Cogliere tutte le opportunità di finanziamento regionali, nazionali ed europee per sviluppare sul territorio comunale Comunità energetiche rinnovabili, utilizzando anche le occasioni fornite dagli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana. È il principale invito contenuto nell’ordine del giorno per la creazione di Comunità energetiche proposto da Sinistra per Modena e approvato dal Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 15 settembre. L’ordine del giorno ha ottenuto il voto a favore anche di Pd, Europa verde-Verdi, Movimento 5 stelle, Lega Modena; astenuto il gruppo di Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia.
Il Comune di Modena ha già deliberato, nelle scorse settimane, l’avvio di una ricognizione della situazione attuale per individuare il potenziale di applicazione di nuovi impianti fotovoltaici. L’accordo, che sarà sottoscritto con l’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile (Aess), il Consorzio attività produttive e Acer, ha l’obbiettivo di verificare la possibilità di costituire Comunità energetiche di cittadini e Comunità di energia rinnovabile, cioè associazioni tra cittadini, pubbliche amministrazioni e anche attività economiche che uniscono le proprie forze per dotarsi di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili riducendo i costi.
Collocandosi in questa cornice, l’ordine del giorno, presentato dal consigliere Vincenzo Walter Stella, dopo aver messo in evidenza la crisi energetica causata dalla guerra e la crescita preoccupante del fenomeno della povertà energetica che investe molte famiglie, invita l’amministrazione a valutare anche “la fattibilità della creazione di una Comunità energetica nel rione di via Europa, contestualmente all’intervento di riqualificazione che porterà al nuovo polo logistico Conad, informando e coinvolgendo i residenti della zona”. Invita, inoltre, a valutare la possibilità di creare una comunità energetica “ogni volta che vengono proposti interventi privati per l’implementazione di attività produttive” e a promuovere un percorso partecipato, aperto a tutta la città, per prevedere e valutare quali e quante potenzialità ci siano nel territorio comunale per realizzare comunità energetiche.
Presentando l’ordine del giorno, Vincenzo Walter Stella ha sottolineato che le comunità energetiche rinnovabili “sono una fonte di energia sana che consentirebbe alla città di abbattere costi e bollette e di rendersi autonoma dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico”. Il consigliere ha auspicato, inoltre, che “nel caso di rigenerazioni urbanistiche di dimensioni medie o grandi, il Comune inviti progettisti e attuatori a studiare la fattibilità di una comunità energetica o dell’installazione di impianti per produrre energia da fonti rinnovabili”.
Aprendo il dibattito, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha ricordato che l’Italia “ha recepito tardi e in modo insufficiente e confuso la normativa comunitaria sul tema. Arera e il ministero della Transizione ecologica devono ancora emanare i provvedimenti attuativi. Il tema è interessante, soprattutto se pensiamo all’autoconsumo nei condomini che potrebbero diventare produttori e utilizzatori, ma siamo ancora indietro. Il processo è ancora lento e ci sono ancora passaggi da fare e per questo ci asteniamo”.
Per Lega Modena, Barbara Moretti ha affermato che “solo ultimamente si è registrato un impegno del Comune verso le energie rinnovabili e l’efficientamento energetico in edifici pubblici e scuole, quindi aspettarsi che assuma un ruolo propositivo e di volano richiede una bella dose di fiducia. Ma il Comune – ha proseguito – può svolgere un ruolo importante nella diffusione delle comunità energetiche e, a questo scopo, potrebbe creare un tavolo tecnico permanente e sportelli informativi per i cittadini oltre ad agevolare l’utilizzo delle coperture degli edifici pubblici e dei terreni non agricoli per installare impianti fotovoltaici a servizio delle comunità energetiche”.
Per Paola Aime (Europa verde-Verdi) è “incontrovertibile il ritardo dell’Italia, e forse non solo dell’Italia, con il quale si è arrivati a sviluppare una sensibilità che non avrebbe permesso di trovarci nella situazione tragica di pandemia di guerra in cui ci troviamo oggi, in cui energia è diventata dirimente e origine di difficoltà economiche enormi”. Sottolineando che lo scopo delle comunità energetiche non è il profitto (“a maggior ragione a fronte dei profitti enormi che alcuni soggetti stanno facendo ora sulla pelle dei cittadini”), la consigliera ha detto che il sistema delle comunità energetiche “difende la democrazia, le città e la possibilità per tutti i cittadini di avere ciò di cui hanno bisogno”.
“In questa campagna elettorale si sta parlando tanto di come produrre energia ma non degli strumenti che ci permetterebbero di non averne bisogno”, ha detto Diego Lenzini (Pd). Per il consigliere, una delle sfide del prossimo governo “dovrebbe essere rendere meno energivore le nostre città, i nostri condomini, le nostre case. Le comunità energetiche si inseriscono perfettamente in questo percorso perché contribuiscono a rendere autosufficienti da punto di vista energetico pezzi di città”.
Sottolineando “il ritardo dell’Italia” sul tema, Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle), ha però evidenziato come fatto positivo la legge regionale, votata all’unanimità, che fissa i principi e individua le risorse per creare comunità energetiche, prevedendo anche bonus ulteriori nel caso in cui ci sia il coinvolgimento diretto degli enti pubblici. “Siamo dentro un percorso di evoluzione verde ed energetica che ci dovrà portare a uscire dalla logica delle fonti fossili – ha detto – e questo ordine del giorno fa un passo in quella direzione”.
Intervenendo a conclusione del dibattito, l’assessora all’Ambiente Alessandra Filippi ha ricordato che nel Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima (Paesc) adottato dal Comune di Modena è previsto l’obiettivo della riduzione del 55 per cento delle emissioni al 2030. Sulle comunità energetiche, ha ribadito che il percorso è già stato avviato con la previsione degli studi di fattibilità e la verifica sulle possibilità di installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici di edilizia residenziale pubblica e di edilizia residenziale sociale di proprietà del Comune e di altri enti partecipati, nelle aree produttive oggetto di piani per gli insediamenti produttivi (Pip), sugli edifici pubblici attraverso i quali sviluppare progetti coerenti con il nuovo Piano urbanistico generale, con il Piano per l’energia sostenibile e il clima (Paesc) e con il Pair regionale. “Ci stiamo preparando – ha concluso – e quando apriranno i bandi per assegnare le risorse, saremo pronti”.
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