Il Palazzo ducale, la sua storia e quella dei duchi d’Este fanno parte della storia di Modena: dare risalto al valore monumentale del Palazzo è stato uno degli obiettivi degli interventi promossi dal Comune per la riqualificazione della zona e anche le maggiori aperture a una fruizione pubblica di quella che oggi è l’Accademia militare, come, per esempio, le due serate d’opera la scorsa estate, vanno nella direzione di valorizzare il pregio architettonico e storico dell’edificio. La storia del Ducato estense fa parte del materiale informativo e divulgativo sulla storia di Modena e il Palazzo è inserito in tutti i percorsi di visita a scopo culturale e didattico della città. Inoltre, il Museo Civico, in collaborazione con l’Università di Bologna e con UniMoRe, sta lavorando a una ricerca sul Pantheon estense della chiesa di Sant’Agostino che metterà in luce l’intento degli Este di glorificare la propria casata attraverso la realizzazione degli apparati barocchi della chiesa.
Lo ha spiegato l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi rispondendo, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 10 febbraio, all’interrogazione di Enrica Manenti (Movimento 5 stelle) che, partendo dalla proposta dell’onorevole Carlo Giovanardi di apporre una targa commemorativa della dinastia estense sulla facciata di Palazzo ducale, chiedeva quali siano le iniziative in corso per la valorizzazione del patrimonio culturale e la diffusione della conoscenza della storia di Modena.
“Gli strumenti già adottati con l’obiettivo di divulgare e valorizzare la storia del Palazzo ducale e della casa d’Este nella storia di Modena ci sono e sono diversi”, ha specificato l’assessore: “Apporre una lapide commemorativa della dinastia estense sulla facciata dell’edificio, come proposto dall’onorevole Giovanardi, avrebbe, invece, un significato meramente celebrativo e non risponderebbe in modo efficace all’obiettivo di far conoscere ai visitatori chi governò il ducato”.
La proposta di Carlo Giovanardi è stata presentata nell’aprile 2021 e inviata al ministero della Difesa e, per conoscenza, all’Accademia nazionale di scienze, lettere e arti, alla Deputazione di storia patria e al comandante dell’Accademia di Modena, “senza coinvolgere formalmente il Comune”, ha ricordato l’assessore. Nel giugno 2021 la proposta ha avuto parere positivo dal Ministero della Difesa che ne ha modificato il testo e ha rimandato alla Soprintendenza sia per un parere definitivo sul testo sia per l’autorizzazione all’apposizione della lapide. A luglio 2021 Italia nostra ha comunicato all’Amministrazione il proprio parere negativo sull’iniziativa. Nell’interrogazione, la consigliera Manenti ha ricordato il dibattito scaturito sulla proposta “nella quale si è visto l’intento di sollecitare nostalgie ‘duchiste’ da controbilanciare facendo presenti le vicende storiche negative per la città provocate dal governo estense, partendo dalla storia di Ciro Menotti, il cui monumento, proprio in piazza Roma, ancora oggi ammonisce contro la tirannide degli Estensi”. La consigliera ha chiesto, quindi, come si intenda recuperare agli studi e alla fruizione pubblica il Museo del Risorgimento, “il cui patrimonio da decenni non è visibile al pubblico”.
L’assessore Bortolamasi, dopo aver ricordato che il patrimonio del Museo del Risorgimento, disponibile online dal 2010, è conservato in modo consono e ordinato, catalogato e consultabile su richiesta, ha annunciato che “la storia locale del Risorgimento troverà uno spazio nei nuovi ambienti dell’ex Ospedale estense. L’idea di riallestire un museo autonomo, come in passato, è in fase di valutazione ma la raccolta e le collezioni del Museo del Risorgimento avranno comunque una collocazione adeguata nei nuovi spazi museali che consegneremo presto alla città”.
In replica, la consigliera Manenti si è dichiarata soddisfatta per la risposta e ha ringraziato gli istituti culturali “per il lavoro che svolgono per la didattica e la ricerca”. Ha suggerito all’Amministrazione di “potenziare le azioni volte a valorizzare la storia della città”, sostenendo “il lavoro di studio che svolgono i funzionari scientifici degli istituti culturali, spesso gravati da troppi compiti amministrativi”, auspicando, infine, l’individuazione di “una sede idonea per il Museo del Risorgimento”.
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