Nessun evento commerciale è stato allestito alla chiesa del Voto, ma una mostra in cui è stato dato conto dell’espressione dell’artigianalità modenese, profondamente radicata nella Motor Valley, senza allestimenti di particolare rilevanza strutturale e senza interferenze con l’architettura e le opere proprie del luogo che sono rimaste integre, fruibili e visibili senza compromissione alcuna.
Lo ha affermato l’assessora a Politiche economiche e Turismo e promozione della città Ludovica Carla Ferrari nel Consiglio comunale di lunedì 8 novembre rispondendo all’interrogazione di Elisa Rossini di Fratelli d’Italia - Popolo della Famiglia, firmata anche da Giovanni Bertoldi di Lega Modena, sull’utilizzo della Chiesa del Voto per l’esposizione di prodotti commerciali.
Rossini ha chiesto conferma sul fatto che tra fine giugno e inizio luglio all’interno della chiesa siano state esposte borse in pelle, “collocate vistose insegne anche luminose che pubblicizzavano la ditta di Modena Schedoni srl (società che produce valigerie e articoli da viaggio) e le aziende automobilistiche per cui sono realizzati specifici articoli in pelle”, oltre a essere presenti “vari monitor che mostravano video dei prodotti posti all’interno delle varie autovetture sportive”. Ha quindi domandato “chi ha assegnato la chiesa del Voto per tale utilizzo e per quali ragioni”, “se non si ritenga che tale utilizzo contrasti con l’accordo per la gestione e la valorizzazione della Chiesa del Voto ed in generale con la sacralità del luogo e con la sua importanza dal punto di vista storico e artistico”.
Ferrari ha spiegato che, in occasione del Motor Valley Fest 2021, che si è svolto a partire dal 1 luglio, nella chiesa del Voto, di proprietà comunale, è stata allestita una mostra a oggettistica e componenti per auto e moto d’epoca, contemporanee e del futuro. “Quando luoghi come questo, parte della nostra storia, vengono aperti a iniziative come l’esposizione legata a tale manifestazione – ha aggiunto – ovviamente nel rispetto delle sensibilità del caso, si realizza un esempio di valorizzazione turistica e culturale sviluppata dall’Amministrazione”.
L’assessora ha precisato che, per la realizzazione della manifestazione, il Comune di Modena ha provveduto al rilascio delle varie occupazioni di suolo pubblico a seguito degli atti di assenso da parte della Soprintendenza e previo confronti, sopralluoghi e corrispondenze. “Oltre agli eventi svolti su suolo pubblico – ha continuato – si sono, inoltre, tenuti eventi in spazi chiusi, anche d’interesse o proprietà pubblica, fra gli altri anche a Palazzo Ducale, sede dell'Accademia Militare, alla chiesa di San Carlo, con una bellissima ed importante mostra sul design e sulla moda moderna e contemporanea, e, appunto, alla chiesa del Voto, dove la mostra è stata allestita a cura degli organizzatori, che hanno preso contatto con i funzionari del Museo Civico, referente comunale per l'utilizzo di tale luogo”.
Anche nelle precedenti edizioni del Motor valley fest, ha ricordato Ferrari, così come per altre manifestazioni, sono state consentite esposizioni in luoghi esterni e interni di grande pregio della città e del territorio. “La limitatezza temporale e il modesto, se non nullo, impatto dell’allestimento – ha precisato – restano caratteristiche imprescindibili per la fruizione di luoghi tanto preziosi e sensibili e lo resteranno per il futuro”.
Ferrari ha quindi sottolineato come Modena sia “il cuore della Motor Valley, un distretto industriale e culturale, dove si svolgono ricerca, lavoro e attività turistiche” e come la manifestazione sotto forma di Festival nata nel 2019 contribuisca “a qualificare e rappresentare al mondo il nostro territorio non solo come quello tradizionalmente riconosciuto ma anche quello dove più e prima che altrove si dibattono temi legati all’automotive e al motorsport del futuro, sia sul piano della ricerca che su quello delle produzioni, del design, della sicurezza (personale, su strada e cyber), del risparmio energetico e degli impatti ambientali. Non si può non riconoscere questa centralità a Modena – ha aggiunto – tanto che l’edizione 2021 è stata parte dell’accordo tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ice Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, la Regione Emilia-Romagna e Apt Servizi Emilia-Romagna, per la valorizzazione internazionale del comparto automotive italiano. È tempo di ripresa e le manifestazioni sono uno strumento molto importante per innescare nuovamente l’abitudine alla visita ed alla socialità, specialmente se si è in grado di fondere passioni ed interessi, di proporre le unicità modenesi progettando itinerari capaci di una narrazione completa”.
L’assessora ha quindi ricordato che, durante l’iniziativa, all’interno della chiesa del Voto sono stati posizionati pannelli con foto e monitor che mostravano immagini di auto e moto d’epoca e caratterizzate da rivestimenti in pellami e componentistica, così come libri, oggettistica di collezioni con firme e sigle di piloti e personaggi del passato più o meno recente legato appunto alla Motor Valley. “Erano esposti oggetti del design Made in Italy – ha proseguito – quali collezioni di valigeria di vetture come, ad esempio, Ferrari, Bugatti, Bentley, Aston Martin, Pagani, Lamborghini, Maclaren, oltre al primo set di valigie prodotte per la Ferrari 308 nel 1977 in raffronto con le valigie contemporanee, le valigerie per la Lamborghini, i sedili di Formula 1 e altri esempi di rivestimenti interni e creazioni in pelle per il motorsport d’epoca e contemporaneo”.
Aprendo il dibattito dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha spiegato che “nessuno discute le eccellenze modenesi – ha affermato – mentre è impropria e inopportuna la ‘mercificazione’ della chiesa consacrata, in quanto luogo di culto”. La convenzione, ha aggiunto, “è stata evidentemente mal interpretata perché non si è trattato di evento culturale ma di natura commerciale, che avrebbe dovuto essere ospitato in uno dei tanti ‘contenitori’ presenti in città”.
In replica, la consigliera Rossini, dicendosi “non soddisfatta della risposta dell’assessora”, ha affermato che “l’accordo tra Comune e Arcidiocesi, in cui è espressamente stabilito che le attività devono essere compatibili con sacralità del luogo, è stato totalmente violato”. Non rispettare questa situazione, ha aggiunto, “significa perdere parte della nostra identità, che forse la giunta non conosce, e vuol dire anche che manca la consapevolezza di Modena”. La consigliera ha annunciato: “Informerò l’Arcidiocesi del caso”.
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