto Mag.co et Ecel.te mio il S.or Carolo Sigonio, Bologna”, collocati sul tavolo.
Nel 1583, Lavinia Fontana ricevette la sua prima commissione pubblica: una pala d’altare per la cattedrale di Imola, la prima opera a soggetto religioso e destinata a una chiesa dipinta da una donna. Nello stesso periodo la famiglia decise di trasferirsi a Roma dove l’artista godette di un periodo particolarmente brillante e dove morirà nel 1614 dopo una carriera straordinaria, come dimostra anche la grande quantità di opere sopravvissute, progettata e perseguita in modo instancabile e tenace, mantenendo un volume di lavoro altissimo nonostante le undici gravidanze portate a termine.
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