La fase più critica della pandemia riferita a questi ultimi mesi dell’emergenza sanitaria, quella tra dicembre e gennaio, è stata rievocata in Consiglio comunale giovedì 10 marzo con il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli che ha risposto a un’interrogazione di Beatrice De Maio (Modena Sociale) presentata in quei giorni, quando in via Minutara si crearono file e difficoltà per i cittadini.
“A Modena, come in tutta Italia, il quel periodo si crearono disagi – ha ricordato il sindaco – e la stessa Asl lo riconobbe pubblicamente, aggiornando poi i processi organizzativi e gestionali interni per evitare il riproporsi di situazioni simili”. Muzzarelli, inoltre, ha ribadito il ringraziamento ai sanitari “per quello che hanno fatto e che continuano a fare”, anche di fronte al clima di aggressioni e minacce denunciato proprio nei giorni scorsi.
Il sindaco ha spiegato che il sistema tra dicembre e gennaio non funzionò come nei due anni precedenti un po’ per i numeri mai così alti di contagi, a causa della variante Omicron, e un po’ per il fatto che un’alta domanda di tamponi e test molecolari si sovrappose alla campagna vaccinale. Intervenne la Polizia locale per supportare Ausl ed Esercito nella gestione logistica dell’area di via Minutara e venne attivato anche il Volontariato di Protezione civile.
Il momento di difficoltà venne superato anche grazie alle semplificazioni introdotte dalla Regione (come i tamponi rapidi nelle farmacie da considerare alla stregua di quelli molecolari) e a un aumento progressivo della capacità di lettura dei tamponi da parte dei laboratori, fino a 6mila al giorno.
Nel frattempo, come ha riepilogato il sindaco, si era provveduto alla modifica della viabilità interna dell’area dell’Hub, all’interdizione dell’accesso a chi non aveva una prenotazione, all’impiego di un numero di professionisti adeguato al flusso previsto e alla modifica degli inviti con prenotazione su orario definito, anziché ad accesso libero.
Aprendo il dibattito dopo la trasformazione in interpellanza, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha spiegato come i disservizi abbiano rappresentato “una pagina non positiva per l’Ausl di Modena”. Il consigliere ha segnalato carenze sul fronte dell’organizzazione, aggravate “dalla carenza dei medici di famiglia e dalle difficoltà a contattare telefonicamente il servizio”. Quindi ha auspicato ha “la preparazione di piani più efficaci in caso si tornasse in emergenza”.
“I tamponi effettuati sono stati moltissimi, peraltro a seguito dell’arrivo non preventivabile della variante Omicron, e questa situazione si è inevitabilmente riflessa sui servizi”, ha segnalato Tommaso Fasano (Pd). Il consigliere ha anche sottolineato “la scelta della Regione di dare valore ai valori antigenici, rendendoli sufficienti quindi a diagnosticare l’infezione: questa azione ha reso i numeri accettabili per una refertazione tempestiva”.
Il territorio si è ritrovato impreparato davanti all’ondata di contagi “ma questo non doveva capitare”, ha affermato Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia), perché la previsione della quota delle infezioni era “più bassa”. Soprattutto a livello nazionale, infatti, “sono stati sottovalutati i rischi della situazione in atto: il Governo aveva annunciato che i vaccini e il Green pass, peraltro uno strumento improprio, avrebbero ridotto le infezioni, però evidentemente così non è stato”.
In replica, la consigliera De Maio ha espresso l’auspicio che “eventuali emergenze che dovessero verificarsi in futuro vengano trattate in maniera migliore rispetto a quanto fatto finora”, facendo tesoro, quindi, “degli errori organizzativi e migliorando i piani di risposta”. I cittadini hanno infatti “subito disagi – ha concluso – e questo non possiamo dimenticarlo”.
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