18/01/2020

“EDUCARE ALLE DIFFERENZE PER PREVENIRE LE DISCRIMINAZIONI”

L’assessora Baracchi ha risposto all’interrogazione di Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) sui progetti attivati nelle scuole modenesi

Formare e sensibilizzare ragazzi e ragazze al rispetto dell’altro, alle pari opportunità e all’apertura alle diversità per educare alla sostanziale uguaglianza tra i sessi e prevenire le discriminazioni. È questo l’obiettivo del progetto “Educare alle differenze per promuovere la cittadinanza di genere” rivolto alle scuole modenesi, dalle primarie alle superiori, che, arrivato alla terza edizione, vede una crescente richiesta di adesione. Lo ha specificato l’assessora alle Pari opportunità del Comune di Modena Grazia Baracchi, nel corso del Consiglio comunale di giovedì 16 gennaio, in risposta all’interrogazione proposta da Elisa Rossini, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia sulle modalità di attuazione del progetto e sul mancato coinvolgimento delle associazioni familiari e dei genitori.

Rispondendo alla domanda specifica sui riferimenti normativi del progetto, l’assessora Baracchi ha spiegato che l’educazione alle differenze è prevista dalla legge italiana e da una serie di fonti sovranazionali, come ad esempio, le Raccomandazioni del Parlamento europeo sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente. Progetti di educazione al genere e alla differenza inseriti nei piani dell’offerta formativa delle scuole sono previsti, inoltre, dalla legge 107 del 2015, “al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori”. Come ha chiarito il Ministero, ha precisato l’assessora, questi progetti non sono quello che la crescente ondata diffamatoria sulla cosiddetta teoria gender vorrebbe far credere ma “l’attuazione dei principi di pari opportunità, l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni presso le scuole di ogni ordine e grado”.

Come ricorda l’Istat nell’ultima ricerca pubblicata il 25 novembre, in Italia gli stereotipi di genere persistono: attivare percorsi con le giovani generazioni, ha spiegato l’assessora, significa favorire un cambiamento culturale combattendo gli stereotipi e i pregiudizi prima che questi vengano trasmessi, anche inconsapevolmente, dalla società, per esempio attraverso i messaggi pubblicitari. L’obiettivo è collaborare per abbattere quelle barriere culturali che ancora oggi limitano l’esercizio dei pieni diritti da parte di ambedue i sessi, ostacolando l’esercizio della piena parità.

Le scuole, ha ribadito l’assessora Baracchi, aderiscono liberamente al progetto proposto dall’amministrazione, attraverso la valutazione del Consiglio di istituto che è sempre presieduto da un genitore, provvedendo a inserirlo nella programmazione curricolare e a informare le famiglie, come per tutti i progetti adottati.

Il progetto “Educare alle differenze”, finanziato dalla Regione con un contributo di 32 mila euro, è promosso dal Comune di Modena in collaborazione con una rete di 12 partner tra i quali altri Comuni modenesi, associazioni che lavorano per le pari opportunità e contro le discriminazioni di genere, un centro antiviolenza, il comitato unitario delle professioni e Unimore. Il bando regionale per ottenere il finanziamento, infatti, prevede che i soggetti proponenti siano enti pubblici o associazioni che nel loro statuto o atto costitutivo prevedano uno o più di questi obiettivi: la diffusione e l’attuazione dei principi di pari opportunità, la promozione e valorizzazione della condizione femminile, la prevenzione e il contrasto di ogni violenza e discriminazione sessista.

Trasformata l’interrogazione in interpellanza, Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha sottolineato la completezza del progetto e la trasparenza del percorso di adesione delle scuole. Ha ribadito, inoltre, che “fornire ai ragazzi strumenti critici e la capacità di leggere gli stereotipi di genere contribuisce a costruire una società più equa e in grado di garantire a tutti pari opportunità”. Per Luigia Santoro, Lega nord, il coinvolgimento dei genitori “non è sempre così chiaro”. Confutando gli stereotipi di genere si rischia “di mettere in discussione anche i ruoli di padre e madre”, e inoltre questi progetti possono sottendere a volte “motivazioni e finalità diverse”. Dopo aver replicato che i passaggi per l’adesione delle scuole “non sono per nulla formali”, Irene Guadagnini (Pd) ha affermato che l’obiettivo di questo progetto, “come dovrebbe essere per qualunque altro atto formativo, non è plasmare le menti ma sviluppare lo spirito critico dei ragazzi”.

Solo parzialmente soddisfatta della risposta Elisa Rossini che non condivide né le modalità di coinvolgimento dei genitori né la scelta di far partecipare solo le associazioni femminili e mai le associazioni di genitori. Per la consigliera la lotta alle discriminazioni può essere condotta “considerando l’uomo e la donna complementari, oppure in competizione tra loro” e il permanere degli stereotipi può significare che “ci si riconosce in questa visione”.

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