La retta mensile di oltre il 70 per cento delle famiglie con bambini che frequentano i nidi d’infanzia comunali o convenzionati di Modena è dimezzata o diminuita del 30 o 40 per cento, grazie all’effetto della manovra regionale applicata dal Comune.
L’assessora all’Istruzione Grazia Baracchi, rispondendo oggi, giovedì 16 gennaio, in Consiglio comunale a un’interrogazione, ha fatto sapere che “sono esattamente 1001 le famiglie interessate all’abbattimento di rette e tariffe, di cui 959 utenti del sistema pubblico (nidi comunali e posti in convenzione) su 1480 iscritti totali tramite graduatoria pubblica, e 42 con posti privati in strutture convenzionate.
La consigliera Mara Bergonzoni del Partito democratico, ricordando la delibera regionale sulla riduzione delle rette dei nidi, aveva infatti chiesto a che punto fosse l’applicazione della manovra a Modena; quante le famiglie interessate dall’abbattimento della retta e a quanto ammonta lo sconto.
L’assessora ha precisato che l’amministrazione comunale ha immediatamente aderito al progetto regionale approvando il nuovo impianto e garantendo già dal primo mese di frequenza, settembre 2019, l'applicazione dei benefici per l'intero anno educativo 2019/20.
A Modena sono rientrati tra i beneficiari anche i bambini iscritti privatamente in strutture convenzionate, che cioè si presume non siano riusciti a ottenere un posto convenzionato. "Infatti, ora la priorità - ha spiegato l'assessora Baracchi – è ampliare i posti disponibili, attenti a rispondere, al tempo stesso, anche non servizi diversificati, alle richieste delle famiglie e ai nuovi bisogni che esprimono. Così come Modena ha dimostrato di saper fare in mezzo secolo di servizi educativi 0-6, da quando cioè l’amministrazione comunale ha aperto il primo nido d’infanzia, nel 1969, due anni prima della legge nazionale che li istituiva”, ha sottolineato ricordando anche l’incontro “Asili nido, da 50 anni un viaggio nel futuro” dedicato ai servizi educativi locali, in programma proprio nel pomeriggio, con la partecipazione della vice ministra all’Istruzione Anna Ascani.
L’assessora ha quindi spiegato i meccanismi che hanno ridisegnato rette e tariffe dei destinatari della misura di sostegno regionale, ossia gli utenti dei servizi educativi pubblici e convenzionati con dichiarazione Isee non superiore ai 26mila euro. A Modena si è optato per una tariffa fissa iniziale per valori Isee fino a 5.450 euro e per aliquote di sconto variabili dal 30 al 50 per cento per i valori Isee superiori, con un'ulteriore maggiorazione dello sconto per bambini con disabilità.
Gli sconti applicati sono stati quindi progressivi, aumentando al diminuire del valore Isee e con una maggiorazione dello sconto per gli utenti con disabilità (dal 40 al 60 per cento) mantenendo comunque una retta minima di 50 o 35 euro (rispettivamente per nido a tempo pieno o part time).
La maggioranza dei beneficiari, quasi 600, si colloca nella fascia Isee fra 5.450 e 18.500 euro, quella cioè che ha goduto del dimezzamento della retta; in questo caso, per esempio, la precedente retta minima fissata in 100 euro è stata abbassata a 50 euro, mentre quella massima da 323 euro è passata a circa 161. Per valori Isee da 18.500 a 21.500 euro lo sconto è del 40 per cento, che per i 102 beneficiari si è tradotto in un minimo di 129 a un massimo di 154 euro. Per le 118 famiglie con Isee tra 21.500 a 26mila euro lo sconto è stato del 30 per cento con risparmi che vanno da 115 a 140 euro. Infine, per i 191 utenti con Isee inferiore a 5.450 euro e tariffe già molto contenute, (inferiori a 100 euro) la retta si è dimezzata o abbassata ulteriormente con sconti da 50 a 21 euro, fatto salvo il contributo minimo ai costi del servizio.
Per beneficiare dello sconto le famiglie non hanno dovuto presentare domanda, in quanto la misura è stata applicata automaticamente dall'Ufficio entrate del settore Istruzione. Solo gli utenti con posto privato in strutture convenzionate, iscritti quindi privatamente e non da graduatoria pubblica, hanno dovuto presentare domanda; il settore Istruzione ha però organizzato un incontro con i gestori dei nidi per fornire tutte le informazioni necessarie alle famiglie.
Elisa Rossini di Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia, dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, ha messo in discussione l’asserto principale dell’interrogazione sul valore del nido d’infanzia; ha citato la “Teoria dell’attaccamento”, che prevede tempi per il distacco e ha anche ipotizzato che la depressione ormai diffusa anche fra gli adolescenti sia collegata al distacco precoce dalla madre precisando che “quello del nido è solo uno dei modelli possibili tra cui si dovrebbe mettere in grado le famiglie di scegliere liberamente”.
Per Giovanni Bertoldi di Lega nord “il nido prima dei due anni va considerato la seconda scelta”, tesi su cui ha detto concordare la Società medici pediatri, citando anche uno studio secondo il quale tra i bambini che vanno al nido prima dei due anni è più diffusa l’obesità.
L’interrogante Bergonzoni, ringraziando l'assessora, ha sottolineato l’esistenza di studi a favore di ciascuna tesi, ma “l’importante è che ogni famiglia abbia libertà di scelta e sono contenta di vivere in una città che offre a chi lo desidera la possibilità di optare per il nido d’infanzia”, ha concluso.
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