Dopo la trasformazione in interpellanza dell’interrogazione del consigliere Stella (Sinistra per Modena), Barbara Moretti, per Lega Modena, ha richiamato la visita al carcere del proprio gruppo “per constatare le condizioni del ripristino”, mettendo in evidenza “l’angoscia ancora presente negli agenti e negli operatori che furono presi in ostaggio: ci vuole una vocazione particolare per approcciarsi alle persone in condizioni di restrizioni di libertà. Per loro la riabilitazione è fondamentale, ma gli operatori devono essere messi in condizione di lavorare. È giusto – ha concluso – considerare il carcere come parte integrante della nostra città e non come un corpo estraneo”. Giovanni Bertoldi ha auspicato che “tutte le condizioni di sicurezza, anche dell’edificio, siano ripristinate rapidamente per migliorare la qualità della vita sia dei detenuti sia delle persone che in carcere lavorano, anche per poter riportare vicino alle loro famiglie i detenuti che sono stati trasferiti”.
Vittorio Reggiani (Pd) ha affermato che il carcere, la sua struttura e la sua organizzazione “sono competenza dello Stato”. Ma il carcere “ci interroga, come amministrazione, per il reinserimento che la città deve offrire: una volta usciti, i detenuti sono cittadini come tutti gli altri e noi dobbiamo chiederci se i servizi sociali, formativi, abitativi che offriamo loro sono gli stessi che offriamo agli altri cittadini”.
Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) ha sostenuto la necessità “di una riflessione politica che è stata assente nell’anno trascorso dai fatti: la politica, infatti, tende troppo spesso non occuparsi delle carceri e delle condizioni in cui vi si vive. Non si può – ha proseguito – ignorare le responsabilità politiche rispetto al fatto che le carceri sono sovraffollate e che non sia assegnato il personale necessario dell’area educativa”. La consigliera ha concluso che il tema centrale è domandarsi “se il carcere debba avere una funzione solo punitiva o se si recupera la funzione rieducativa prescritta dalla Costituzione”
Giovanni Silingardi (M5s) ha concordato sul fatto che “la politica ha mancato molti degli obiettivi imposti dalla Costituzione: il carcere è impostato sul modello della sorveglianza permanente che però non funziona, come dimostrano anche i tassi di recidività altissimi. Uno Stato che vuole risolvere il problema deve decidere di metterci delle risorse. Poi, il Comune può ragionare su cosa possono fare le istituzioni locali per favorire il reinserimento”. Enrica Manenti (M5s), ricordando di aver visitato il carcere dopo la rivolta, ha sottolineato la “devastazione” ma anche “gli sforzi degli operatori e dei volontari per mettere i detenuti nelle condizioni di fare qualcosa per il reinserimento, anche se i detenuti che poi riescono a trovare un lavoro sono pochi”, affermando di “avere particolarmente a cuore la situazione nonostante il ruolo dell’amministrazione sia limitato”.
In replica, il consigliere Stella ha sottolineato che l’obiettivo dell’interrogazione era “tenere aperto il dibattito su un luogo importante della città e accendere i riflettori sul rapporto tra il carcere e la città: il Sant’Anna non deve diventare un corpo estraneo rispetto a Modena”. Il consigliere ha concluso affermano che la funzione dell’istituto penitenziario “non deve essere solo punitiva ma deve avere obiettivi di integrazione, inclusione, educazione, formazione e inserimento lavorativo in modo che i detenuti, una volta rientrati nella società, possano migliorare le proprie condizioni”.
Azioni sul documento