L’ipotesi che il Comune di Modena possa costituirsi parte civile nel processo relativo all’impresa Bianchini costruzioni di San Felice sul Panaro verrà esaminata nei prossimi giorni, sulla base dell’ordine del giorno approvato venerdì 4 dicembre dal Consiglio comunale che invita l’amministrazione, appunto, a valutare questo atto, dopo la verifica della fattibilità dal punto di vista giuridico.
La richiesta era stata presentata da Sinistra per Modena, l’ha illustrata Federico Trianni, e sottoscritta anche da Modena civica e Verdi, per essere poi approvata anche da Pd e Movimento 5 stelle. Contrari Lega Modena, Forza Italia e Fratelli d’Italia – Popolo della Famiglia.
Nella presentazione del documento, riferito al processo sulla vicenda della reiscrizione dell’azienda Bianchini alla “white list” della Prefettura di Modena, il consigliere Trianni ha ricordato che il caso giudiziario è nato a seguito dell’inchiesta Aemilia sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio. Nel processo in questione, comunque, i 12 imputati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di minacce a corpo politico, amministrativo e giudiziario dello Stato, rivelazione di segreti d’ufficio e minacce e oltraggio a pubblico ufficiale.
Nell’ordine del giorno si sottolinea che l’accusa è di aver agito “con mezzi illeciti per favorire l’azienda, già colpita da interdittiva antimafia prefettizia”, col risultato che l’eventuale inclusione nella ‘white list’ avrebbe “consentito la partecipazione ad appalti pubblici delle amministrazioni comunali, rendendo permeabile il nostro Comune alle infiltrazioni”.
Tra gli imputati, oltre all’ex senatore Carlo Giovanardi, l’ordine del giorno approvato ricorda i nomi di Augusto Bianchini, Alessandro Bianchini, Mario Ventura, Bruna Braga, Giuseppe Marco De Stavola, Gian Carla Moscattini, Daniele Lambertucci, Ilaria Colzi, Alessandro Tufo, Giuliano Michelucci, Giulio Musto.
Il consigliere Trianni, inoltre, ha sottolineato l’impegno dell’Ente locale a garanzia del mercato economico, citando anche l’adesione alla carta dell’associazione Avviso Pubblico, al sostegno alle iniziative di educazione alla legalità e al conferimento della cittadinanza onoraria al magistrato Antonino Di Matteo. Condannando quindi i presunti fatti al centro del processo, ipotizzando “il danno scaturito dal tentativo di inquinamento delle procedure d’appalto”, la mozione sollecita la giunta a verificare la possibilità di richiesta di costituzione di parte civile, proseguendo nel frattempo “il percorso di lotta alle mafie e di contrasto ai tentativi di corruzione nella pubblica amministrazione”.
Ala Comune, infine, si chiede di attivarsi col Parlamento per promuovere una riforma dell’articolo 416 bis del Codice penale, che regolamenta l’associazione a delinquere di stampo mafioso, “per definire il perimetro oggi più appropriato relativo a questo reato”.
Aprendo il dibattito per Lega Modena, Antonio Baldini ha sottolineato l’estraneità del Comune di Modena a questa vicenda, perché “non è coinvolto né ha subìto danni patrimoniali, se non in maniera eventuale e ipotetica”. Secondo il consigliere “le azioni antimafia, necessarie per mantenere l’attenzione sull’illegalità, non devono basarsi su operazioni-spot come questo ordine del giorno”. Anche Giovanni Bertoldi ha osservato che “non riscontriamo alcun interesse dell’Ente in questo caso. I fatti non sono avvenuti in città ma nel territorio provinciale, col coinvolgimento di soggetti non legati al Comune di Modena”. Precisando che “dalle accuse giudiziarie contestate è caduta l’aggravante mafiosa”, secondo il consigliere “la mozione nasconde un goffo tentativo politico di entrare in una vicenda che coinvolge il senatore Giovanardi”.
Per Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) il punto principale dell’ordine del giorno “è quello che fa riferimento all’impegno di farsi portavoce per modificare l’articolo 416 bis. Oggi la mafia ha cambiato il suo modo di agire, superando l’intimidazione fisica che invece nell’attuale Codice risulta centrale”. Il consigliere ha poi osservato l’importanza dell’Ente e della società civile “di mantenere il focus sui fenomeni corruttivi, anche se non sfociano in episodi di fattispecie penale”.
Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) ha ricordato che la richiesta di costituirsi parte civile “si effettua se il richiedente risulta parte lesa o danneggiata: in questo caso, quindi, la richiesta è fuori luogo e ideologica in senso negativo”. In aggiunta, “l’Assemblea non ha gli elementi per capire se sussistano gli estremi per la procedere”. Inoltre, ragionando sulle modalità di modifica del 416 bis citate nel documento, “la mozione resta vaga, manca un’indicazione sulle possibili variazioni”.
Anche Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) si è interrogato sulle modalità di richiesta di costituzione di parte civile: “Se il Comune avesse riscontrato un danno subìto dalla città – ha dichiarato – avrebbe potuto muoversi con un atto di giunta”. Il consigliere ha poi richiamato “all’attenzione nell’utilizzare questo strumento, visti i molti casi di ribaltamento delle pronunce nei vari gradi di giudizio. Non bisogna aver fretta, peraltro in alternativa esiste la richiesta di risarcimento danni successiva a un’eventuale sentenza penale”.
Il capogruppo Pd Antonio Carpentieri ha messo l’accento “sulla rilevanza pubblica della ‘white list’ delle aziende ‘pulite, da cui anche il Comune attinge per gli appalti. Quindi l’interesse non è solo dell’Ente ma dell’intera comunità, perché esiste il rischio che si inneschino meccanismi non virtuosi che riguardano la collettività”. Il capogruppo ha precisato che “con questa mozione presentiamo una richiesta politica alla giunta, chiamata a esprimersi dopo una verifica che troverà le basi in una valutazione legale. Naturalmente deciderà poi il giudice in Tribunale se accogliere o meno la richiesta”.
Paola Aime (Verdi) ha fatto presente che questo ordine del giorno richiama l’impegno dell’Amministrazione nella lotta per la legalità, dalla possibilità di corruzione alle infiltrazioni della criminalità organizzata: “Tutti i fenomeni illeciti – ha spiegato – costituiscono un danno morale, economico e lavorativo che investe il tessuto sano della società e le aziende che rischiano di non poter lavorare nel libero mercato perché la mafia opera al posto loro”.
Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) ha ribadito la centralità “delle questioni sulla legalità”, tra cui appunto la ‘white list’ che è uno strumento fondamentale, e l’importanza “che questo tema venga affrontato dal Consiglio comunale”. La richiesta di costituirsi parte civile, ha aggiunto, rientra nel contesto del sostegno “delle azioni a difesa della legalità e della promozione di una cultura della legalità”.
Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore alla Legalità Andrea Bosi: “Il Comune di Modena – ha detto – da anni è impegnato per la legalità e contro la mafia grazie anche al lavoro unanime del Consiglio sul tema della promozione della legalità”. In questo ambito ha rilevato l’obiettivo, riportato anche nella mozione, “di stimolare il dibattito del Governo sul reato definito dall’articolo 416 bis del Codice penale e dell’aggravante mafiosa”.
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