“Basta guerra!” È il grido che si è alzato durante la commemorazione del 77° anniversario dell’eccidio nazifascista di Navicello quando il 9 marzo del 1945 per rappresaglia vennero uccisi dieci partigiani. L’appello per la pace, proprio partendo dalla memoria del sacrificio di quei giovani antifascisti, è stato lanciato dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, presente all’iniziativa insieme alla prefetta Alessandra Camparota, alla sindaca di Nonantola Federica Nannetti e al commissario straordinario del Comune di Bomporto Pier Luigi Piva, e ripreso nell’intervento del presidente provinciale dell’Anpi Vanni Bulgarelli.
All’iniziativa, che si è aperta con la deposizione delle corone al monumento che ricorda l’eccidio, ha partecipato anche una rappresentanza del Consiglio dei ragazzi di Bomporto-Bastiglia.
Dopo aver ricordato le vicende che portarono alla rappresaglia del 1945, sottolineando la partecipazione popolare alla Resistenza con un ruolo fondamentale svolto dalle donne, Bulgarelli ha fatto riferimento all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sottolineando che “l’Anpi condanna senza appello l’aggressione e la guerra di Putn”.
Per Bulgarelli, infatti, “ancora una volta ignavia e ipocrisia hanno portato tanti paesi a sottovalutare il complesso di vicende all’origine questo tragico esito. Solo 30 anni fa, ancora in Europa, una efferata serie di guerre civili ha devastato anime e corpi nella ex Jugoslavia. Ancora una volta contiamo massacri, devastazioni, atti di inaudita ferocia. Ancora una volta diciamo basta guerra!”.
Il presidente dell’Anpi ha sottolineato l’impegno dell’Europa che “si è mossa in modo deciso e unitario per isolare l’aggressore e per aiutare in ogni modo la resistenza del popolo ucraino. In gioco non c’è solo il futuro di un paese, la libertà del suo popolo e la libertà dello stesso popolo russo, ma la credibilità della democrazia. Una libertà e una democrazia che non possono essere neutrali, che non possono essere disarmate. Per questo si può e si deve fare di più”.
Bulgarelli ha concluso sottolineando come l’impegno antifascista non sia “un residuo della storia, ma un moto della dignità umana, un progetto contemporaneo per la pace, la coesistenza pacifica tra popoli diversi, per conquistare e difendere la libertà e la democrazia senza le quali la pace è solo deserto”.
La rappresaglia del ponte di Navicello, che vide la morte di dieci partigiani il 9 marzo 1945, fu compiuta per la scomparsa di due soldati tedeschi nella fase finale della guerra. Il comando tedesco, con la collaborazione della Brigata nera di Nonantola, organizzò prima un esteso rastrellamento e mise poi in atto la vendetta. Nella rappresaglia trovarono la morte Quinto Bozzali, Agostino Ferriani, Ivaldo Garuti, i fratelli Pietro e Valentino Gasparini, Renzo Grenzi, Huber Panza, Fabio Pellacani, Eugenio Tavoni, e Angelo Zambelli.
Il monumento di Navicello ricorda, tra gli altri, anche il sacrificio di un altro partigiano, Ivaldo Vaccari, medaglia di bronzo al valor militare, che venne fucilato il 27 marzo del 1945 dopo aver sopportato per giorni le torture dei nazisti senza rivelare l’identità dei compagni della Brigata Walter Tabacchi in cui militava.
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