La sanità modenese esce profondamente trasformata da due anni di pandemia e ridefinisce obiettivi e direttrici d’intervento alla luce dell’esperienza fatta e degli investimenti previsti sul territorio dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): il più importante investimento sulla rete sanitaria provinciale della storia della sanità modenese. Il finanziamento complessivo per Modena è pari, infatti, a 72,9 milioni di euro: ai 45,5 milioni destinati dal Pnrr all’Ausl e ai 16,6 per l’Azienda Ospedaliero Universitaria, si aggiungono infatti i 10,8 milioni destinati sempre ad Aou dal Piano Nazionale Complementare. Il piano di realizzazione delle strutture definito dall’Azienda sanitaria territoriale prevede di destinare 19,8 milioni per le Case della comunità (con interventi di manutenzione straordinaria e nuove realizzazioni), 10,8 milioni per gli Ospedali di Comunità, 6,3 per il rinnovo di grandi tecnologie diagnostiche e 6,2 per tecnologie informatiche finalizzate alla completa digitalizzazione dei processi clinici negli ospedali; 2,4 milioni sono infine per le Centrali operative territoriali (COT), una con ruolo di hub a Modena e sei spoke negli altri distretti.
“La pandemia ha accentuato le disuguaglianze e creato nuovi disagi; ha prodotto un disequilibrio dovuto alla centralizzazione delle politiche sanitarie per l’emergenza e ha messo in evidenza la necessità di avvicinare la sanità ai cittadini, potenziando i servizi di prossimità e la domiciliarità. Occorre ora riconfermare i principi di fondo: l’universalità e la gratuità della sanità pubblica per garantire un’assistenza sanitaria di alta qualità puntando su innovazione e sviluppo delle reti ospedaliera e territoriale che devono essere in stretta relazione tra loro”. Lo ha affermato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, anche in veste di presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss), durante il Consiglio comunale di giovedì 5 maggio dedicato ai cambiamenti della sanità pubblica locale dopo l’emergenza Covid durante il quale sono stati discussi anche alcuni ordini del giorno. Uno scenario in cui sono fondamentali la ricerca e la formazione del personale, ambiti in cui un ruolo di primo piano lo gioca l’Ateneo modenese. “L’eccellenza della ricerca Unimore è testimoniato ad esempio nel ruolo di capofila per Terapia delle Malattie Genetiche nell’ambito del Centro Nazionale per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA”, ha spiegato il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Carlo Adolfo Porro che ha inoltre confermato lo sforzo avviato per la formazione di nuovi medici e infermieri.
Il direttore generale dell’Ausl Antonio Brambilla ha sottolineato che “il covid ci ha insegnato che il sistema per funzionare bene deve avere due polmoni, l’ospedale e il territorio: solo avvicinando l’assistenza ai cittadini fragili, ai cronici, grazie al contributo di diverse figure professionali accanto ai professionisti ospedalieri e ai medici di medicina generale, anche tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie, potremo evitare il ricorso a ricoveri non necessari, ridurre gli accessi impropri ai pronto soccorso e migliorare la risposta complessiva ai bisogni di salute”.
E sugli investimenti in nuove tecnologie e strumentazioni destinati alle strutture ospedaliere si è soffermato il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Claudio Vagnini: “Dal punto di vista tecnologico l’Azienda interverrà su entrambi i propri presidi ospedalieri che, come ospedali di terzo livello, necessitano di un costante rinnovamento delle apparecchiature, mentre dal punto di vista edilizio si è scelto di intervenire sul Policlinico”.
Le direttrici d’intervento sulle quali si muoverà quindi l’intera sanità pubblica sono quelle della promozione della competenza clinica negli ospedali del territorio e del rinnovo delle infrastrutture in una logica di rete, aumentando flessibilità e produttività, concentrando le casistiche, valorizzando le professionalità e avendo attenzione ai costi. Con il rischio da scongiurare per il prossimo autunno, ha precisato Muzzarelli, di una paralisi degli ospedali di fronte a una possibile ripresa del Covid o a uno sviluppo pandemico dei virus influenzali.
Lo sviluppo della rete territoriale passerà anche dal potenziamento del sistema del 118 e delle strutture di Pronto soccorso, dal superamento della carenza di specialisti in collaborazione con l’Università, dal potenziamento delle reti cliniche e assistenziali integrate, con il coinvolgimento delle associazioni, e dalla telemedicina per favorire la piena presa in carico dei cittadini.
Muzzarelli ha sottolineato l’importanza di rafforzare la rete delle cure intermedie e la medicina generale, razionalizzando anche la rete ambulatoriale, indicando una serie di obiettivi: cultura della prevenzione, assistenza primaria (medicina d’iniziativa, assistenza domiciliare, telemedicina, dimissione protette) e reti cliniche superando le frammentazioni, infermiere di comunità, medicina convenzionata e abbattimento dei tempi di attesa per le specialistiche ambulatoriali.
Il sindaco ha concluso richiamando la necessità di un’integrazione socio-sanitaria assistenziale per rispondere all’aumento delle fragilità, anche potenziando gli investimenti in formazione e nelle strutture per la ricerca, elementi imprescindibili per la qualità dell’assistenza.
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