Il completamento del percorso di liquidazione di Promo, avviato nel 2018, è il passaggio più significativo degli interventi di razionalizzazione delle partecipazioni societarie del Comune e la relativa delibera è stata approvata dal Consiglio comunale nella seduta di giovedì 10 dicembre con il voto della maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica, Verdi), il voto contrario del Movimento 5 Stelle, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia.
Illustrando il provvedimento, l’assessore Cavazza ha ricordato l’impegno assunto a sollecitare la liquidazione della società di marketing territoriale e ha sottolineato l’importanza dell’Analisi sulle partecipazioni dirette dell’ente locale, uno strumento previsto ogni anno dal Tusp, il Testo unico sulle società a partecipazione pubblica, che rafforza la capacità di controllo da parte del Comune.
Le altre società partecipate dal Comune, e per le quali non è stata rilevata la necessità di ulteriori misure di razionalizzazione, sono Amo spa, Hera spa, Seta spa, Farmacie comunali spa, Modena Fiere, ForModena, CambiaMo, Lepida spa e Banca popolare Etica.
È stata invece prevista la dismissione di alcune partecipazioni societarie indirette, cioè di azioni possedute da Aess, l’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile, che è l’unico ente non societario controllato dal Comune di Modena, in quanto organismo “in house” assoggettato al controllo analogo congiunto di una pluralità di enti pubblici. Le partecipazioni da dismettere riguardano 31 azioni di Art-Er e 100 di Emilbanca, in quanto non ritenute indispensabili per il perseguimento delle finalità istituzionali dell’ente. La proposta verrà portata al vaglio del Comitato di indirizzo e controllo dell’associazione.
Aprendo il dibattito, Giovanni Silingardi (M5s) ha affrontato il tema delle partecipate dal punto di vista politico affermando che “le partecipazioni per un ente pubblico possono essere un volano, se basate su un fondo valoriale: su temi essenziali come la salute, l’ambiente o la scuola la politica dovrebbe fare scelte che prescindono dall’economia”. Su questa base, il consigliere ha affermato, quindi, che “l’attuale partecipazione minoritaria in Farmacie comunali non garantisce il controllo e quindi non è sufficiente, poiché le farmacie comunali assolvono a bisogni prioritari della popolazione”.
Per il Pd, Marco Forghieri ha indirizzato la riflessione sull’applicazione pratica del decreto Madia, pensato per i “baracconi statali e troppo stringente per realtà come quella modenese: il decreto prevede solo la razionalizzazione delle partecipate, un obbligo che, come Comune, abbiamo già rispettato. Potrebbe essere più interessante, ma purtroppo non praticabile, utilizzare quegli uffici per fare piani strategici di sviluppo dell’ente, magari acquisendo nuove partecipazioni”.
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