Definire un protocollo per una comunicazione che superi gli stereotipi di genere e adottarlo per le campagne di comunicazione in città che siano attuate dall’amministrazione o affidate ad agenzie esterne. È l’invito contenuto nell’ordine del giorno proposto dai gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Europa verde-Verdi, Modena civica) e approvato dal Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 13 gennaio, con il voto a favore anche del Movimento 5 stelle e di Modena sociale; contrari Lega Modena e Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia.
Illustrato dalla prima firmataria Lucia Connola (Pd), l’ordine del giorno ricorda che il Comune di Modena ha già adottato nel 2015 le Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo e le tante iniziative e i progetti rivolti alle scuole, e non solo, per una comunicazione che vada oltre gli stereotipi di genere. Partendo da questo presupposto, chiede di allargare l’ambito di azione adottando, appunto, un protocollo per una comunicazione attenta al genere che preveda, in particolare, che la rappresentazione della donna “non sia reificata, squalificata o stereotipata, svilente e maschilista”, che il corpo della donna non sia mercificato e che non vengano proposti modelli estetici irrealistici e irraggiungibili, utilizzando, ha sottolineato la consigliera “una modalità comunicativa che garantisca visibilità alla complessità dei ruoli maschili e femminili nella società di oggi e ne valorizzi l’interscambiabilità nella sfera sociale, familiare e professionale”.
L’ordine del giorno chiede, inoltre, che il protocollo sia adottato in tutte le campagne di comunicazione in città, “allegandolo ai capitolati di gara nel caso di affidamento ad agenzie esterne e integrandolo nella modulistica per la richiesta di patrocinio”. Chiede anche che nelle campagne di comunicazione dei grandi eventi organizzati dal Comune “almeno un filone comunicativo sia dedicato alla decostruzione degli stereotipi di genere tramite l’utilizzo di contro stereotipi”, e che “i referenti della comunicazione della Città siano formati sulle strategie di comunicazione in chiave di genere”.
Aprendo il dibattito, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo d’Italia) ha affermato che “il linguaggio di genere e la decostruzione degli stereotipi rientrano in una visione di Stato etico che vuole moralizzare la vita sociale imponendo un modello che non parte dalla persona. In una sorta di sperimentazione sociologica totalmente astratta tanto da voler eliminare l’elemento maschile e femminile che sono corporei”. La consigliera ha ritenuto “condivisibile il richiamo alla non reificazione della donna ma non il giudizio negativo sulla definizione dei ruoli maschili e femminili che discendono da una sensibilità differente”.
Per il Pd, Alberto Bignardi ha rimarcato che la società si evolve, “ed è giusto che la politica dia indicazioni su quali linguaggi sono considerati accettabili. Il linguaggio di genere è un linguaggio accettante e accogliente, che non vuole imporre un modello culturale ma far sì che le persone non si sentano discriminate”. “Le parole sono importanti perché contribuiscono a formare la realtà”, ha affermato Irene Guadagnini sottolineando che “quello che non viene nominato, di fatto non esiste: da qui la scelta di sostenere la declinazione al femminile. La mozione ribadisce l’importanza delle parole che usiamo non per imbrigliare la lingua ma per dedicarle l’attenzione che merita, perché una parola non vale l’altra e lo stesso vale per le immagini”.
Per Lega Modena, Giovanni Bertoldi ha giudicato la mozione “fondamentalmente inutile: tutta la comunicazione è fatta soprattutto di semplificazioni ed è piena di stereotipi, non solo di genere, perché deve arrivare nell’immediato. Le parole devono seguire una tradizione e le regole di una lingua”.
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