Nelle pareti della Sala delle Monache, l’Oratorio del comparto San Paolo, tornano alla luce le pitture del ‘600 sotto lo strato pittorico superficiale, degradato e frammentario.
Durante i lavori di restauro conservativo, con i numerosi saggi stratigrafici e di pulitura realizzati grazie alla presenza del ponteggio, è emerso il tessuto pittorico e decorativo seicentesco originario ottimamente conservato sotto lo strato superficiale risalente all’ottocento. Il complesso di edifici del San Paolo, infatti, nel corso di almeno sei secoli di storia, è stato oggetto di un susseguirsi di interventi di adeguamento finalizzati alle necessità d’uso che di volta in volta si presentavano.
I nuovi elementi emersi hanno reso necessario un adeguamento progettuale mirato a rimettere in luce l’apparato decorativo seicentesco, per il quale è stata richiesta autorizzazione alla Soprintendenza. Per gli interventi di adeguamento sarà presentata richiesta di finanziamento aggiuntivo alla Fondazione di Modena e verrà approvata perizia supplettiva dalla Giunta comunale.
L’Oratorio, costruito insieme al campanile negli anni 1603-1605 su progetto di Raffaele Rinaldi, detto Menia, presenta lunette ascrivibili a un autore locale della tarda Maniera, forse nell’ambito di Giovanni Battista Codebue a cui è attribuita anche la perduta pittura nell’ovato centrale della volta, raffigurante la Vergine Maria. Sempre del Codebue sono le quattro statue di terracotta, tuttora nelle nicchie rappresentanti S.Agostino, e S. Geminiano eseguite prima del 1585 e le altre di S.Pietro e S.Paolo di qualche anno successive.
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