09/02/2022

REDDITO CITTADINANZA, MIGLIORARE IL RAPPORTO CON I COMUNI

“Strumento non compiuto, Enti locali lasciati soli”. Assessora Ferrari risponde a interrogazione di Moretti (Lega). Sul caso specifico: irreperibile da un anno e non presenta documentazione integrativa

“È opportuno che la politica, dal Consiglio comunale al Parlamento, chiarisca il futuro del Reddito di cittadinanza (RdC), un provvedimento che istituì il Governo giallo/verde e che vede gli Enti locali lasciati spesso soli a gestire situazioni complesse e delicate”. Lo ha rimarcato, parlando di RdC come di uno “strumento non compiuto” e della necessità che “venga migliorato il rapporto con le amministrazioni comunali”, l’assessora ai Servizi demografici Ludovica Carla Ferrari nel corso del Consiglio comunale di lunedì 7 febbraio rispondendo a un’interrogazione di Lega Modena su “Modalità operativa e criteri adottati per la valutazione della revoca del Reddito di cittadinanza” che citava un caso specifico in cui l’Inps ha revocato il beneficio a una cittadina risultata non in possesso dei requisiti.

L’interrogazione illustrata da Barbara Moretti chiedeva tra l’altro informazioni sui criteri adottati dall’Ufficio Anagrafe delegato da Inps a verificare la sussistenza dei requisiti; se nel caso specifico la cancellazione dall'Anagrafe nazionale per irreperibilità fosse stata preceduta da tutte le prassi di legge, quali elementi vengono valutati in caso di contestazione, se ci sia discrezionalità del Comune, se sia prevista un’interlocuzione diretta ufficio e cittadino, quali provvedimenti attuabili perché, provata la residenza continuativa, la cittadina possa recuperare il beneficio per i mesi non fruiti e se l’Inps possa rivalersi sul Comune.

Richiamando le parole attribuite alla consigliera dalla stampa, l’assessora ha innanzitutto sottolineato che “l’Amministrazione comunale non ha alzato alcun muro di gomma” e tantomeno ha “rifiutato ogni incontro chiarificatore, ma anzi il caso è stato affrontato con la massima attenzione e cura”. Ha quindi ribadito la titolarità di Inps che riceve le richieste di Reddito di cittadinanza, mentre i Comuni intervengono nei procedimenti di controllo. “L’amministrazione comunale si è quindi dotata di una procedura interna e di una commissione deputata a supportare le attività di controllo anagrafico. La verifica dei requisiti è effettuata da un operatore destinato all’attività grazie alle risorse del Fondo Povertà, la commissione è composta da Servizi Sociali, Servizi Demografici e si appoggia alle attività di verifica della Polizia Locale. I controlli riguardano la ricostruzione della storia anagrafica ai sensi della normativa che prevede che i requisiti di residenza debbano sussistere per almeno 10 anni, gli ultimi 2 continuativi. Se non risultano sufficienti le verifiche anagrafiche, i servizi richiedono oggettivi e univoci elementi di riscontro e il cittadino viene contattato, affinché presenti documentazione integrativa, tramite raccomandata solo dopo tre tentativi ai contatti inseriti in domanda. È utile a dimostrare la presenza sul territorio documentazione attestante, ad esempio, attività lavorativa o frequenza scolastica, visite o esami medici, l’estratto conto della social card o del libretto postale, documentazione che attesti di essere stati ospiti in strutture pubbliche o private, non il semplice contratto di affitto. Solo se il cittadino non presenta documentazione integrativa o non risponda a telefonate e raccomandata, l'istruttoria si conclude negativamente. Ferrari ha quindi detto che “il requisito di residenza è un diritto e un dovere: “la legge obbliga ad iscriversi all’anagrafe indicando una residenza perché essere irreperibili significherebbe non esercitare il diritto di voto, sfuggire al fisco e l’impossibilità di notificare atti giudiziari”.

Per quanto riguarda il caso specifico, la signora ha fatto richiesta di Reddito di Cittadinanza a marzo 2019 quando era stata cancellata per irreperibilità accertata il 6/10/2017 dopo che, almeno un anno prima, era stato attivato d'ufficio un procedimento di cancellazione anagrafica poiché nell'abitazione di residenza c’era un altro nucleo familiare (la Polizia Locale aveva effettuato ripetuti e intervallati accertamenti). Infine, l’assessora ha spiegato che la posizione della signora può essere rivalutata, ma il soggetto a cui rivolgersi è Inps e per la residenza anagrafica occorre appunto presentare documentazione aggiuntiva circostanziata, mentre non risulta che Inps possa rivalersi sul Comune.

Dopo la trasformazione in interpellanza, per il Movimento 5 stelle Giovanni Silingardi ha precisato che la cittadina ha presentato “elementi oggettivi che confermano il rispetto dei requisiti sulla residenza”, quindi “in conformità alle normative”; e più in generale, ha sollecitato gli uffici comunali “a valutazioni più attente e pregnanti” anche alla luce “del valore sociale di questo provvedimento”.

Per Mara Bergonzoni (Pd) il reddito di cittadinanza, pur avendo rappresentato un sostegno significativo durante l’emergenza sanitaria, “si è limitato a un trasferimento di denaro”, mentre “non sono state sviluppate le politiche sociali attive previste che hanno un percorso ben diverso”. Ha auspicato “azioni di presa in carico e accompagnamento, a partire dall’inserimento lavorativo e dall’azione dei navigator, fin qui un fallimento”.

In replica, la consigliera Moretti si è detta “basita” dopo aver rilevato come i criteri necessari per ottenere il reddito di cittadinanza siano “poco codificati”; inoltre, ha segnalato la mancata attenzione verso “i riscontri medici e veterinari che attestano la residenza della signora a Modena”. Ha anche lamentato “l’assenza di un confronto tra cittadina e operatori: un incontro avrebbe aiutato a comprendere meglio la situazione”.

Infine, l’assessora Ferrari ha chiarito che i documenti forniti dalla signora “non consentivano di determinare con certezza il requisito della residenza continuativa nell’ultimo biennio come previsto dall’Inps”; più in generale ha auspicato che lo Stato istituisca “strumenti di supporto più efficaci del reddito di cittadinanza che non ha svolto il compito per cui era pensato e ha funzionato piuttosto come reddito di emergenza”.

 

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