Oltre al Cpia, tante proposte dal volontariato e il 70% dei minori stranieri è nato e si è alfabetizzato qui. L’assessora Pinelli risponde a interrogazione di Rossini (FdI-PdF)
Sono quasi 3mila (2.971 per l’esattezza) gli stranieri che nell’anno scolastico 2021/2022 hanno frequentato i corsi di italiano del Cpia Centro provinciale per l’istruzione adulti di Modena nei 279 gruppi di diversi livelli svolti nell’anno. L’anno precedente furono 2.637 e 3.745 nel 2019/2020. Inoltre, diverse organizzazioni erogano attività di alfabetizzazione a titolo volontario; sono riunite nel Tavolo permanente delle organizzazioni nato nell’ambito del Programma Modena Città Interculturale, a cui prendono parte anche referenti dei settori Istruzione e Politiche sociali. Il Tavolo organizza anche occasioni di scambio e formazione sui temi del bilinguismo, sulle modalità di apprendimento della lingua e ha realizzato una mappatura dell’offerta territoriale dei corsi di italiano che integra offerte istituzionali e del volontariato.
Sono alcuni degli aspetti spiegati dall’assessora a Politiche sociali, Accoglienza e Integrazione Roberta Pinelli rispondendo nel Consiglio comunale di giovedì 7 luglio all’interrogazione di Elisa Rossini capogruppo di Fratelli d’Italia-Popolo della Famiglia. L’istanza chiedeva “quale rilevanza viene data all’uso della lingua italiana da parte degli immigrati del nostro territorio; quali iniziative si intendono adottare o sono state adottate per favorire l’apprendimento dell’italiano da parte degli immigrati presenti e quali iniziative si intendono adottare o sono state adottate per favorire l’inserimento nel contesto sociale e lavorativo e rimuovere gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di tale obiettivo”.
L’assessora Pinelli ha innanzitutto fornito la fotografia di un complesso fenomeno migratorio che negli anni ha visto sommarsi catene migratorie stabili e nuove che hanno trovato a Modena il territorio di approdo ma anche di nuova emigrazione, soprattutto a seguito delle crisi economiche a partire dal 2008”. I residenti di origine straniera a Modena sono il 15,8% del totale dei residenti (pari a circa 29.400 persone); i giovani rappresentano il 21,6% della popolazione tra i 15 e i 34 anni. Nel 2021 sono state circa 1.070 le acquisizioni di cittadinanza, trend costante negli anni, ottenuta per residenza, matrimonio o perché richiesta al compimento dei 18 anni. Pinelli ha quindi affermato che ciononostante dall’annuario statistico del 2021 emerge che le iscrizioni dall’estero in corso d’anno sono state solo 1.165, avvicinandosi alle 1.058 del 2015 che rappresentano il valore minimo degli ultimi 22 anni. Sono inoltre aumentate le cancellazioni anagrafiche verso l’estero e altri comuni da parte di residenti a Modena, anche di origine straniera. A questo dato, se ne aggiunge un altro preoccupante: prosegue il trend negativo delle nascite, che risentono della crescita zero degli anni ‘80 e ‘90, ma anche della diminuzione delle residenti straniere, responsabili negli ultimi anni di oltre un terzo delle nascite.
“In questa complessità – ha continuato - l’investimento sull’apprendimento della lingua italiana ha rappresentato una costante in Italia e a Modena. Sono stati fatti investimenti nella scuola di ogni ordine e grado per il potenziamento linguistico e la facilitazione dell’apprendimento così come sono stati finanziati, anche attraverso fondi regionali, corsi di italiano per le fasce più vulnerabili. Anche nell’ambito dei programmi straordinari di accoglienza (Cas e Sai) il Comune ha caldeggiato presso i gestori l’investimento nell’insegnamento dell’italiano. Il Centro provinciale per l'istruzione degli adulti è una presenza consolidata sul territorio che ogni anno eroga corsi di italiano e mediamente 150 persone al mese sostengono l’esame di lingua funzionale all’ottenimento della carta di soggiorno o cittadinanza.
