“Il documento PrendiaMoci Cura non rappresenta solo la nuova frontiera di un welfare, quello di Modena, preso come riferimento a livello nazionale, ma costituisce un elemento della strategia di rafforzamento della comunità post-Covid, anche grazie alle connessioni che si generano tra il sistema pubblico e le opportunità presenti sul territorio”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli intervenendo, nella seduta di giovedì 14 ottobre del Consiglio comunale, nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della delibera incentrata sulle Linee di indirizzo per il welfare del Comune di Modena 2021-2024 e dei due ordini del giorno collegati.
Dopo aver spiegato che a Modena esiste “un sistema sociale robusto, composto anche da volontari e associazioni che sono un punto di riferimento per l’Amministrazione”, e mettendo l’accento “sulla qualità e sull’umanità degli operatori”, il sindaco ha sottolineato che “il welfare è un tassello caratterizzante della strategia di crescita della città, un pilastro della Modena del 2040. Le scelte sul welfare rientrano all’interno nel Piano urbanistico generale del Comune e le necessità e i bisogni della comunità della società incontrano le chiavi di lettura urbanistiche, a partire dalla presenza dei servizi nei rioni”. L’obiettivo, ha concluso infatti Muzzarelli, “è allargare sempre più il perimetro delle risposte e degli interventi”.
Aprendo il dibattito per Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, Elisa Rossini, dopo aver espresso dubbi “sulla capacità del Comune di intercettare i reali bisogni dei modenesi”, ha detto che per gli interventi “si dovrebbe prendere come esempio e come destinatario principale la famiglia così come è definita dall’articolo 29 della Costituzione. Nel documento, invece, viene considerata un’entità indistinta e fluida”.
Pur rilevando elementi positivi “come il sostegno ai caregiver e alla coabitazione tra anziani e giovani in apposite strutture”, Enrica Manenti (Movimento 5 stelle) ha sostenuto che il documento si limita “a gestire la situazione esistente, senza fare salti in avanti”. Inoltre, il piano del welfare presenta “una criticità sul fronte della disponibilità dei dati e, in particolare, nella condivisione dei database tra enti”.
Per Lega Modena, Barbara Moretti ha osservato che “il sistema ha un vizio di fondo nell’accreditamento e nell’esternalizzazione dei servizi alla persona e ai soggetti fragili o comunque destinatari di servizi essenziali”. Inoltre, il meccanismo di aiuti e contributi “segue ancora una logica assistenziale legata alla quota mensile anche quando la norma imporrebbe un meccanismo virtuoso”. Giovanni Bertoldi ha chiesto l’adozione di una visione più ampia nell’erogazione degli interventi e dei sostegni, con una diversa distribuzione delle risorse “oggi destinate soprattutto alle persone straniere, senza tenere conto del fatto che continua a crescere il numero di persone della classe media che si inizia a rivolgersi ai Servizi sociali”.
“Questo documento cerca di rispondere con strumenti ordinari a una situazione straordinaria pure a causa del Covid”. Lo ha affermato Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia): “Il Comune appare lontano dalla realtà e dagli obiettivi che si fissa e che non raggiunge mai, dimostrando anche incapacità e mancata volontà di ascoltare le famiglie, come è accaduto nel caso dell’assistenza alle persone con disabilità; settore che peraltro, assieme a quello degli anziani, ha visto significativi tagli alle risorse”.
L’intervento di Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) si è concentrato sul welfare abitativo: “Avere la possibilità di vivere in un alloggio dignitoso, in un ambiente civile, con costi di accesso e mantenimento proporzionati alle disponibilità economiche di chi lo abita e privo di barriere architettoniche – ha detto – è un obiettivo che il Comune deve perseguire, a partire dal sostegno alle fasce sociali più fragili”. In dichiarazione di voto Camilla Scarpa ha affermato che il documento segna l’inizio di un “percorso necessario: la pandemia ha fatto emergere criticità e nuovi bisogni a cui è necessario dare una risposta”. E il Comune non può intraprendere da solo questa strada, “occorre un’integrazione a livello regionale e nazionale e anche il coinvolgimento delle altre istituzioni del territorio e delle parti sociali”.
Per il Pd, Alberto Bignardi ha innanzi tutto auspicato che “l’Assemblea non faccia distinzioni sulla composizione delle famiglie per l’erogazione dei sostegni: non devono esserci famiglie di serie A o serie B”. Quindi ha osservato il valore “del sostegno alle giovani coppie sul fronte del welfare abitativo, alla luce delle difficoltà incontrate da molti cittadini nell’accesso a una casa, a partire dagli affitti”. Vittorio Reggiani ha citato l’importanza di contrastare la povertà educativa “che rappresenta la base di visione del welfare universale: ogni possibile forma di fragilità, infatti, è affrontata un sistema integrato, chiamando quindi in causa l’intera comunità”. Il consigliere ha inoltre parlato del ruolo del Terzo settore: “Nel contesto della governance pubblica, è cruciale il ruolo delle realtà del territorio non solo dal punto esecutivo ma anche sulla co-progettazione”. Ilaria Franchini ha messo l’accento sul carattere “sfidante” del documento sul piano della condivisione dei database tra enti: “Un problema che riguarda l’intero Paese e che anche Modena monitora”. La consigliera ha poi parlato degli strumenti digitali, sperimentati durante la pandemia, a supporto delle politiche sociali “che possono integrare modelli di welfare, consentendo innovazioni e miglioramenti in ambito socio-sanitario”. In sede di dichiarazione di voto Antonio Carpentieri, sottolineando che “PrendiaMoci Cura” è frutto “di mesi di dialogo e confronto con le persone, famiglie, volontari e operatori, che conoscono bene questi temi”, ha dichiarato che la rotta tracciata, appunto anche col contributo della città, “è quella giusta”.
Katia Parisi (Modena civica) si è concentrata sul ruolo del Terzo settore, che rappresenta “una realtà viva, bella e concreta che arricchisce la città e affianca le persone fragili”. Sottolineando l’importanza dell’evidenza pubblica nelle azioni di co-progettazione che coinvolgono appunto il Terzo settore, la consigliera ha invitato a tenere in considerazione “anche le onlus e le associazioni di promozione sociale”.
Riconoscendo “gli obiettivi ambiziosi” e il rispetto dei temi dell’Agenda 2030, con la centralità dell’ambiente, per Paola Aime (Europa verde - Verdi) “non possono realizzarsi sviluppo e rilancio nei campi sociale ed economico se non si considera la transizione ecologica”. In quest'ottica, ha aggiunto, la progettazione degli spazi sociali deve integrarsi con scelte urbanistiche “che includano il verde”.
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