Nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della delibera che rinnova per tre anni la convenzione con l’Istituto storico di Modena, è intervenuta Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) affermando che l’Istituto per la storia della Resistenza “non può prescindere dalla memoria e dalle aspettative per le quali è stato creato: parlare della Resistenza. Liberiamolo, quindi, dal vincolo di fare studi che non sono radicati nella sua ispirazione e, al tempo stesso, finanziamo anche altri istituti di ricerca, che partono da esperienze diverse e raccontano l’altra metà della storia. In questo modo arricchiamo il pluralismo”.
Antonio Baldini (Lega Modena) ha riconosciuto che l’Istituto storico “ha, oggi, una ricca biblioteca che conserva anche pubblicazioni legate alla destra”, affermando però che “nella sua attività coltiva la memoria dell’esperienza resistenziale e lo fa facendo propaganda culturale. Spero – ha proseguito – che prosegua nel suo percorso di emancipazione dal resistenzialismo e che i contributi che riceve siano usati per la tutela del patrimonio documentale che custodisce e per fare storia e non memoria”.
Enrica Manenti (Movimento 5 stelle), dopo aver ricordato, apprezzandola, “l’evoluzione da Istituto della Resistenza a qualcosa di più ampio che riguarda tutta la storia del Novecento”, ha affermato che sarebbe utile “ampliare il lavoro sugli archivi del Novecento” e che il Comune potrebbe farsi parte attiva “per tutelare gli archivi di presone, aziende e associazioni, importanti per ricostruire la memoria di un secolo complesso”.
Aprendo gli interventi per il Pd, Stefano Manicardi ha messo in evidenza l’importanza dell’attività dell’istituto per la formazione, anche quella scolastica (“Avere la fortuna di approfondire temi di storia locale aiuta a divenire cittadini più consapevoli”) e il valore del lavoro svolto in rete con altri istituti che “permette di ricostruire la storia della nostra città e di riconsegnarla a chi desidera studiarla”.
Federica Venturelli ha sottolineato che il rinnovo della convenzione coincide con l’inizio dei lavori alle ex Fonderie che diventeranno sede dell’Istituto: “Lo portiamo in un luogo periferico e particolarmente significativo per la storia della nostra città e diamo il segnale che la cultura deve ripartire da qui”. E Alberto Cirelli ha aggiunto che “un Istituto che fa ricerca sul dramma più grande vissuto dal nostro Paese è prezioso. Non significa che sia perfetto, nella storiografia della Resistenza sono stati fatti degli errori, ma approfondirla significa rappresentare alle generazioni future la storia di cui tutti siamo figli”.
In dichiarazione di voto, il capogruppo Antonio Carpentieri ha affermato che “è necessario andare oltre il nominalismo: chi fa ricerca intellettualmente onesta, merita il finanziamento pubblico”.
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