Il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 18 giugno, ha nominato il Comitato dei garanti per i referendum comunali che ha il compito di valutare l’ammissibilità dei quesiti proposti sotto il profilo della legittimità. La delibera, presentata dall’assessora alla Partecipazione Debora Ferrari, è stata approvata con voto unanime.
Come previsto dal nuovo Regolamento per i referendum comunali, approvato l’1 dicembre 2018, il comitato è composto da cinque componenti effettivi (e da altrettanti supplenti). Uno dei componenti è il Segretario generale del Comune, gli altri quattro sono nominati dal Presidente del Tribunale, dal Rettore di Unimore, dal Presidente del Consiglio notarile e da quello dell’Ordine degli avvocati.
Il Comitato, come approvato dal Consiglio, è quindi costituito da: Maria Di Matteo, segretaria generale del Comune di Modena; Luigina Signoretti, in rappresentanza del Tribunale (supplente Concetta Ingrosso); Roberto Pinardi, in rappresentanza di Unimore (supplente Simone Scagliarini); Clorinda Manella, in rappresentanza del Consiglio notarile (supplente Monica Rossi); Daniela Dondi in rappresentanza dell’Ordine degli avvocati (supplente Giuseppe Seidenari).
Il comitato dei garanti è un organismo previsto agli articoli 4 e 5 del Regolamento dei referendum comunali che possono essere consultivi, abrogativi e propositivi. Suo compito è valutare la legittimità della proposta di referendum in conformità alle norme dello Statuto comunale e del Regolamento stesso. In particolare, il comitato verifica che il quesito referendario non sia in contrasto con la Costituzione, le disposizioni di legge e lo Statuto comunale; che riguardi materie di competenza del Comune; che il quesito sia stato formulato in modo chiaro, sintetico, univoco e corretto dal punto di vista tecnico-giuridico.
Se il Comitato valuta che il quesito non sia espresso in modo chiaro, univoco e corretto, convoca i promotori per formulare una proposta di correzione in modo che i promotori stessi possano ripresentare il quesito nella nuova formulazione. I promotori possono chiedere di intervenire alla riunione dei garanti per essere ascoltati e illustrare il quesito prima che i garanti prendano la propria decisione. Se il referendum viene giudicato inammissibile, i promotori possono presentare ricorso al difensore civico per chiedere il riesame.
Il comitato rimane in carica per tutta la legislatura e ai suoi componenti, per ogni seduta, è riconosciuto un gettone di presenza pari a quello spettante ai consiglieri comunali.
Il Regolamento ha reso operativa la riforma dei referendum comunali decisa con la modifica dello Statuto: oltre al consultivo, sono stati introdotti anche i referendum propositivi e abrogativi; è stato abbassato il numero delle firme necessarie per proporli (da 5 mila a 1.500, comprese quelle dei proponenti, almeno 150); sono state definite soglie diverse di quorum basandole non più sugli aventi diritto al voto, ma sul numero effettivo dei votanti dell’ultima elezione amministrativa. Si sono ampliati in questo modo gli strumenti di partecipazione diretta a disposizione dei cittadini e se ne rafforza l’efficacia concreta: più facile proporli; maggiormente possibile un risultato valido, che raggiunga il quorum dei votanti; meglio definito il percorso successivo. In caso di vittoria del Sì in un referendum consultivo, infatti, pur non essendo vincolante per l’amministrazione comunale, il Consiglio avrà 30 giorni di tempo per deliberare se intende conformarsi al risultato oppure no; mentre se vince il Sì in quello abrogativo il provvedimento viene abolito entro 60 giorni e in quello propositivo il Consiglio deve deliberare entro 60 giorni in modo conforme all’esito del risultato.
Aprendo il dibattito, Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) ha definito l’approvazione della delibera una sorta di “festeggiamento” del lavoro svolto nella scorsa consiliatura per l’approvazione del Regolamento: “L’espressione concreta del diritto alla partecipazione dei cittadini, con anche le regole che ne garantiscono il corretto funzionamento”.
Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha sottolineato il “valore democratico” del Regolamento che, con la nomina dei garanti, diventa completamente operativo “permettendo ai cittadini di usufruire dell’istituto del referendum. Oggi – ha aggiunto – si conclude finalmente una lunga parentesi di privazione di questo diritto che i cittadini di Modena aspettavano almeno da vent’anni”. Il consigliere ha quindi chiesto di informare adeguatamente la cittadinanza, “soprattutto i più giovani, distribuendo agli studenti dell’ultimo anno delle superiori sia lo Statuto del Comune che il Regolamento sui referendum”.
Per il Pd, Antonio Carpentieri ha messo in evidenza come la piena possibilità di attuare l’istituto del referendum “tenga insieme il valore della democrazia diretta e di quella rappresentativa, lasciando ai cittadini maggiori possibilità di scelta”.
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