17/07/2020

PUMS / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Numerosi gli interventi dei consiglieri prima dell’approvazione del Piano urbano della mobilità sostenibile e degli ordini del giorno collegati

Numerosi gli interventi dei consiglieri nella discussione che ha portato all’approvazione del Piano urbano per la mobilità sostenibile, Pums 2030, illustrato all’assemblea dall’assessora all’Ambiente e Mobilità sostenibile Alessandra Filippi e approvato con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica, Verdi). Contrari tutti i gruppi di opposizione (M5s, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia).

Intervenendo per il Pd, Diego Lenzini ha affermato che il Pums segna una “fortissima discontinuità con le scelte di mobilità del passato che avevano al centro l’auto, stravolgendo la prospettiva e spostando le auto su percorsi esterni mentre il resto della città rallenta”. Essenziale, ha detto il consigliere, “sarà convincere le persone che la mobilità alternativa, a piedi o in bici, per molti spostamenti è più competitiva rispetto all’auto”. Lenzini, quindi, ha osservato che a Modena “per molti anni le piste ciclabili sono state disegnate per muoversi in bici, non per spostarsi: quella dello spostamento è invece la logica del Pums, che ha dei difetti ma sicuramente non manca di coraggio”. Lucia Connola ha sottolineato che l’80 per cento delle circa trecento osservazioni sul Pums è stato accolto: “A dimostrazione che il percorso che ha portato alla discussione in Consiglio è stato realmente partecipato da tutta la cittadinanza”. La pandemia, ha aggiunto, “ha imposto con urgenza la sfida per una mobilità più sostenibile” e il Pums è caratterizzato da una flessibilità che gli permetterà adattamenti in corso d’opera, “proseguendo il cammino di ascolto e partecipazione della città”. Il cambiamento culturale che deve essere innescato dal Pums è stato al centro dell’intervento di Ilaria Franchini: “Il Covid ha diffuso nelle persone la percezione di quanto sia necessario un altro modo di muoversi. Dobbiamo essere coraggiosi e dare prospettive di lungo periodo anche perché la mobilità sostenibile migliora non solo la sostenibilità ambientale ma anche la qualità della vita, la società e la socialità tra le persone. E il Pums accelera un processo culturale verso quello che potremmo chiamare un green deal che coinvolge tutti noi”. Per Antonio Carpentieri il Pums raccoglie “concretamente” le sfide per un cambiamento della mobilità, “perché propone tempistiche di realizzazione e prevede studi di fattibilità, in parte già avviati, necessari per progettare un miglioramento effettivo del trasporto pubblico”. Il capogruppo Pd, quindi, ha motivato il no all’ordine del giorno per la metrotranvia in quanto “richiede uno sforzo economico non sostenibile sia per la realizzazione che per il mantenimento, senza contare che potrebbero esserci soluzioni nuove da valutare”.

Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia), che ha basato il suo intervento sull’analisi delle osservazioni presentate dai cittadini e sulle controdeduzioni, ha affermato che il Pums sostiene di mettere al centro le persone: “È un cambiamento importante che però, nei fatti, non riesce a fare”. Le controdeduzioni non “prospettano soluzioni ai problemi sollevati nelle osservazioni come la sicurezza della viabilità e un tpl che sia veramente alternativo all’auto”. Auto che, ha detto ancora, è l’unico mezzo che limita davvero i contagi e “visto che siamo stati fermi per anni, non acceleriamo proprio adesso il passaggio ad altri mezzi”. Il Pums – ha concluso – per ora sembra un libro dei sogni e abbiamo motivi per pensare che tutto rimarrà come prima, senza dare risposte ai cittadini”.

Per Forza Italia, Piergiulio Giacobazzi ha affermato che il Pums 2030 “sconta un vizio politico di fondo: promettere le stesse cose già annunciate e non realizzate negli ultimi dieci anni. Un vizio che consegue a una mancanza di visione della politica e all’assenza della volontà di riflettere sulle cause del fallimento dei piani precedenti”. Per il consigliere, la mobilità sostenibile a Modena “è rimasta sulla carta, come dimostrano il traffico, un tpl obsoleto e male organizzato, piste ciclabili aumentate solo per numero di chilometri ma a macchia di leopardo e senza tenere conto delle esigenze, un contratto con Modena parcheggi che ha ingessato la città”. E nel Pums, ha concluso, “non ci sono proposte degne di nota e innovative per la città”.

