Promuovere iniziative per sensibilizzare e informare sui rischi di suicidio, autolesionismo e maltrattamenti in carcere, coinvolgendo anche il Garante comunale. È l’invito rivolto all’Amministrazione contenuto nell’ordine del giorno collegato alla delibera che ha istituito il Garante comunale dei diritti delle persone private o limitate della libertà personale. La mozione è stata approvata all’unanimità da Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 9 febbraio insieme all'istituzione della nuova figura e al relativo Regolamento.
Nell’illustrare il documento sottoscritto da tutti i gruppi presenti (Movimento 5 stelle, Partito democratico, Sinistra per Modena, Europa Verde-Verdi, Modena Civica, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Modena, Alternativa Popolare e Gruppo Indipendente per Modena), Giovanni Silingardi (M5s) ha specificato che una delle problematiche più critiche delle carceri è rappresentata dal sempre più elevato numero di suicidi, nonché di crescenti casi di maltrattamenti e di episodi di autolesionismo, riportati anche da alcuni monitoraggi di istituzioni e associazioni locali e nazionali. Per diffondere maggiormente la percezione di questi fenomeni nel tessuto sociale, e prevenirne l’ulteriore incremento, il consigliere ha chiesto l’avvio di un’attività di sensibilizzazione da parte dell’Amministrazione, nell’ambito delle proprie competenze sul tema. Silingardi, sottolineando l’importante passo in avanti compiuto dal Comune di Modena con l’istituzione del Garante comunale dei diritti delle persone private o limitate della libertà personale, ne ha auspicato un coinvolgimento diretto in queste iniziative, nel rispetto dell’autonomia prevista dal suo ruolo.
Insieme all’ordine del giorno, è stato approvato con voto unanime il Regolamento che definisce requisiti e funzioni proprie di questa figura. All’approvazione del documento si arrivati con un maxiemendamento a firma di tutti i gruppi, che ha recepito precedenti proposte presentate dal M5s, Fdi e Pd.
Come ha evidenziato Antonio Carpentieri (Pd), il Consiglio comunale si riconosce in un unico documento “che perfeziona e specifica meglio alcuni elementi della precedente versione del Regolamento e ne introduce dei nuovi”. Il consigliere ha poi ricordato alcuni degli aspetti più rilevanti introdotti come la maggioranza dei 2/3 dei voti dei consiglieri comunali per l’elezione del Garante, l'essere componente effettivo al Clepa Modena e l'incompatibilità con l’esercizio della professione forense e delle funzioni di sicurezza pubblica.
Anche Giovanni Silingardi (M5s) ha sottolineato “l’importanza di aver raggiunto un documento unitario su un tema non semplice”. Il consigliere ha puntualizzato la peculiarità della modalità di nomina del Garante: “Sarà eletto grazie alla maggioranza dei 2/3 dei consiglieri: significa che questa figura sarà piena espressione del Consiglio comunale e dunque della città”.
Elisa Rossini (FdI), ricordando le perplessità condivise in passato sulla figura del Garante comunale (“allora temevamo sovrapposizioni di ruoli con i garanti nazionali e regionali”), ha affermato, invece, la sua “indispensabilità nel ruolo di raccordo tra carcere e territorio”. Rossini, soffermandosi su alcune problematiche degli istituti penitenziari, ha auspicato anche un potenziamento delle misure alternative alla detenzione carceraria: “Potrebbe essere un possibile rimedio al sovraffollamento”.
Per il Pd, Vittorio Reggiani ha affermato che l’istituzione del Garante comunale “apre le porte della città al carcere”, sottolineando come questa figura avrà il compito di accorciare la distanza della società dai detenuti. Il consigliere ha poi riferito alcuni aspetti critici della Casa circondariale S. Anna di Modena come l’assenza di educatori, la mancanza di adeguati percorsi di rieducazione e di avviamento al lavoro dei detenuti: “Come amministrazione non possiamo ignorare questa situazione e farla presente anche alla città”. Alberto Bignardi ha voluto ricordare la prima unione civile avvenuta nella Casa circondariale Napoli-Poggioreale, per sottolineare come “occorre lavorare nelle carceri su più fronti”. Nello specifico, il consigliere ha posto il problema della salute dei detenuti in relazione alla loro sfera affettiva e sessuale, auspicando una maggiore collaborazione tra aziende Usl e associazioni per attività di prevenzione anche contro l’HIV.
Per Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) il Garante comunale “porta verso nuove direzioni grazie a un percorso intrapreso dal Consiglio comunale”. Secondo Scarpa “la nuova figura sarà anello di congiunzione tra carcere e città, oltreché garanzia di dialogo e osservazione sulla situazione nelle carceri”.
Paola Aime (Europa Verde-Verdi) ha affermato che l’istituzione del Garante comunale “colma un vuoto in città: da adesso avremo più possibilità di metterci in ascolto”. Nello specifico, Aime ha sottolineato come questa figura “sarà fondamentale per collegare i bisogni dei detenuti con il territorio”.
Per Lega Modena, Barbara Moretti si è detta soddisfatta per l’inserimento nei requisiti della candidatura di competenze sociosanitarie: “Psichiatri, psicologi potrebbero avere particolari sensibilità per interpretare le istanze di chi è privato della libertà”. Moretti ha manifestato inoltre piena condivisione per l’ordine del giorno: “Giusto intervenire vista la crescita del fenomeno dei suicidi”. Per Giovanni Bertoldi l’istituzione del Garante è “decisiva per mettere al centro i diritti delle persone più fragili e dare loro un’opportunità di riscatto”. Il capogruppo, sottolineando il percorso unitario intrapreso dal Consiglio, ne ha auspicato la prosecuzione: “Credo sia un metodo da ripetere per migliorare le proposte alla città”.
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