“Uno che amò sempre il suo simile”. Si intitola così la mostra che nell’ambito del Festivalfilosofia il Museo civico dedica a Ciro Menotti, prendendo spunto da una delle frasi più emblematiche dell’ultima lettera che il patriota modenese scrisse alla moglie Francesca Moreali prima della condanna a morte nel 1831. La rassegna, allestita nella sede del Museo dal 17 settembre al 17 ottobre e curata da Stefano Bulgarelli, si sviluppa attraverso l’esposizione di opere e cimeli riguardanti l’eroe risorgimentale tra i quali anche i presunti avanzi del patibolo in cui venne eseguita la sentenza di morte per lui per Vincenzo Borelli, la camicia insanguinata indossata il giorno del supplizio e una lettera manoscritta. “Testimonianze poste in dialogo con le sue parole, opportunamente selezionate, per trasmettere – spiegano i promotori - la vicenda umana e i valori che hanno mosso la sua lotta per la libertà, contribuendo a fare di lui un eroe romantico nonché figura leggendaria del Risorgimento italiano”.
Si svolgeranno invece nel cortile della casa di Ciro Menotti, in corso Canalgrande 90, gli incontri per bambini e famiglie (a ingresso gratuito, su prenotazione) del cantastorie Marco Bertarini che proporrà il racconto di Rafik Schami “La vespa e l’elefante” che, partendo dalla minaccia di sterminio per le formiche da parte di un terribile mostro, rappresenta una chiara e avvincente metafora su potere, ribellione e libertà facendo da sfondo ideale per introdurre la figura e la storia del patriota modenese.
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