La delibera sul rinnovo dei patti parasociali tra enti locali per il controllo pubblico di Hera per il triennio 2021 – 2024, approvata nella seduta del 21 gennaio del Consiglio comunale, è stata preceduta dall’intervento di diversi consiglieri.
Secondo Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) il Comune non dovrebbe essere presente, con figure espresse dall’ente, nella governance di Hera perché “solo la terzietà rispetto all’azienda permette di agire in maniera libera, rappresentando le istanze dei cittadini, rispetto alle scelte compiute da Hera”. In base a questo principio, ha osservato, “l’azienda stessa rischia di modificare le proprie strategie, finalizzate al profitto, per rispettare gli interessi dell’ente”. Dopo aver portato come esempio “di questa distorsione” il caso del termovalorizzatore, la consigliera ha suggerito che il Comune “si rivolga a interlocutori liberi da interventi politici. Oppure potrebbe gestire direttamente i servizi, ma mancano le competenze”.
“La soluzione migliore sarebbe quella di una gestione in house dei servizi, come accade a Forlì”, ha affermato Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle). Sollecitando “una visione differente, questa commistione pubblico – privato è sbagliata”, ha spiegato che “le politiche pubbliche dovrebbero riappropriarsi di un ruolo centrale per l’erogazione di prestazioni come quelle che offre Hera. Si otterrebbero una riduzione dei costi, sia per l’ente sia per i cittadini, e un aumento della qualità dei servizi. Nonostante la governance di espressione in parte pubblica, infatti, mi domando quanto queste figure riescano a incidere nelle politiche di Hera, dal momento che si tratta di una società quotata in Borsa che deve rispondere a logiche privatistiche e orientate al profitto”
“Non è possibile riprendere i servizi in house – ha aggiunto Luigia Santoro (Lega Modena) – dal momento che l’Amministrazione non ha più all’interno le professionalità necessarie”. Tuttavia, secondo la consigliera, i patti parasociali attestano che “l’ente vuol rimanere legato alla gestione del servizio, ma non è assicurato che si riesca a incidere nella definizione dei servizi erogati dall’azienda: il possesso delle azioni, e, di conseguenza, la volontà di arrivare ai dividendi orienta verso l’adozione di logiche più economiche, come si nota nell’aumento dei costi dei servizi erogati con ovvie ricadute sui cittadini, che di qualità del servizio”. Più in generale, il bilancio del Comune, ha chiuso Santoro, “non dovrebbe poggiare su azioni speculative”.
Per il Pd, Marco Forghieri ha sottolineato il valore dei patti sindacali “per l’importanza che, grazie alla particolarità dell’azienda, riveste il vincolo con altri enti del territorio in maniera reciproca”. In particolare, Forghieri ha segnalato che questa composizione societaria, ossia l’impegno pubblico e il legame tra enti, “rappresenta un segnale concreto per i mercati e per i concorrenti di Hera e per mercati”. Inoltre, i patti “permettono agli enti locali di partecipare nel tempo alle strategie aziendali”. Diego Lenzini ha ribadito come, attraverso l’intesa oggetto della delibera, il Comune di Modena riesca a “mantenere un ruolo significativo nella governance di Hera, grazie all’espressione di figure che assumono posizioni chiave. Con questi patti, gli enti locali come il nostro possono assumere decisioni di tipo strategico nelle politiche dell’azienda”. Lenzini ha poi aggiunto che “dal punto di vista finanziario, possedere le azioni di Hera è un plus per il Comune: i dividendi, infatti, generano somme significative che di fatto contribuiscono a sostenere i servizi erogati dall’ente per i cittadini”.
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