“Deludente” è il giudizio sul Pums di Enrica Manenti (Movimento 5 stelle): “Un Piano che, nelle sue stesse linee guida, ha creato molte aspettative alle quali poi non ha dato seguito”. Per la consigliera, non è sufficiente puntare su ciclabilità e pedonalità, “ci sarebbero volute scelte di indirizzo forti e decisive anche su temi, come il tpl, condizionati da decisioni sovraordinate”. Mancano scelte innovative e coraggiose ed è troppo “sbilanciato in avanti”, infine, anche il cronoprogramma: “Sono tempi lunghi che non ci possiamo più permettere”. Dopo aver evidenziato la volontà del gruppo di collaborare al Pums, con la presentazione di numerose osservazioni in gran parte accolte, Giovanni Silingardi ha commentato che, se anche ci sono aspetti positivi, “si sarebbe potuto fare molto meglio”, specialmente su alcuni macro temi: “Manca un’analisi dei bisogni di genere; si cita l’integrazione con il Pair i cui obiettivi per il 2020 sono ancora da raggiungere; manca una visione con un’idea alta e rivoluzionaria, come sarebbe la metrotranvia; il tpl viene giudicato importantissimo ma, di fatto, è relegato in poche pagine e, anche qui, mancano un’idea forte e un piano ambizioso”. Intervenuto brevemente sugli ordini del giorno, Andrea Giordani ha apprezzato “le scadenze temporali precise” contenute in quello di Sinistra per Modena sulla mobilità ciclabile, mentre gli altri due, sempre di maggioranza, a sostegno del Pums “non aggiungono nulla di nuovo”.  

Per Katia Parisi (Modena civica) il Pums “pianifica un orizzonte ampio di lavoro che speriamo possa determinare una fondamentale inversione di tendenza sulle abitudini di mobilità anche per migliorare la qualità dell’aria”. Dopo aver ricordato il dato “confortante” dei molti chilometri di piste ciclabili e degli investimenti per aumentarli, la consigliera ha affermato che è necessario allargare la platea dei fruitori dei mezzi pubblici trovando il modo di attrarre finanziamenti, “a livello nazionale ancora vergognosamente scarsi rispetto all’auto”, per il suo sviluppo ed efficientamento.

Per Lega Modena, Giovanni Bertoldi, dando atto del grande lavoro di studio svolto, ha comunque espresso “perplessità” per un Pums che contiene “molti slogan ma pochi atti concreti per migliorare la vivibilità di Modena”. Si punta molto, ha detto, sulla mobilità ciclabile che, però, “non può riguardare tutti e subisce la variabilità del meteo”, e sulla pedonalizzazione (che non si comprende “su quale filosofia si basi”). Inoltre, sembra che l’amministrazione “nutra un’avversione per l’auto, anche quando non è inquinante, senza tener conto che in molti casi è una necessità e che, con il Covid, bisogna privilegiare la mobilità individuale”. Per Stefano Prampolini, Modena è una città piccola, dove “a piedi e in bici ci si muove più velocemente che con il tpl, nei confronti del quale l’amministrazione dimostra una sorta di accanimento terapeutico. In una città produttiva come la nostra – ha proseguito – ci si muove tantissimo e rapidamente e la struttura economica predilige il trasporto privato, che significa anche bici. Meglio, quindi, spendere energie e soldi su piste ciclabili sicure e separate dai mezzi a motore, senza riempire per forza gli autobus”.

Concentrandosi sul trasporto pubblico, “importante per la mobilità sostenibile”, Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha proposto l’estensione degli orari (“anche di sera, soprattutto a vantaggio degli studenti”), l’incremento dei parcheggi scambiatori e, dove possibile, “la condivisione con i ciclisti delle corsie preferenziali”. Auspicando che sia possibile affrontare rapidamente il tema del nuovo bando di gestione del tpl, il consigliere ha sostenuto che interventi di efficientamento, come la definizione delle direttrici principali, sono possibili anche nel breve termine e con costi accessibili. “I cittadini sembrano pronti a una svolta verso la mobilità sostenibile”, ha detto Federico Trianni ricordando che l’ordine del giorno sulla mobilità ciclabile invita l’amministrazione ad agire negli ambiti dove chi va in bici avverte le maggiori mancanze come la sicurezza e i servizi, chiedendo anche periodici resoconti in Consiglio, in modo da tenere monitorati gli sviluppi. In dichiarazione di voto, Camilla Scarpa ha ribadito che l’approvazione del Pums è la conclusione di un percorso importante che ha visto la partecipazione di tutta la città ma “la sfida per rendere Modena più sostenibile comincia ora e richiederà scelte coraggiose per ripensare non solo il modo di spostarci ma anche di vivere la città”.

Per attuare la “smart mobility” prevista dal Pums, secondo Paola Aime (Verdi), “il primo ostacolo da superare è un cambio di mentalità da parte dei cittadini”. Per la consigliera, sono tre i nodi da affrontare per “cambiare la città già nel corso di questa legislatura: la ferrovia Modena-Sassuolo, asse strategico insieme al prolungamento a Cittanova; una mobilità ciclabile per la quale non servono opere di grande impatto ma la volontà politica di riequilibrare gli spazi riducendo quelli per le auto; un piano della sosta che è essenziale per attuare le strategie del Pums. Oggi però – ha detto la consigliera – noi non siamo padroni della sosta a raso, chiave indispensabile per governare il cambiamento, e quindi chiediamo di avviare un percorso per il riscatto e l’acquisizione a patrimonio pubblico del Novi Park, opera che abbiamo sempre ritenuto un errore”.  

 

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