Chiede modifiche al disegno di legge sulla concorrenza, in discussione al Parlamento, l’ordine del giorno approvato nella seduta di giovedì 7 luglio dal Consiglio comunale di Modena che esprime preoccupazione per le possibili ricadute delle nuove regole sui servizi pubblici locali.
Presentato da Paola Aime (Europa Verde-Verdi) e sottoscritto anche da Sinistra per Modena e Movimento 5 stelle, il documento ha ottenuto il voto a favore anche di Pd, Modena civica e Lega Modena, mentre si sono astenuti Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia e Forza Italia.
L’ordine del giorno, dopo aver rilevato che, per la prima volta nella storia repubblicana, un disegno di legge per lo sviluppo della concorrenza prevede “l’apertura totale al mercato di tutti i servizi pubblici locali, senza alcuna distinzione”, ne prende in esame in particolare l’articolo 8 che “interviene direttamente sul ruolo dei Comuni e sulla gestione dei servizi pubblici locali, ponendo la materia nell’ambito della competenza esclusiva statale” e sul quale già l’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha presentato osservazioni e proposto emendamenti.
In particolare, l’ordine del giorno sottolinea che l’articolo 8 del Ddl Concorrenza “condiziona pesantemente, chiedendo motivazioni qualificate e anticipate, la modalità di autoproduzione dei servizi da parte dei Comuni, rendendola di fatto residuale rispetto all’affidamento con la gara”, incentiva, attraverso premialità, il modello multiutility di gestione aggregata dei servizi pubblici “spingendo a una revisione che, eludendo completamente il principio di sussidiarietà, porta a mega gestori preferibilmente di natura privatistica”, e rafforza il ruolo delle autorità di regolazione, soprattutto di Arera, nell’individuazione di tasse e tariffe relative ai servizi pubblici di competenza.
Il documento ricorda inoltre, come sottolineato da Aime nel suo intervento, che nel 2011 il referendum sulla gestione dei servizi pubblici locali aveva sancito che quella in house doveva tornare a essere la modalità ordinaria di gestione dei servizi pubblici. “Sarebbe stato doveroso anche dal punto di vista democratico – ha detto la consigliera – tenere conto della volontà popolare, ma da allora nessun governo ha realmente preso in carico la questione. Ma beni di valore inestimabile come l’acqua non devono essere regolati da leggi di mercato, va garantita l’equità e l’accessibilità e questo può farlo solo il pubblico”.
L’ordine del giorno, dunque, chiede che il testo licenziato dal Senato, comunque già migliorato rispetto all’originale, sia oggetto alla Camera di modifiche ancora più incisive in questa direzione, invitando l’amministrazione ad attivarsi con i parlamentari modenesi e il governo affinché vengano proposte ulteriori modifiche all’articolo 8 del Ddl e a promuovere, anche insieme ad altri enti locali, l’avvio di una discussione pubblica sul ruolo dei Comuni, dei servizi pubblici, dei beni comuni e della democrazia di prossimità, “al fine di ripensare il modello sociale per affrontare le sfide della disuguaglianza sociale, della crisi climatica, dello sviluppo sostenibile”. Invita, infine, a informare la cittadinanza “sui rischi per il territorio dell’approvazione del Ddl nella sua attuale formulazione”.
Nel dibattito Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha affermato che l’ordine del giorno mette a fuoco una questione fondamentale, e cioè “quale deve essere il ruolo dei Comuni nelle prospettive dell’azione di governo. Il Ddl è una delle riforme abilitanti per il Pnrr, che meriterebbe una riflessione in più per non rischiare di fare danni, e tutela la concorrenza e l’efficienza economica. Non considera, però, il principio di uguaglianza e i diritti riconosciuti dalla Costituzione e dall’articolo 1 del Testo unico degli enti locali che definisce la prossimità una garanzia per concretizzare questi stessi diritti”.
Il Ddl approvato dal Senato “dovrà essere ulteriormente modificato alla Camera – ha detto Antonio Carpentieri (Pd) – perché non è accettabile la riduzione ai minimi termini del ruolo dei Comuni e dei territori sui servizi pubblici essenziali. È necessaria un’ulteriore riflessione per trovare una mediazione tra il ruolo dei Comuni e la libera concorrenza. È semplicistico pensare di risolvere eventuali inefficienze della gestione in house dei servizi solo privilegiando il mercato”.
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