Sostenere concretamente la candidatura dell’aceto balsamico a patrimonio culturale immateriale Unesco, favorendo l’organizzazione di un movimento a supporto della proposta che coinvolga istituzioni, soggetti pubblici e privati del settore agroalimentare, turistico e culturale. È la richiesta del Consiglio comunale di Modena che lunedì 20 febbraio ha approvato il documento “La tradizione dell’aceto balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare delle province di Modena e Reggio Emilia”. L'ordine del giorno, presentato da Antonio Carpentieri (Pd), ha ottenuto il voto di Europa Verde-Verdi, Alternativa Popolare, Modena Sociale, Movimento 5 stelle, Modena Civica e Sinistra per Modena; astenuti Gruppo Indipendente per Modena, Lega Modena, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Sullo stesso tema, l’Assemblea ha respinto l’ordine del giorno illustrato da Elisa Rossini (FdI) che proponeva di revocare e ripresentare l’istanza di registrazione della tradizione dell’aceto balsamico recentemente accolta nell’Inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano (Inpai) e “viziata da una denominazione rischiosa”. In particolare, Rossini ha chiesto di uniformare la dicitura ai marchi registrati Dop e Igp, specificando quindi i territori di Modena e Reggio Emilia in sostituzione “di un riferimento troppo generico e inesatto all’Emilia centrale”. La mozione ha ottenuto il voto a favore anche del Gruppo Indipendente per Modena, Lega Modena, Alternativa Popolare, Modena Sociale, Forza Italia, Movimento 5 stelle; contrari Europa Verde-Verdi, Partito democratico Modena Civica e Sinistra per Modena.
Sapienza popolare, cultura del fare e promozione di una storia secolare. Sono le parole utilizzate da Antonio Carpentieri in riferimento alla tradizione dell’aceto balsamico e al suo percorso verso il riconoscimento previsto dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata nel 2003 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco) e ratificata dall’Italia nel 2007. Il capogruppo ha puntualizzato come la recente iscrizione della tradizione dell’aceto balsamico all’Inpai, inventario istituito dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, sia tappa fondamentale per ottenere il parere favorevole della Commissione nazionale Unesco alla candidatura: “Si tratta di un percorso indispensabile che deve andare avanti; saranno poi gli enti preposti a individuare la denominazione più idonea”.
Carpentieri, specificando la centralità della tradizione dell’aceto balsamico nelle politiche culturali e turistiche del Comune di Modena, valorizzate dal programma di promozione “VisitModena” e da un ampliamento in programma dell’Acetaia comunale, ha individuato nel suo possibile riconoscimento a patrimonio immateriale Unesco un’ulteriore opportunità di slancio turistico ed economico, “in grado di generare anche posti di lavoro di qualità, accrescendo quindi la competitività del territorio nel mercato globale”. Tali presupposti, secondo il capogruppo, rendono necessario e decisivo un sostegno del Comune di Modena alla candidatura già promossa dalla Consorteria dell’Aceto balsamico tradizionale di Spilamberto, e condivisa dai cultori dell’aceto Balsamico nella province di Modena e Reggio Emilia. In particolare, Carpentieri ha chiesto di favorire l’organizzazione di una rete di soggetti a supporto della proposta che coinvolga anche le acetaie comunali e private, le associazioni economiche di promozione della città, l’Università, le scuole del territorio e i cittadini, “guardando esclusivamente a un obiettivo comune”.
Intervenendo al dibattito, l’assessora alle Politiche economiche Ludovica Carla Ferrari ha affermato che “la candidatura a patrimonio Unesco non è il contesto nel quale effettuare difesa delle denominazioni Dop e Igp; questo è un lavoro che il nostro territorio fa da anni, ma in altre sedi”. Ferrari ha puntualizzato che “l’Amministrazione appoggia senz’altro questa battaglia, fondamentale per difendere le produzioni del nostro territorio e il loro valore storico e sociale, ma la sede non è l’Unesco: pertanto è necessario non confondere i due piani”.
Per il Pd, Ilaria Franchini ha parlato di analogia tra aceto balsamico e opera d’arte: “Si tratta di una testimonianza lasciata dalle precedenti generazioni che occorre trasmettere, custodire e promuovere come un monumento”. La consigliera ha poi sottolineato la conformità della tradizione dell’aceto balsamico all’interculturalità prevista dai requisiti Unesco: “Quella dell’aceto balsamico è una storia fatta di conoscenza e ricchezza che va diffusa e condivisa”.
Stefano Prampolini (Lega Modena), motivando la propria astensione alla mozione del Pd, ha ricordato che “tutti i giorni ci troviamo a lottare sui nostri prodotti imitati all’estero; pertanto – ha aggiunto il consigliere – occorre specificare anche in sede Unesco le denominazioni Dop e Igp: in questo modo sarà più facile tutelare i nostri beni”.
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