Rafforzare la rete dei consultori e aumentare il numero degli operatori che vi lavorano, garantendone la multidisciplinarità. È l’invito che rivolge all’Amministrazione l’ordine del giorno presentato nel Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 2 luglio, da Federica Venturelli per il Pd e sottoscritto anche da Sinistra per Modena, Modena civica e Verdi, che chiede anche di migliorare la collaborazione con le scuole e di incrementare il sostegno all’utenza maschile. L’Assemblea ha approvato la mozione con i voti di della maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica e Verdi) e del Movimento 5 stelle, con l’astensione di Lega Modena e col voto contrario di Forza Italia e Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, dopo aver accolto tre emendamenti: uno proposto da Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) per aggiornare, nelle premesse e nel dispositivo, le leggi regionali di riferimento; uno da Alberto Bosi (Lega Modena) per sollecitare la giunta a mettere in campo tutte le azioni necessarie ad aiutare le donne che vogliono proseguire la gravidanza a non abortire a causa della situazione economica; e uno da Paola Aime (Verdi) che invita a rafforzare l’integrazione tra il servizio del consultorio e l’ospedale, per facilitare al massimo il sostegno all’utente, sia in ingresso sia in uscita. Altri sei emendamenti, presentati sempre dalla consigliera Rossini, sono stati invece respinti.
Nella presentazione del documento, la consigliera Venturelli ha spiegato che “secondo le norme dovrebbe esserci un consultorio ogni 20mila abitanti ma purtroppo, nonostante il grande lavoro svolto e l’apprezzamento da parte di una vasta platea di donne, uomini, coppie e famiglie, i consultori cittadini scontano problemi di organici e di spazi”. Venturelli ne ha evidenziato il valore, “anche come primo punto di accesso sui temi relativi all’orientamento e alla identità di genere, nei casi di violenza sui minori, sulle donne e sulle persone in situazioni di fragilità”, rilevando l’importanza del servizio di contraccezione gratuita, che “può contribuire a far diminuire le gravidanze inaspettate e ridurre le interruzioni volontarie di gravidanza, seppur già in costante calo in Emilia-Romagna dal 2004”. Inoltre, ha aggiunto che queste strutture collaborano con le scuole, attivando itinerari sulla conoscenza e sulla salute e il progetto della Regione “W l’amore”. Tuttavia nei consultori, ha osservato la consigliera, “non viene garantito un servizio pieno su otto ore giornaliere negli ambulatori e i tempi di prenotazione procedono pure di mese in mese”.
L’ordine del giorno invita quindi la giunta a chiedere alla Regione di incrementare e valorizzare la rete di consultori pubblici “rispettando la percentuale di uno ogni ventimila abitanti prevista dalle norme, in modo da assicurare la realizzazione delle attività e degli obiettivi di sostegno alle famiglie e alle coppie e di promozione e tutela della procreazione responsabile”. La mozione domanda inoltre di “adeguare la quota degli operatori, in particolare medici, psicologi e ostetriche”, assicurando in parallelo “la multidisciplinarità degli interventi” e favorendo “l’incremento della parte andrologica dei consultori che ora si trova solo a Modena e Castelfranco”. La mozione auspica poi “sostegno alle iniziative per la genitorialità e la valorizzazione delle iniziative organizzate in collaborazione con gli istituti scolastici, in modo da raggiungere una platea di giovani e giovanissimi sempre più vasta”. Infine, si chiede di prestare maggiore attenzione alla progettazione degli spazi “da un modello di arredo di tipo ospedaliero, che fa pensare immediatamente al rapporto medico –malato, per passare ad ambienti più accoglienti e attenti alla privacy delle persone, un modo efficace per avvicinare anche i più giovani a questi fondamentali servizi”.
Oltre agli emendamenti approvati, altri sei documenti, presentati sempre dalla consigliera Rossini, sono stati invece respinti; nel primo si chiedeva di aggiungere nell’oggetto dell’ordine del giorno i riferimenti “alla verifica dell’attuazione della legge 194 del 1978 nei consultori e all’ampliamento delle proposte per insegnanti, genitori e ragazzi”. Nel secondo, ricordando i dati delle interruzioni di gravidanza, si rimarcava che la legge 194 “cita il valore sociale della maternità e della tutela della vita umana dal suo inizio e l’assistenza dei consultori alle donne in gravidanza e dopo la nascita”, affinché contribuiscano “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’ivg”, anche col contributo degli enti di volontariato. Nel terzo si chiedeva di “eliminare dalla mozione i riferimenti alla contraccezione gratuita come strumento per ridurre le gravidanze inaspettate e le ivg”. Nel quarto si suggeriva di “ampliare i progetti per scuole e famiglie inserendo iniziative come Teen Star, senza limitarsi a proposte che trattino la sessualità con l’unica finalità di prevenire le malattie sessualmente trasmissibili”. Nel quinto si sottolineava la necessità di “figure professionali attive per il riconoscimento del valore sociale della maternità, la tutela della vita umana dal suo inizio, la salute riproduttiva e l’accompagnamento prima e dopo il parto”. Nel sesto si proponeva di aggiornare e integrare il dispositivo dell’odg in diversi punti, con gli obiettivi di garantire maggiore “sostegno alle donne, promozione della maternità e paternità responsabile e aiuto alla famiglia”, di attivarsi per “riconoscere il valore sociale della maternità e alla tutela della vita umana dal suo inizio”, di impegnarsi affinché i consultori “incrementino le collaborazioni con formazioni sociali di base e associazioni di volontariato che possano aiutare la maternità difficile”, di promuovere “iniziative per evitare che l’aborto sia usato per limitare le nascite” e di modificare le attività nelle scuole incentivando “progetti di educazione all’affettività e alla sessualità differenziati per fornire una pluralità di offerte tra cui scegliere, sempre col coinvolgimento delle famiglie”.
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