Se si vuole contrastare efficacemente il problema delle discriminazioni nei confronti delle donne sui luoghi di lavoro e promuovere, di conseguenza, le pari opportunità e uguale dignità tra uomo e donna è necessario l’impegno di tutte le istituzioni. Ma, se gli strumenti legislativi nel tempo sono migliorati e divenuti più incisivi, c’è ancora molto da fare per innescare quel cambiamento culturale di cui si sente un grande bisogno. Proprio per questo, in questi anni, il Comune di Modena ha lavorato contro le discriminazioni dando priorità all’educazione e alla formazione dei giovani, intervenendo soprattutto attraverso la scuola.
L’assessora alle Pari opportunità Irene Guadagnini ha risposto, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 4 aprile, all’interrogazione di Marco Malferrari, Sinistra unita Modena, sul tema dei diritti negati e delle molestie subite dalle donne sui luoghi di lavoro nella quale il consigliere chiedeva quali iniziative di sensibilizzazione possa intraprendere l’Amministrazione per contrastare il fenomeno. Nell’interrogazione il consigliere ha dedicato inoltre molta attenzione al ruolo della Consigliera di parità provinciale, in corso di rinnovo, sottolineando che, pur richiedendo elevata competenza ed esperienza, è compensato con un’indennità mensile lorda di 68 euro e, di conseguenza, può aprire l’ufficio solo per un pomeriggio alla settimana. Malferrari ha quindi chiesto se l’Amministrazione può cercare di individuare una rosa di figure da proporre come consigliera di parità: se non ritenga urgente sollecitare agli enti cui compete la nomina un compenso maggiore, adeguato alla rilevanza e alla delicatezza dei compiti, e sollecitare governo e parlamento affinché mettano a punto un sistema sanzionatorio efficace nei confronti di enti e aziende riconosciuti responsabili di inadempienze.
Il Comune di Modena, ha risposto l’assessora, ha privilegiato l’intervento formativo nei confronti delle nuove generazioni: da quattro anni, grazie al contributo della Regione, è attivo un progetto che offre alle scuole la possibilità di realizzare con le associazioni del territorio e l’università attività formative ed educative sul tema delle pari opportunità e contro ogni forma di discriminazione. E sono ormai più di duemila i giovani coinvolti in questi percorsi.
Diversi anche gli eventi di sensibilizzazione promossi attraverso il tavolo permanente di confronto con le organizzazioni femminili e consolidando la collaborazione con l’Università, l’Azienda sanitaria locale e il Comitato unico delle professioni (comitato per le pari opportunità). Tra questi, in particolare, le iniziative a favore della parità salariale e l’attività di ricerca sui nuovi bisogni di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro delle donne. Quest’ultimo studio ha proprio evidenziato come siano sempre operanti formule subdole di discriminazione, basate su ricatti, mancate concessioni, costrizioni che spesso conducono le donne fuori dal mondo del lavoro.
Il ruolo e il compito della Consigliera di parità, ha concluso l’assessora, è senz’altro da valorizzare ed è necessario rendere ancora più incisivi ed efficaci gli strumenti a sua disposizione rendendo certe e vincolanti le misure da lei intraprese. Per questo, l’Amministrazione comunale continuerà a fornire tutto il suo supporto, anche al di là delle facoltà attribuite in materia che sono praticamente inesistenti.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Caterina Liotti, Pd, ha sottolineato il paradosso per cui si chiede a figure altamente qualificate, come sono appunto le consigliere di parità, di svolgere un ruolo molto impegnativo con un compenso minimo, che trasforma di fatto la loro attività in volontariato. “È necessario – ha detto la consigliera – che a questa figura venga dato di nuovo valore a livello nazionale, non solo per quanto riguarda il compenso ma anche rispetto alle risorse necessarie a svolgere le attività connesse al ruolo”.
D’accordo anche Giuseppe Pellacani, Energie per l’Italia, che ha messo in evidenza “l’attività importantissima ed estremamente impegnativa che svolge la consigliera di parità, che è un pubblico ufficiale, non solo per rilevare le discriminazioni e assistere le donne in giudizio, ma soprattutto per prevenire il conflitto. Le discriminazioni si combattono bene – ha proseguito – se interviene un terzo con un ruolo conciliativo, che però richiede molto tempo e lavoro”.
In replica, il consigliere Malferrari si è dichiarato d’accordo con il lavoro culturale “importante e impegnativo” intrapreso dall’amministrazione, augurandosi “di trovare altrettanto impegno nelle altre istituzioni, anche nazionali. La discriminazione delle donne riguarda in realtà tanti aspetti della vita quotidiana di tutti noi e dovrebbe essere al centro di tante riflessioni e proposte di questo Consiglio”.
Azioni sul documento