15/07/2021

ALBARETO, “AL LAVORO PER TROVARE UN NUOVO MEDICO”

Il sindaco Muzzarelli ha risposto in Consiglio all’interrogazione di Venturelli (Pd). “L’Ausl ha attivato contatti per l’apertura di uno studio nella frazione”

“L’Azienda Usl si è già attivata per trovare un nuovo medico di base che possa prendere in carico i pazienti di Albareto: al momento sono in corso, infatti, contatti con due dottoresse che potrebbero essere interessate ad aprire uno studio nella frazione, e ulteriori contatti con altri medici saranno presi in occasione dell’imminente assegnazione degli ambiti carenti”.

L’aggiornamento sulle possibili soluzioni per trovare un nuovo medico per i residenti di Albareto, dopo la chiusura di uno degli studi di medicina generale della frazione, è stato fornito dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli che, nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 15 luglio, ha risposto all’interrogazione presentata da Federica Venturelli (Pd) per sapere, appunto, se l’amministrazione può agevolare una risposta ai cittadini interessati e se esistono le condizioni per coinvolgere l’altro medico presente ad Albareto. L’interrogazione chiedeva, inoltre, se l’amministrazione condivida “la necessità di avere medici di famiglia distribuiti uniformemente sul territorio”.

Il 6 giugno scorso, il medico storicamente operante nella frazione di Albareto ha comunicato all’Ausl la decisione di trasferire lo studio, per concentrare la propria attività in via Ponchielli, a partire dal 5 luglio. Poiché le norme in vigore non prevedono la necessità di preavviso, l’Ausl ha semplicemente preso atto della legittima decisione del medico.

Come ha specificato il sindaco nella risposta, una volta appresa la notizia, “l’Amministrazione si è immediatamente rivolta all’Azienda sanitaria per avere informazioni su quanto stava accadendo e sulle possibili soluzioni per rispondere ai circa 800 pazienti che avevano nello studio medico il loro punto di riferimento”.

Il sindaco ha anche ricordato, però, che le autorità sanitarie non hanno a disposizione alcuno strumento, giuridico o amministrativo, per intervenire direttamente su questo tipo di situazioni, a maggior ragione se si considera che il Comune di Modena è considerato come un unico ambito territoriale (poiché il distretto coincide con il Comune) e, di conseguenza, il medico che accetta un incarico in questo ambito territoriale può scegliere in piena libertà in quale zona della città aprire l’ambulatorio, senza l’obbligo di sottostare a nessun ulteriore vincolo territoriale. Un secondo limite di cui le aziende sanitarie devono tenere conto è la tempistica di pubblicazione degli ambiti territoriali carenti che, in base all’Accordo collettivo nazionale, avviene due volte l’anno, in aprile e in ottobre.

Questo insieme di regole e di vincoli, ha commentato il sindaco, “richiede una riflessione più sistemica e profonda sul tema della presenza territoriale dei medici di medicina generale che va fatta nelle sedi opportune, regionali e nazionali, per non essere costretti a rincorrere i singoli casi che man mano si verificano. È probabilmente giunto il momento – ha proseguito – di cominciare a immaginare nuove modalità di risposta che tengano conto delle dinamiche demografiche, economiche e sociali sempre più in cambiamento da qui ai prossimi anni. Sviluppando anche soluzioni innovative che già hanno visto un’accelerazione nel corso della pandemia, con le Usca, le altre forme di domiciliarità, le nuove tecnologie. Su questo fronte – ha concluso – l’amministrazione, pur non avendo competenze dirette, avrà cura di essere parte propositiva per l’attuazione di nuovi processi e nuove scelte”.

Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Barbara Moretti (Lega Modena) ha comunicato che il medico ancora operante ad Albareto ha dato la disponibilità “per un certo periodo, a tamponare le urgenze per i pazienti più anziani rimasti scoperti”. Per Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena), il caso di Albareto “è emblematico di un problema che riguarda molte zone marginali delle città e dei territori e che è di difficile soluzione perché le Ausl non dispongono di strumenti efficaci per definire la distribuzione dei medici di famiglia in base alle necessità”. Il problema del medico, ha aggiunto, aggrava “le difficoltà che la frazione sta già vivendo”. “La pandemia ci ha insegnato quanto siano importanti i servizi di prossimità come il medico di famiglia” ha detto Stefano Manicardi (Pd) per il quale il tema “va affrontato con gli enti preposti per trovare soluzioni valide anche per il futuro”. Secondo Paola Aime (Europa verde-Verdi) il nodo della questione è il contratto dei medici di base “che, di fatto, sono liberi professionisti stipendiati: un’anomalia che permette loro di fare quello che vogliono, diventando una categoria di intoccabili che non subisce nessun controllo sul proprio operato”.

In replica, la consigliera Venturelli ha auspicato che “L’Ausl riesca a dare risposta ai cittadini e, come consiglieri, vigileremo”. La consigliera ha condiviso la necessità di una riflessione sul futuro della medicina territoriale, anche tenendo conto del fatto che i nuovi medici di base sono sempre meno di quelli che vanno in pensione.

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