Il Consiglio comunale chiede al Comune di Modena di attivare un percorso di verifiche giuridiche ed amministrative, coinvolgendo se necessario anche l’amministrazione di Castelfranco Emilia, per giungere alla istituzione del garante comunale dei diritti delle persone private della libertà.
Nella seduta di giovedì 7 ottobre, infatti, l’Assemblea ha approvato la mozione presentata da Pd, Sinistra per Modena, Modena civica ed Europa Verde – Verdi, illustrata dal capogruppo del Pd Antonio Carpentieri, con il voto a favore della maggioranza e del M5s; astenuti Lega Modena e Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia.
La mozione, che recepisce una petizione popolare sottoscritta da diversi cittadini per l’istituzione del garante comunale, evidenzia la necessità di questa figura con importanti compiti di vigilanza e tutela, ricordando che nel Comune di Modena è presente la Casa circondariale di Sant’Anna e nel Comune di Castelfranco una Casa di reclusione a custodia attenuata. Il documento chiede di attivare un percorso di informazione e partecipazione della cittadinanza, anche coinvolgendo i Quartieri, in merito alla istituzione di tale figura, e si impegna a convocare sul tema, in tempi brevi e comunque entro la fine del 2021, una Commissione consiliare specifica per svolgere una o più audizioni aperte anche ai Quartieri e alle associazioni che operano sui temi della detenzione, al fine di acquisire esperienze e informazioni utili al percorso.
Presentando la mozione, il consigliere Carpentieri ha precisato: “Non si tratta di una figura a pagamento ma che necessita che l’ente pubblico gli metta a disposizione gli strumenti minimi per poter operare, ad esempio un ufficio e un computer. Spero che tutti – ha aggiunto – condividano il fatto che sia giusto garantire quello che a volte, magari non per dolo, non può essere sempre assicurato nelle carceri, perché nel nostro ordinamento è presente l’attenzione all’essere umano anche quando è privato della libertà”.
Irene Guadagnini (Pd) ha sottolineato “l’importanza che in città hanno associazioni che si occupano delle persone private della libertà. Lo stesso Comune – ha proseguito – per tanti interventi, in particolare politiche culturali, si è impegnato con la convinzione che queste persone debbano mantenere un legame con la comunità e abbiano il diritto di perseguire il reinserimento. Questa mozione nasce da percorsi precedenti, da idee che vedono anche in questo strumento una possibilità per far sì che questa parte della comunità non sia completamente reietta ed esclusa”.
Giovanni Silingardi del M5s ha evidenziato la rilevanza della mozione “che si fonda sull’idea di Stato costituzionale che garantisce diritti a tutti e fa sì che vengano rispettati. Il modello carcerario è ancora quello del ‘700 – ha aggiunto – che si fondava su punizione e sorveglianza e non si preoccupava della rieducazione del detenuto. La Costituzione ha invece recepito un’idea completamente diversa: rieducare dove possibile i soggetti che hanno sbagliato e reintrodurli nella società”. Il consigliere ha, infine, evidenziato come sia esercizio della democrazia il fatto che il Consiglio recepisca istanze che provengono dalla cittadinanza.
Per Vincenzo Walter Stella di Sinistra per Modena, “l’assenza di una figura come quella del garante è un problema concreto cui bisogna dare risposta al più presto. Si tratta di una figura di particolare utilità, che può agevolare le persone deboli alla partecipazione alla vita civile e garantire loro la libertà personale, e va individuata non solo per i carcerati ma anche per tutti i soggetti deboli, come ad esempio anche le persone ospitate in strutture sociosanitarie”. Il consigliere ha infine evidenziato che, attraverso forme di collaborazioni tra enti, è possibile azzerare o rendere irrisorio l’onere economico che ne potrebbe derivare.
Paola Aime di Europa Verde – Verdi si è detta “contenta” di votare “una mozione volta all’istituzione di una figura necessaria, in quanto le persone nelle carceri hanno poche possibilità di essere ascoltate. I diritti dei carcerati sono strettamente collegati alla specifica situazione nel carcere e spesso il sovraffollamento fa venire meno quanto sulla carta è previsto; c’è quindi bisogno di una protezione, di un ascolto e di una figura in più. Io non dimentico e non posso dimenticare – ha concluso la consigliera – le morti che ci sono state nella rivolta carceraria lo scorso anno”.
Azioni sul documento