Aprendo il dibattito che ha preceduto l’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio comunale di Modena, della mozione che invita la giunta a realizzare un ospedale di comunità, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) ha espresso tre perplessità: la sostenibilità della rete sanitaria, “visto che la denatalità avrà riflessi sulla potenziale spesa pubblica”, l’impostazione del sistema “che risulta poco connesso col sociale, come emerge anche dal documento ‘PrendiaMoci cura’”, e il ruolo dei medici di medicina generale: “Non vorrei che, inserendoli in strutture come gli Osco, decadano i rapporti diretti con i pazienti”.
Per Lega Modena, anche Giovanni Bertoldi si è interrogato sulla sostenibilità degli investimenti in programma sulla rete sanitaria: “Non vorrei – ha detto – che si facesse il passo più lungo della gamba”. Il consigliere ha spiegato “di non avere nulla da eccepire sull’opera, e, anzi, differenziare le strutture evita che la sanità sia ‘schiacciata’ sugli ospedali”. Definendo “ottimo” il rafforzamento della rete sanitaria “anche alla luce dell’invecchiamento della comunità”, Barbara Moretti ha precisato che in parallelo “la risposta della sanità regionale sul personale medico non è stata adeguata, con un taglio di centinaia di posti non compensato da un opportuno ricambio generazionale”.
“Il modello di medicina territoriale è in linea con i principi della sanità che deve essere pubblica e universale”, ha osservato Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle), interrogandosi tuttavia sulla sostenibilità economica del sistema: “Il Pnrr finanzia solo gli investimenti e non la spesa corrente – ha dichiarato – e potrebbe quindi esserci, per esempio, il rischio di non poter sostenere le spese per il personale impiegato all’interno delle strutture”.
Per il Pd, Vittorio Reggiani ha sottolineato anche il valore simbolico dell’Osco: “Non è solo una struttura sanitaria – ha affermato – ma un centro che, ponendosi a un livello intermedio, e coinvolgendo le realtà presenti sul territorio, garantisce inclusione e favorisce il supporto da parte della comunità alle situazioni di fragilità”. Marco Forghieri ha sottolineato i vantaggi di un modello sanitario di prossimità “con contenuti e servizi di medicina territoriali innovativi: in questo modo si ‘costruisce salute’ affiancando i nuovi servizi alle strutture ospedaliere esistenti”, contribuendo pure a rendere “efficiente la gestione della rete ed evitare ulteriori costi”. Per Tommaso Fasano, primo firmatario della mozione, la realizzazione dell’Osco va nella direzione di “una sanità territoriale rafforzata e più vicina ai cittadini”. La struttura, adeguatamente integrata nella rete sanitaria locale, potrà ospitare soprattutto “un ricambio continuo di pazienti, in uscita dagli ospedali, che rimangono il tempo necessario affinché l’assistenza domiciliare torni a essere per loro la migliore opzione”.
“A Modena sarebbero necessari quattro Osco”, ha affermato Federico Trianni (Sinistra per Modena) citando uno studio di Nomisma “che suggerisce la presenza di una struttura ogni 50mila abitanti”. La tutela del diritto della salute “non deve piegarsi a logiche economiche – ha spiegato – e il Covid ha ben chiarito l’importanza di beneficiare di un sistema sanitario efficiente”.
Una sanità “preventiva, partecipativa, predittiva e personalizzata” è l’obiettivo da raggiungere secondo Paola Aime (Europa verde – Verdi), in maniera tale da “costruire salute, riducendo i carichi di lavoro degli ospedali grazie anche al ruolo indispensabile, ma purtroppo al momento fragile, e quindi da rinforzare, dei medici di medicina generale”.
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