Sarà Open group a gestire, presumibilmente da marzo, dopo i necessari controlli amministrativi, le Biblioteche comunali di Modena e il Polo bibliotecario provinciale. Il Comune, infatti, dopo la sentenza di novembre del Consiglio di Stato che riammetteva in gara la cooperativa “Macchine celibi” per l’appalto del servizio, ha riformulato il giudizio di anomalia dell’offerta, come suggerito esplicitamente dal giudice amministrativo, ribadendo comunque l’esclusione della cooperativa bolognese e aggiudicando, di conseguenza, la gestione triennale delle biblioteche al secondo classificato, appunto, Open group, per circa due milioni e 572 mila euro in tre anni.
La gara era stata indetta all’inizio del 2019 con una base d’asta di oltre due milioni e 600 mila euro per l’affidamento per 36 mesi della gestione dei servizi bibliotecari (880 mila euro all’anno, con possibile rinnovo per altri 24 mesi). Macchine celibi aveva ottenuto il peggior punteggio qualitativo ma, grazie a un ribasso economico del 14 per cento (370 mila euro nel triennio) era risultata prima in graduatoria. Il Comune, dopo le richieste di chiarimenti, aveva escluso la cooperativa dalla gara per anomalie nell’offerta rispetto alle prescrizioni del disciplinare e la decisione era stata confermata nel gennaio 2020 dal Tar (che già in settembre 2019 aveva respinto la richiesta di sospensiva), visto che quell’offerta avrebbe determinato “un notevole pregiudizio ai diritti dei lavoratori” ed era fondata su previsioni di costo eccessivamente ridotte, tali da non garantire l’interesse pubblico a una gestione efficiente e sostenibile del servizio.
In novembre il Consiglio di Stato, con una sentenza interlocutoria, come l’aveva definita l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi, ha riammesso Macchine Celibi considerando legittimo l’azzeramento dell’anzianità di servizio degli operatori riassunti dall’appaltatore subentrante, ma riconoscendo comunque la fondatezza delle altre ragioni che avevano portato il Comune all’esclusione della cooperativa dall’appalto.
Il Consiglio di Stato, quindi, non ha assegnato l’appalto limitandosi a “riammettere” in gara la cooperativa e chiedendo al Comune di riformulare il suo giudizio di anomalia attraverso una “valutazione sintetica e globale sulla congruità dell’offerta” visto che, a esclusione del riferimento alle voci di costo riferite al personale, dove i minimi salariali erano comunque rispettati, i rilievi di anomalia apparivano fondati.
Il Comune ha così rianalizzato le componenti di costo alla base dell’offerta: personale, attrezzature, oneri per la sicurezza, costi generali, utili di impresa. Il nuovo esame ha portato alla conclusione – come si legge nelle motivazioni della decisione - che l'offerta economica, “assorbita quasi interamente da un costo del lavoro che viene ridotto al minimo, si compone di altre voci di costo che prevedono importi insufficienti rispetto alla corposità e all'articolazione del servizio che viene appaltato e non lasciano spazio a spese non previste ma necessarie che non troverebbero comunque copertura da eventuali riduzioni di altre poste di bilancio”. A tutela dell’interesse pubblico che il servizio “sia affidato a fronte di un'offerta sostenibile, congrua e non temeraria”, quindi, il Comune ha ribadito l’esclusione dalla gara di Macchie Celibi e ha aggiudicato il servizio al secondo in graduatoria, Open Group, attivando le verifiche amministrative previste dalla normativa. Fino a quando l’aggiudicazione non sarà efficace, probabilmente a inizio marzo, viene prorogato l’appalto in corso (vi lavorano 35 persone, 32 delle quali con contratto a tempo indeterminato), per evitare interruzioni del servizio.
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