L’assessora ha inoltre sottolineato che “il 17,6% dei residenti stranieri è nato in Italia; in particolare, i minorenni sono 5.984 pari al 20,7% dei minorenni residenti e il 71% di loro è nato a Modena. Circa il 20% degli alunni delle scuole modenesi è, dunque, di cittadinanza non italiana ma sempre più spesso nato in Italia, con un tasso di scolarità pari ai minori italiani in tutti gli ordini di istruzione obbligatoria. Per questi bambini e ragazzi l’italiano rappresenta dunque la lingua del quotidiano, dello studio, delle relazioni sociali e, in prospettiva del lavoro. Questa è dunque la Modena di oggi e del futuro”.
Modena aderisce inoltre al Network Europeo delle Città Interculturali del Consiglio d’Europa e alla Rete Italiana delle Città del dialogo con l’obiettivo di promuovere un programma locale che ponga l’intercultura al centro della propria azione politica: “L’intercultura appare infatti la vera sfida odierna”.
Dopo la trasformazione in interpellanza, per Lega Modena è intervenuta Barbara Moretti nel merito di un’affermazione attribuita al sindaco, detta durante un’assemblea pubblica su altri temi, citata nelle premesse dell’istanza, sull’importanza di imparare l’inglese per interagire con gli stranieri. La consigliera ha evidenziato quelle che ritiene “contraddizioni nelle politiche della sinistra che spingono verso l’inglese anziché per la padronanza dell’italiano, mentre prima di porsi il problema dei modenesi che non parlano inglese, bisogna porsi il problema degli stranieri che non parlano italiano”, oltre che “alla creazione di ghetti” (R-Nord e Parco XXII Aprile) fino all’insegnamento della lingua araba nelle scuole”.
Per il Pd è intervenuto Vittorio Reggiani che ricordando la propria presenza a quell’assemblea, ha spiegato come fossero ben diverse nei modi e nei fini le parole del sindaco riportate in aula decontestualizzandole. Ha quindi ricordato le difficoltà e la scarsa capacità di adattamento di molti immigrati, a partire da quelli italiani, il Paese con il più alto tasso di emigrazione in passato. “L’integrazione interculturale parte dal fatto che dobbiamo trovare un modo di esprimerci comune e chi arriva ha bisogno di un ponte per essere incluso nel tessuto sociale, noi possiamo essere quel ponte; analogo ruolo possono avere le associazioni straniere. I cosiddetti ghetti sono invece una caratteristica spontanea dei tessuti sociali urbani”. Un concetto ampiamente ribadito e sottolineato dal capogruppo Antonio Carpentieri il quale ha affermato con fermezza “che non ci sono scelte politiche per spingere gli stranieri in una zona piuttosto che in un’altra, al contrario, è semmai una responsabilità dei proprietari immobiliari”.
L’interrogante Elisa Rossini, dichiarandosi preoccupata che ci si possa rivolgere a una cittadina “pretendendo, anziché comprendendone le difficoltà a comunicare”, si è detta “confortata dalla risposta dell’assessora e dai dati forniti”. Ha però precisato: “La nostra impostazione nel fare integrazione è completamente diversa rispetto a chi parla di città del dialogo e di trovare un unico modo per esprimersi. La sinistra non sa più chi siamo e per questo motivo le sue politiche per l’integrazione non funzionano. Per fare integrazione noi proponiamo invece di partire dalla conoscenza delle radici e della cultura del territorio in cui si arriva”.
In sede di replica l’assessora ha piuttosto rivendicato l’importanza centrale “del dialogo per trovare un accordo tra punti di vista differenti. Ha ricordato i corsi di lingua italiana dedicati in modo specifico alle donne, durante i quali è anche disponibile un servizio di babysitting e le tante possibilità offerte per imparare l’italiano: noi spingiamo in questa direzione convinti che l’integrazione passi anche attraverso la lingua”, ha concluso.
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