“Oltre le gambe c’è di più. Fenomenologia della minigonna” è il titolo della conferenza in programma mercoledì 17 novembre, alle 18, alla Casa delle donne di Modena (nella sala conferenze Renata Bergonzoni) di strada Vaciglio nord 6, a ingresso libero con Green pass, nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid.
La sociologa Luisa Stagi, dell’Università di Genova, condurrà i partecipanti all’incontro in un viaggio semipop che attraversa un territorio popolato di significati politici e ideologici: la minigonna, infatti, vera e propria icona capace di plasmare e ridefinire immaginari, culture popolari e stili di vita, è usata nell’occasione come lente privilegiata per esaminare gli effetti dirompenti che ha prodotto nella società.
La conferenza si svolge nell’ambito del programma “Modena contro la violenza sulle donne”, promosso dal Comune di Modena e dal Tavolo comunale delle associazioni per le pari opportunità e la non discriminazione, e del progetto “Rivoluzioni. Persone, luoghi ed eventi del ‘900 tra crisi e trasformazioni”, ideato dall’Istituto storico di Modena e dal Centro documentazione donna all’interno del Comitato per la storia e le memorie del Novecento” del Comune in collaborazione con la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione di Modena. L’appuntamento sulla minigonna, in particolare, fa parte del ciclo “Oggetti rivoluzionari per una storia del Novecento” nel quale hanno trovato spazio altri oggetti “rivoluzionari” come l’automobile, la pillola contraccettiva, la chitarra elettrica e le scarpe da ginnastica.
L’evento sarà trasmesso anche in diretta web sul canale Youtube Progetto Rivoluzioni. A corredo, sono inoltre previsti nei #contributiweb, l’intervento di Chaimaa Fatihi, praticante avvocata, autrice e attivista, che parlerà del velo come scelta di autodeterminazione in “Coprirsi o scoprirsi: la libertà inizia dove termina l’imposizione”; nella serie #letture, la lettura attoriale di Donatella Allegro dell’articolo “Babydoll da passeggio”, tratto dal periodico “Tutto Modena” del luglio 1966, esposto all’Archivio storico comunale nell’ambito della mostra “Rompete le righe! Il genere come stereotipo”, visitabile fino al 7 gennaio 2022.
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