Le cinque interrogazioni sulla copertura dei posti nei nidi d’infanzia, alle quali ha risposto l’assessora ai Servizi educativi Grazia Baracchi, hanno dato vita a un dibattito a cui hanno partecipato numerosi consiglieri.
Aprendo gli interventi Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha affermato che l’obiettivo deve essere “migliorare sempre il servizio che è di tutti. Non bisogna calibrarlo sui dati demografici ma, anzi, agire in controtendenza per consentire alle giovani famiglie di programmarsi e favorire le scelte sulla natalità”. I problemi, secondo il consigliere, riguardano inoltre la qualità del servizio e il trattamento del personale: “Ci è stato detto che la fondazione Cresci@mo serve a tenere alta la qualità del servizio, a renderlo flessibile e a ovviare alle distorsioni che impediscono agli enti locali di assumere. Ma lo facciamo con le assunzioni interinali strutturate? Usando la flessibilità del servizio per nascondere precarietà di sistema ed economica?”.
Per Lega Modena, Barbara Moretti ha affermato che “dietro il paravento della Fondazione Cresciamo c’è lo smantellamento di un modello educativo e pedagogico efficace e che ruotava intorno alla gestione pubblica” e che ha portato “a maggiori disuguaglianze” e a criticità, “come la mancata manutenzione dei giardini delle scuole di Cresci@mo”. La consigliere ha sottolineato, oltre al tema della denatalità, “anche quello dell’emergenza occupazionale delle donne che non devono essere costrette a scegliere tra lavoro e accudimento dei figli”. Giovanni Bertoldi ha contestato al Comune una mancanza di programmazione: “Il calo delle nascite – ha affermato – è compensato dai bambini di famiglie che vengono dall’estero e dal numero crescente di donne che intende lavorare, ma questa situazione non è stata evidentemente compresa”. Il sistema “sta soffrendo” ed è caratterizzato “da una presenza decrescente di personale stabile, una situazione che si riflette sui bimbi”.
Diego Lenzini (Pd) ha ricordato che, “anche se, ovviamente, dobbiamo puntare a migliorare sempre di più”, Modena costituisce tuttora “un riferimento non solo in Italia, ma anche in Europa, dal punto di vista della copertura dei posti nelle strutture e della qualità del servizio”. Il consigliere, inoltre, ha messo l’accento sull’azione dell’Amministrazione “che in estate, nel giro di poche settimane, ha ottenuto un aumento dei posti disponibili, superando la quota dell’80 per cento che di solito è destinata ad arrivare alla copertura totale entro dicembre”. “Si può discutere della Fondazione Cresci@mo – ha detto Vittorio Reggiani – ma non possiamo dire che è un modo per esternalizzare perché il coordinamento di tutto il sistema pedagogico e organizzativo è in capo all’amministrazione”. Per quanto riguarda la programmazione dei posti, il consigliere ha sottolineato che “l’amministrazione ha adattato il servizio alla situazione che si è trovata di fronte e ha potuto farlo perché si era lasciata lo spazio e l’elasticità necessari”.
Paola Aime (Europa verde – Verdi) si è soffermata sulla capacità di Modena “di rispondere alle richieste e ai bisogni delle famiglie, a conferma di una tradizione virtuosa”. La consigliera ha però auspicato una riflessione condivisa del Consiglio “sugli spazi a ridosso delle scuole”, in particolare sulla creazione “di ‘aree quiete’, interdette al traffico, per migliorare qualità dell’aria e la sicurezza dei bambini”, e sul tema dell’alimentazione (“è un peccato aver centralizzato tutte le mense”).
Aprendo le repliche dei consiglieri interroganti, Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) ha ringraziato “per il lavoro svolto nell’estate”, sottolineando però che “se la previsione dei posti non fosse stata sbagliata, questo lavoro non sarebbe stato necessario e le famiglie non sarebbero state lasciate per settimane nell’incertezza e nell’ansia”. Il consigliere ha affermato che i due anni di pandemia hanno aumentato il bisogno di incontri per i bambini e l’importanza per le famiglie di riprendere a lavorare, “non si doveva, dunque, gravarle ulteriormente di un problema di gestione familiare. È stato positivo – ha concluso – ottenere tanti posti per la città, ma rimane il fatto che una famiglia su cinque è ancora fuori dal nido e almeno fino a quando non si arriverà alla copertura dovrà trovare soluzioni diverse”.
Per Antonio Carpentieri (Pd) le interrogazioni hanno permesso di fare il punto sul sistema 0-3, mettendo in evidenza “la grande attenzione e il sostegno alle famiglie e ai bambini facendosi carico, non solo come Comune ma come comunità, della massima parte dei costi delle rette”. Il consigliere ha sottolineato anche l’importanza di aver accreditato le strutture private “che contribuiscono a tenere insieme il sistema e a dare risposte alle famiglie”, affermando infine che “il futuro governo dovrà prendere in mano il sistema educativo 0-3 e trovare risorse per aiutare gli enti locali ad arrivare a una copertura del cento per cento dei posti fin da giugno”.
Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha replicato sostenendo che “sulla questione dei nidi è mancata programmazione, previsione e soprattutto visione. E avere una visione è il compito principale della politica. Se si vuole contribuire a risolvere il problema della denatalità, bisogna programmare la copertura al cento per cento del servizio, senza farsi trovare impreparati. Però – ha aggiunto – nella fascia 0-3 il nido non è l’unica opzione disponibile, l’altra è stare con la mamma: aumentare l’assegno di maternità dell’Inps, una proposta che facciamo ogni anno in occasione del bilancio di previsione e che ci viene sempre bocciata, darebbe alle famiglie e alle donne una reale libertà di scelta. Se ci fosse questa opzione, probabilmente qualche famiglia farebbe una scelta diversa. Invece questa amministrazione si muove in una cornice ideologica alla quale tutti devono adattarsi e poi ci troviamo nei guai perché non riusciamo a garantire il cento per cento di copertura dei posti al nido che sarebbe necessaria”.
Katia Parisi (Modena civica) ha rilevato come la risposta data “consenta di rispondere ai bisogni delle famiglie e di non lasciare indietro nessuno”. La consigliera ha sottolineato in particolare l’importanza del fondo regionale per ridurre le rette, “che andrebbe esteso anche alle scuole dell’infanzia” e ha chiesto all’amministrazione di farsi portavoce per richiedere di riparametrare l’Isee “in modo che possa fotografare chiaramente la situazione delle famiglie ai fini della riduzione della retta”.
Andrea Giordani (Movimento 5 stelle) ha sostenuto che “sicuramente il sistema Modena è ancora preso ad esempio ma è evidente che sono emersi diversi problemi organizzativi, nella gestione del personale ed economici ai quali è necessario dare risposte anche per dare un aiuto alle famiglie che decidono di mettere al mondo dei figli”.
Concludendo il dibattito, l’assessora ai Servizi educativi Grazia Baracchi ha sottolineato che sui nidi “sono necessari investimenti da parte del Governo per rispondere alle necessità dei Comuni che stanno andando in crisi. Il fondo nazionale 0-6 dovrebbe aumentare e invece è fermo e questo, dunque, è il momento di unirsi e chiedere un maggiore finanziamento perché tutti, indipendentemente dal colore politico, crediamo nella fondamentale importanza di questo servizio”. L’assessora, infine, ha precisato che la Fondazione Cresci@mo utilizza il personale interinale solo per le sostituzioni brevi con l’obiettivo di continuare a garantire il servizio.
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