Il Consiglio comunale di Modena unito chiede di rivedere la legge che modifica il regolamento dei Peep mettendo a rischio il sistema di politiche abitative modenese.
Ad aprire il dibattito è stata Elisa Rossini di Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, che ha parlato di “delibera dovuta” a seguito di nuove disposizioni nazionali. “Con queste modifiche viene eliminata la discrezionalità del Comune nell’effettuare la trasformazione del diritto di superficie in proprietà; si tratta di una normativa lacunosa e che presenta aspetti critici”, ha affermato la consigliera precisando però di non condividere “l’importante incremento ingiustificato dei costi amministrativi per le pratiche dei Peep: sembra vendicativo nei confronti dei cittadini rispetto a criticità di cui non sono responsabili”.
Giovanni Bertoldi, esprimendo la “contrarietà” alla delibera del gruppo Lega Modena, ha annunciato il voto di astensione al provvedimento “per senso di responsabilità. Queste modifiche – ha detto – creano un grosso ostacolo per proseguire nelle politiche di edilizia pubblica che sono uno dei vanti del territorio e comportano trattamenti molto differenti in fattispecie simili, tra chi ha riscattato l’alloggio in passato e chi lo farà oggi, fino a introdurre il rischio di speculazione sull’immobile”. Il consigliere ha quindi sottolineato “la condivisione dell’ordine del giorno che chiede una modifica della norma a vantaggio di tutti”.
Per Vincenzo Walter Stella di Sinistra per Modena la modifica introduce una “opportunità iniqua socialmente e dannosa per il nostro comune”. Il consigliere ha evidenziato che “non è una buona soluzione aver individuato due scaglioni legati solo alle dimensioni degli alloggi, senza tener conto della zona in cui sono costruiti, che corrisponde a valori anche molto diversi, né alla qualità architettonica. Con le minori entrate da riscatti – ha aggiunto – verranno a mancare risorse al Comune per rilanciare nuove iniziative di politiche abitative”.
Per il Pd, Diego Lenzini ha evidenziato che “come Amministrazione siamo costretti ad adempiere a leggi sovraordinate, ma così facendo andiamo a minare le politiche abitative che hanno contraddistinto Modena per qualità. I Peep non sono politiche rivolte a famiglie in difficoltà ma destinate alle famiglie per contribuire a un loro progetto di vita. Soprattutto in una fase come questa, in cui si abbandona la logica di espansione a favore della rigenerazione, il patrimonio Peep è particolarmente importante perché, se non riscattato, garantisce continuità a un circuito virtuoso con l’offerta di immobili a prezzi convenzionati. Per questo – ha concluso – questa legge è scellerata e dobbiamo tutti far pressioni il più possibile a Roma affinché venga corretta”. Marco Forghieri ha evidenziato la distinzione tra Peep e case popolari e ha sottolineato che “difficilmente da altre parti c’è stato uno sviluppo dei Peep forte come a Modena, città nella quale i prezzi degli alloggi non sono bassi ed è difficile riuscire a garantire il diritto di accesso alla casa. L’Amministrazione non avrà più a disposizione terreni su cui costruire e non potrà indirizzare gli incassi dei riscatti Peep nel recuperare l’esistente. Credo che il segnale compatto che lancerà il Consiglio sarà di aiuto ma si dovrà dare fondo a tutta la creatività possibile e alle migliori pratiche amministrative perché non possiamo permetterci di non avere alternative tra affitto ed edilizia privata”. Il capogruppo Antonio Carpentieri ha evidenziato che “esiste il rischio concreto che questa attuazione di legge porti un effetto distorsivo del mercato: con il cambio dei parametri – ha spiegato – è possibile che entri nel mercato una certa quantità di alloggi a un prezzo alto al posto di alloggi a prezzi di edilizia convenzionata e questo può contagiare il mercato alzando anche i prezzi degli altri alloggi”. In dichiarazione di voto, inoltre, Carpentieri ha sottolineato che “l’approvazione della delibera è un atto formale dovuto in recepimento di una legge; credo si sia capito però che nessuno in quest’Aula è felice di questa legge”.
Anche Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha parlato di “atto dovuto e di senso di responsabilità, pure giuridico, nella votazione della delibera”, che però va a toccare un circolo virtuoso facendo venire meno il patrimonio Peep”. Il consigliere si è detto a favore della mozione e ha evidenziato che “è importante la sollecitazione a recuperare idee alternative per l’accesso alla casa, soprattutto in un momento in cui non si fa più espansione. A prescindere da come andrà questa vicenda, invito l’Amministrazione a trovare misure e idee che consentano di portare a Modena ancora politiche attive per la casa”, ha concluso dando disponibilità a collaborare.
Per Paola Aime (Europa verde-Verdi) il Consiglio, votando la delibera, si trova “schiacciato tra una decisione sovracomunale che non rispetta l’azione delle Amministrazioni comunali a favore del diritto alla casa per i ceti medi, e la responsabilità di recepire la normativa”. La mozione, comunque, “cerca di mitigare una normativa che causa un danno economico al Comune – ha aggiunto – e rischia di turbare l’equità che caratterizzava le politiche per la casa”.
Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) ha annunciato voto a favore motivandolo con il fatto che “l’Amministrazione è tenuta a uniformarsi alla normativa nazionale, nonostante la stessa legge presenti criticità”. La consigliera ha poi annunciato l’impegno del gruppo “per favorire il cambiamento che distorce lo strumento dei Peep e le logiche con cui è stato applicato su questo territorio”.
Intervenendo nel dibattito, l’assessora alle Politiche abitative Anna Maria Vandelli ha evidenziato che “il modello sviluppato in oltre 50 anni di attività non si può più basare sulla concessione di aree e sull’assegnazione in diritto di superficie” e “con queste modifiche cade un elemento cardine delle nostre politiche abitative: il principio della restituzione alla base del sistema dei riscatti. Nel momento in cui la famiglia voleva la piena proprietà del proprio alloggio restituiva una parte del vantaggio che gli aveva permesso di accedere alla casa, mentre da domani, con questa misura iniqua, non ci sarà più redistribuzione. Ci dovremo confrontare con una forte contrazione delle politiche abitative attive, che noi non vogliamo: per questo stiamo già lavorando e cercheremo di pensare a nuovi modelli per mantenere alta l’attenzione verso il diritto all’accesso alla casa, soprattutto per famiglie che non riescono ad accedervi a libero mercato”.
Il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi ha osservato che l’introduzione della normativa “causa un impoverimento dell’intero patrimonio dell’ente locale, non solo quello Peep”, sottolineando quindi che quella effettuata dal legislatore “è una scelta grave”. Ricordando comunque il “dovere dell’Assemblea” nel votare la norma, il presidente ne ha sottolineato i profili di “iniquità per tutti i cittadini, non solo per l’Amministrazione comunale, perché incide pesantemente sulle politiche abitative della città”.
Nella sua replica, l’assessora Lucà Morandi ha spiegato che l’aumento a 850 euro dei costi amministrativi per le procedure di modifica della convenzione “non è legato alla nuova normativa” da cui scaturiscono i cambiamenti al regolamento per i riscatti degli alloggi Peep, ma si tratta di “un adeguamento connesso al costo del lavoro per il servizio. L’ultimo aggiornamento – ha precisato – risaliva agli anni Novanta”.
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